LA CITTÀ, LA NOSTRA CASA

Qualifiche dell'autore: 
presidente del Gruppo Terziario Donna e vice presidente di Confcommercio Bologna

Con più di sessant’anni anni di attività nell’impresa e nel commercio, lei attualmente è presidente del Gruppo Terziario Donna e vice presidente di Ascom Confcommercio Bologna. Come incomincia la sua avventura di imprenditrice?

 “Avventura” è il termine giusto: pur venendo da una famiglia di calzaturieri, avevo iniziato l’attività lavorativa come commercialista. Tuttavia, dopo quindici anni di professione – in seguito a un incidente accaduto a mia sorella, che mi fece riflettere sulla vita –, decisi di seguire la tradizione di famiglia. Desideravo stare con la gente e spendermi per gli altri, così ho messo a frutto la creatività che avevo ereditato da mio nonno e da mio padre. 

In che modo si possono aiutare gli altri esercitando l’arte del commercio? Di solito si pensa il contrario...

Mia nonna aprì il primo negozio di calzature in Piazza di Porta Sant’Isaia, nel 1946. Suo marito e il marito di sua sorella avevano fondato un’impresa di calzature di altissimo livello, la Girotti Bellini. In uno dei due attuali negozi c’è ancora un quadro dei primi del Novecento, che ritrae un modello di calzatura pregiata prodotta dalla ditta. Mia nonna era molto stimata perché viveva il commercio come un servizio. Per lei non si trattava solo di vendere scarpe, ma di consigliare i clienti sul prodotto di qualità che meglio rispondesse alla loro esigenza di stare bene. L’attività del commerciante non si riduce alla vendita, spesso è un sicuro riferimento anche per i passanti, pronto a fornire aiuto a chi ne ha bisogno e a prendersi cura di ciò che è oltre la vetrina, a partire dal marciapiede, dalla strada e dai muri adiacenti, sebbene rappresentino un ulteriore costo in momenti difficili come questo. Purtroppo, dobbiamo anche fare i conti con chi imbratta i muri di questa meravigliosa città.

Attualmente si sta occupando di un progetto che mira a ripristinare la bellezza del portico di Sant’Isaia. Ci può accennare qualcosa?

L’intento è quello di restituire alla sua originaria bellezza il centro storico, dove da piccola passeggiavo con mia nonna. Bologna era una città meravigliosa, che oggi attraversa una fase di grande degrado. Per questo ho incominciato a distribuire in tutti i negozi di via Sant’Isaia una locandina dal titolo Il portico dell’educazione, che fa riferimento alle norme di base della vita civile. I ragazzi che imbrattano i portici di Bologna nascondono un disagio interiore, che spesso deriva dalle famiglie, per questo è importante che il messaggio raggiunga anch’esse. Fortunatamente, altri ragazzi, più bravi, ci aiutano a ripulire i muri imbrattati dai loro coetanei. Penso spesso a cosa direbbe mia nonna se vedesse com’è ridotta la città. Cominciamo a pulirla e a metterla in ordine, coinvolgendo tutti. Può sembrare banale ma la salute di Bologna incomincia proprio da qui. 

Da sempre, le donne sono attente alla cura del dettaglio, che lei ha la possibilità di cogliere da statuti differenti, come imprenditrice e come madre…

La natura predispone la donna a divenire madre, alcune decidono di diventarlo e altre no, ma tale propensione mette in risalto l’esigenza di cura insita nella loro struttura, che può essere valorizzata nell’educazione. Nel mio caso, devo molto alle mie due nonne, una imprenditrice e l’altra casalinga. Credo che entrambe abbiano avuto una grande influenza nella mia formazione. Sono un’imprenditrice, ma sono molto attenta alla cura della mia casa come della mia città. Il mio scopo principale, anche nell’ambito dell’impegno associativo, è di rimettere in ordine questa città come se fosse la mia casa. Se ciascuno considerasse la città come la propria casa, i risultati sarebbero straordinari. Quando una casa è pulita e in ordine è più accogliente e pronta a ricevere gli ospiti. 

Che cosa comporta per lei l’impegno associativo?

Come presidente del Gruppo Terziario Donna ho organizzato la seconda edizione di un corso di formazione sulla leadership femminile, affinché le donne imparino a dirigere l’attività senza perdere la propria femminilità. Spesso, la donna che è leader nel suo settore crede di dovere adottare un’aggressività tipicamente maschile, contribuendo alla contrapposizione con l’uomo, al fianco del quale invece le donne possono fare grandi cose. Sono l’unica donna nel direttivo di Ascom e spesso mi capita di lavorare con uomini. La mia esperienza personale è assolutamente positiva e caratterizzata dalla stima reciproca, dalla serietà e dall’assenza di prevaricazione, e credo di essere rispettata proprio perché valorizzo le differenze. 

Lo stesso approccio dovrebbe valere per l’amministrazione della città e per far tornare Bologna al suo antico splendore, evitando le contrapposizioni. Ascom ha cura di far comprendere alle amministrazioni dei vari settori della città quanto possa essere prezioso l’apporto dei commercianti, soprattutto se sono ascoltati nelle loro istanze, anche quando l’attuale Amministrazione non è consapevole del danno economico per la città che stanno causando i provvedimenti per la mobilità, come nel caso dei T-days e della Ztl.