L’AMERICAN STYLE A BOLOGNA

Qualifiche dell'autore: 
titolare di Protec, Clothes with a Destiny, Bologna

Nato nel 1984 come rivenditore di articoli militari e prodotti specifici per la protezione e la sopravvivenza, Protec (acronimo di Pro-tective Tec-nology), Clothes with a Destiny, oggi è diventato un mito per gli amanti dell’american style nell’abbigliamento e negli accessori per il tempo libero e l’outdoor urbano. Ma com’è incominciata la vostra avventura?

Sono nata nel Bronx, dove l’arte della sopravvivenza s’imparava da piccoli, perché anche attraversare il quartiere per andare a scuola richiedeva un atto di coraggio quotidiano. Amavo la musica e l’arte, frequentavo il Moma, il Guggenheim e mi piaceva andare a spasso per Greenwich Village. Erano i tempi d’oro alla Boston University: i Doors, Jimi Hendrix e altri miti del rock regnavano negli ambienti in cui incontrai il mio compagno spirituale, Ivan Cohn, l’uomo che sarebbe diventato mio marito, nonché il fondatore di quello che sarebbe diventato un vero e proprio patrimonio: “Protec”. Ivan era uno scavezzacollo, non stava mai fermo. Quando mi chiese di partire con lui per un viaggio senza ritorno, feci i bagagli senza pensarci neanche un momento. La nostra avventura incominciò nel 1968 con 500 dollari e aveva come prima tappa l’Inghilterra. Poi percorremmo in lungo e in largo l’Europa “on the road” e, durante il cammino, incontrammo molti giovani come noi: con alcuni siamo ancora amici, altri sono spariti nel nulla. In Portogallo, in Spagna e in Marocco la gente era aperta e ci ospitava in casa, ma potevamo permetterci anche di dormire negli hotel, visto che costavano solo da uno a cinque dollari a notte. Tuttavia, dopo un anno, i nostri soldi finirono, a Perpignan, in Francia. Incominciammo a cercare lavoro, ma alla fine ricorremmo all’arte della sopravvivenza. Con le pelli e le perle che avevamo comprato in Marocco io confezionavo borsellini che vendevo in cambio di qualsiasi cosa mi venisse offerta. Con 12 dollari in tasca, facemmo l’autostop per tre giorni e due notti. Poi, al confine con l’Italia, a Ventimiglia, ci facemmo accompagnare alla stazione dei treni. E qual era la destinazione che 12 dollari ci permettevano di raggiungere? Bologna centrale. Era dicembre del 1969.

Dopo qualche mese di assestamento ci fu concessa dal Comune una licenza per un banco al mercato della Montagnola, dove iniziammo la nostra prima attività: vendevamo vestiti usati riciclati, quelli che oggi si chiamano “vintage”. Mettevamo all’opera una vera e propria arte della sopravvivenza, riciclando qualsiasi cosa: le tende diventavano camicie, le magliette perdevano il colletto e il colore, confezionavamo patchwork di pelle e lana. La Bologna degli anni settanta era terreno fertile per chi proponeva una moda alternativa, tanto che ci scoprirono diversi stilisti a caccia di idee nuove, fra cui Fiorucci. Per primo fu ospitato nell’outlet Manada, in via Clavature, a Bologna, un nostro corner dell’abbigliamento riciclato, chiamato Survival: Clothes with a Destiny, stava per vedere la luce, seguito da produzione in proprio stile “vintage”.

Con gli “anni di piombo” però Bologna cambiò drasticamente, come il resto dell’Italia, d’altronde: una nuvola nera oscurò il cielo portando un clima di repressione e austerità, molti locali venivano chiusi e la gente era incoraggiata a risparmiare e a rintanarsi in casa davanti alla TV.

Così, nel 1984, anche noi decidemmo di passare dalla vita all’aperto al caldo e accogliente negozio attuale, Protec. Da allora Protec ha influenzato varie generazioni di bolognesi, importando per prima tutti i brand più belli e più utili che ora si trovano in distribuzione in tutta Europa.

Dal vostro matrimonio è nato anche un figlio…

Sì, e possiamo dire che Michael, così si chiama, è il nostro prodotto migliore: come suo padre, è sempre a caccia di nuove conoscenze e nuove mete e, come sua madre, lo fa con decisione e creatività. Michael è cresciuto nel negozio e ha assorbito tutto ciò che osservava nell’abbigliamento sportivo americano. Ma, negli anni ottanta e novanta, la sua passione per la musica, accanto alle sue capacità organizzative, lo hanno portato a trasferirsi a New York. Mentre frequentava il college, ha organizzato eventi musicali di grande successo, riconosciuti dalle maggiori testate della Grande Mela. Nel frattempo, alimentava lo stile e i contatti internazionali di Protec. Attualmente, Michael è direttore marketing della Mishka, una società di abbigliamento di Brooklyn, mentre non perde di vista la sua eredità nel patrimonio di famiglia: Protec, Clothes with a Destiny.

Oggi, questa eredità prosegue nel negozio anche con il contributo di Fabrizio Stefani. Come vi siete incontrati?

Quando l’abbiamo assunto all’inizio degli anni novanta sembrava nato con la passione per lo stile americano. Dopo il suo viaggio in America con Ivan, il sogno di Fabrizio divenne una realtà e, da allora, ha sempre arricchito le nostre collezioni, fino a includere i più ricercati abiti da lavoro giapponesi in stile americano. Come Ivan, Fabrizio condivide un’enorme quantità d’informazioni da applicare al nostro business. Così, la storia continua.

www.clotheswithadestiny.com