MOTIVI DI UN'INDIGNAZIONE

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amministratore delegato della Cerplast, Formigine (MO)

Si sente dire spesso che nei momenti più difficili vengano le idee e le proposte più innovative. Come amministratore di Cerplast, azienda leader certificata nello smaltimento e nel riciclaggio dell’imballaggio, una delle aziende del distretto di Sassuolo più attente alla qualità e all’innovazione, qual è la direzione che sta seguendo?

Gli investimenti che stiamo privilegiando anche per il futuro sono sempre legati all’attività di recupero e di riciclaggio, con l’obiettivo di fornire un servizio completo e offrire un prodotto totalmente riciclato. Mentre nei nostri primi cataloghi presentavamo anche prodotti vergini, oggi forniamo solo prodotto riciclato proveniente dagli scarti degli imballaggi industriali.

Certamente, il calo di fatturato, presente in tutte le aziende clienti di circa il 30 per cento, comporta una perdita rilevante anche per noi, quindi dovremo combattere per continuare la nostra attività nel migliore dei modi, nonostante sappiamo già che i volumi di vendita saranno decisamente inferiori agli anni passati. Su questo siamo preparati.

Quello che invece solleva la nostra indignazione sempre più in questi mesi è un fenomeno che dobbiamo essere in grado di fermare al più presto, se non vogliamo la rovina dell’intero distretto: alcune aziende, per salvaguardarsi, portano i libri in tribunale per poi riaprire, dopo poco tempo o addirittura senza fermare la produzione, con lo stesso titolare e lo stesso personale, con il vantaggio di non pagare i fornitori, specialmente quelli non tutelati. Per risanare un’azienda che conta cinquecento addetti incrinano un indotto costituito da piccole aziende che, messe insieme, non sono meno rilevanti dal punto di vista occupazionale. Questo è un comportamento che, se non viene fermato subito, produrrà danni enormi. Dall’inizio dell’anno, molte imprese stanno risolvendo i loro problemi attraverso concordati di questo genere, è questa la situazione anomala generata dalla crisi. I grandi gruppi, e non solo, si permettono trattative simili, che stanno diventando la normalità. Ma, un’azienda che riparte azzerando i propri debiti fa concorrenza sleale.

Esiste un’istituzione, oltre alla Confindustria Ceramica, che controlli la situazione? Che cosa stanno facendo i sindacati?

Oggi i sindacati si concentrano solo sulla salvaguardia dei posti di lavoro, senza tenere conto del resto. All’imprenditore che fallisce dovrebbe essere impedito di continuare a fare quell’attività. Il concordato serve per tutelare una parte dei dipendenti, perché non pagando i fornitori si recuperano risorse economiche, d’altra parte però migliaia di persone nell’indotto perdono il posto di lavoro, perché sono coloro che lavorano presso i fornitori che non vengono pagati. Questa è la visione miope di queste operazioni. La situazione dev’essere affrontata velocemente, le istituzioni, i tribunali devono capire che cosa sta succedendo, prima che sia troppo tardi.