AIUTIAMO IL PRIVATO NELLA VALORIZZAZIONE DEL MONUMENTO

Qualifiche dell'autore: 
presidente dell’Associazione Dimore Storiche Italiane, sezione Emilia Romagna

In qualità di Presidente dell’Associazione Dimore Storiche Italiane, sezione Emilia Romagna, vorrei ricordare che la maggioranza dei beni architettonici italiani è costituita da immobili storici appartenenti a privati. Su costoro ricade in gran parte l’onere della conservazione del patrimonio storico-artistico nazionale e sarà sempre di più così, in quanto, purtroppo, negli ultimi anni, sono diminuite sia le risorse pubbliche sia quelle delle fondazioni bancarie.

Nel libro di Roberto Cecchi Il restauro, ho trovato di grande interesse alcune parole di Marco Cammelli, più volte citato in questo convegno (La materia del restauro, Bologna, 16 ottobre 2009), il quale, a proposito del reperimento di fondi per il restauro degli immobili storici, afferma che due terzi dei moltissimi beni restaurati dalle fondazioni sono inutilizzati e fra qualche anno dovranno essere restaurati di nuovo, se non troveranno un’utilizzazione in tempi brevi. Proprio per questo, credo che sia fondamentale riuscire ad avviare una collaborazione tra pubblico e privato che generi idee sull’utilizzo dell’immenso patrimonio storico e artistico dell’Italia. Il finanziamento del restauro di un palazzo storico nel centro di Bologna, per esempio, proviene o dalle risorse dei proprietari, in quanto residenti, o dagli affitti riscossi a uso residenziale o commerciale relativamente al piano terra. Se invece ci spostiamo dalle città o dalle regioni premiate dal turismo, come la Toscana, il Lazio, l’Umbria o le Marche, troviamo moltissimi immobili di difficile utilizzazione, per i quali risulta complesso reperire i fondi necessari al loro restauro e manutenzione.

Per questo ritengo necessario uno sforzo congiunto fra pubblico e privato: il privato deve assumere un ruolo non più solo di detentore dell’immobile ma di imprenditore, per evitare che l’immobile, prima o poi, crolli letteralmente, ma l’amministrazione pubblica deve contribuire all’impresa.

In Emilia Romagna, l’Ente del turismo è impegnato all’80 per cento nella valorizzazione della costa, dimenticando completamente le città d’arte e ciò che si trova fra la riviera romagnola e Piacenza. Con questo criterio, la manutenzione del castello sulle colline reggiane o bolognesi, che potrebbe essere meta di visite guidate o luogo in cui organizzare incontri e convegni, diviene sempre più difficile da realizzarsi, perché il privato può metterci tutto l’impegno e l’inventiva possibili, ma, se non rientra in un network turistico o in un circuito supportato anche da enti che operano in questo campo, non riuscirà nell’intento. Per fortuna, una sinergia esiste: l’Associazione delle Dimore Storiche, dagli anni ottanta, per chi procede al restauro di un immobile, ha incominciato a proporre sgravi e agevolazioni fiscali, che oggi sono previsti dalla legge. È un aiuto per i proprietari di immobili storici che hanno molti oneri a carico. Speriamo che questa sinergia continui, malgrado gli attacchi molto forti, negli ultimi anni, da parte di alcuni esponenti di passati governi, che considerano tali agevolazioni un indebito regalo. Se calano gli oneri fiscali, il proprietario dell’immobile storico reinveste di norma gran parte del denaro risparmiato nella manutenzione dell’immobile stesso. Ma vorrei considerare un altro aspetto emerso durante il convegno odierno, in particolare, nell’intervento dell’architetto Carla Di Francesco: il vandalismo grafico. Mi fa molto piacere l’adozione di un approccio più scientifico di quello che sommava “vandalismo al vandalismo”: come proprietario di immobile storico, assisto innumerevoli volte all’intervento degli imbianchini del Comune che scelgono una tinta più o meno somigliante al colore originale, danno qualche pennellata sulla scritta murale e il risultato è un bel “francobollo” di colore differente, al quale si aggiunge un altro francobollo, non appena compare un’altra scritta, e così via, finché siamo costretti a chiederci se sia meglio il francobollo o la scritta vandalica. Il centro storico e le facciate dei palazzi di una città sono beni di interesse comune, quindi è opportuno rispettarli e salvaguardarli. Per evitare il vandalismo grafico, è necessario educare coloro che vivono la città, anziché continuare a fingere che non esistano problemi di degrado in luoghi con una storia, una tradizione e un valore culturale, artistico e architettonico, come, per esempio, piazza Santo Stefano. È doverosa un’azione importante al fine di far capire ai giovani, studenti e non, che hanno il diritto di divertirsi a Bologna, ma non quello di spaccare bottiglie, urlare tutta la notte e urinare sulle colonne; per non parlare di quando si ubriacano, stanno male e riducono i portici in condizioni pietose. Con queste premesse, la scritta sul muro diventa il passo naturale che segue al degrado di un luogo che dovrebbe essere da ammirare e da vivere nel senso migliore della parola.

Come rappresentante dei proprietari di immobili storici, apprezzo il progetto di recupero dei muri dalle scritte, però vorrei rivolgere un appello indiretto ai rappresentanti del Ministero dei Beni culturali, affinché facciano pressione sugli organi competenti, Comune, Questura e Prefettura, e li sollecitino a occuparsi di questi problemi.