LA SICUREZZA È QUESTIONE DI SALUTE, NON DI OBBLIGHI

Qualifiche dell'autore: 
presidente di CSAI Srl, Bologna

Lei opera da venticinque anni nei settori della sicurezza sul lavoro e dell’ambiente. Quali sono le questioni che incontra quando entra nelle imprese?

Ho incominciato a interessarmi alla sicurezza sul lavoro quando ancora le norme non erano cogenti, ma si poteva mediare su diversi aspetti. In più occasioni, però, ho potuto constatare come la sicurezza sia una questione di salute per le aziende, ben oltre le prescrizioni normative. Si tratta di sicurezza sul lavoro, di ambiente e quindi di organizzazione interna dell’azienda. I controlli oggi sono severissimi, soprattutto in Emilia Romagna, e non si può prescindere dalla conoscenza di queste materie, quindi sbagliano gli imprenditori che le considerano solo come un obbligo di legge. Questa mentalità favorisce il proliferare di consulenti senza scrupoli, che, approfittando del difficile momento economico, vendono servizi, corsi e persino attestati a prezzi fuori mercato. Così accade che chi accetta questi compromessi spesso finisca per pagare multe salate per l’inosservanza della legge. Quando si parla di sicurezza sul lavoro s’intende anche la sicurezza dell’ambiente e delle persone: l’ambito è veramente ampio e sottende una logica d’intervento ben precisa. Pertanto, non basta soffermarsi a leggere la cifra finale dei preventivi, che per il 70 per cento hanno prezzi così bassi da trarre in inganno l’imprenditore che li sottoscrive. Di solito si guarda all’apparente convenienza del preventivo più economico, essendo comunque obbligati a fare sicurezza. Nei miei corsi sulla sicurezza, spesso vengo a sapere che manca la conoscenza di alcune norme fondamentali. Questo peraltro è molto imbarazzante, perché o si tratta di omissioni da parte di colleghi che avevano seguito quelle imprese in precedenza oppure erano dettagli sottoscritti in preventivo, ma non letti dall’imprenditore. 

L’elevato numero d’infortuni sul lavoro e di malattie professionali ha messo in risalto quanto sia importante non trascurare la salute nell’azienda. Le patologie causate da amianto, per esempio, sono irreversibili e possono provocare la morte per cancro, come nei casi dell’Olivetti di De Benedetti, scoperti di recente.

Inoltre, qualsiasi pubblico ufficiale che entri per varie ragioni nell’azienda, oggi, può segnalare inadempienze, anche se la maggior parte delle ispezioni avvengono in seguito a sollecitazioni di concorrenti ma più spesso di dipendenti o talvolta persino da anonimi. In questi casi è mio compito tutelare l’azienda per questa specifica funzione, quasi come farebbe un avvocato quando è chiamato da un cliente colto in flagranza di reato.

Inoltre, i controlli sono particolarmente punitivi, poiché persiste ancora una certa confusione soprattutto nell’applicazione della normativa. Csai spesso diventa allora un partner indispensabile per le aziende che segue, offrendo una consulenza globale, che include non solo sopralluoghi ma, quando occorre, anche consulenza telefonica. È chiaro che seguire un’azienda, per un anno o più, per noi comporta importi forfettari, però c’è la soddisfazione del percorso compiuto insieme. 

Devo aggiungere che poche società di consulenza come la nostra collaborano e si confrontano con le istituzioni come facciamo noi, creando un rapporto di stima e fiducia con molti ispettori. Occorre dire però che, in alcuni casi e con l’accordo dell’azienda cliente, mi sono anche scontrata duramente per difendere le nostre ragioni, soprattutto quando le ispezioni si ripetono troppo spesso sulla stessa impresa. Questo succede a Bologna, ma ci sono anche imprenditori coraggiosi che denunciano l’abuso di atti d’ufficio, vincendo le cause in tribunale.

Oltre che nella sua impresa, lei è molto attiva sul fronte associativo, con il Forum dei comitati e delle associazioni. Come riesce a non portare a casa le battaglie che la impegnano nella giornata?

Sembra facile parlare di donne che integrano lavoro e famiglia, invece è molto faticoso, soprattutto quando sono donne che non hanno un sostegno economico, perché si sono costruite da sole e hanno lottato per costruire famiglia e lavoro, che hanno aperto fidi con le banche, che per anni non sono andate in ferie perché non potevano permetterselo e che non possono avere l’aiuto di una babysitter. Questa è la maggior parte delle donne che costituiscono il tessuto imprenditoriale femminile. Per riuscire ci vuole la collaborazione della famiglia, che offre supporto nei momenti di ansia e nelle notti insonni. Credo di essere stata privilegiata anche perché ho potuto far crescere mio figlio da libera professionista. Molti clienti ricordano che spesso lo portavo con me in studio e nelle aziende. Alcuni addirittura avevano predisposto un angolo dove poteva giocare e mangiare cioccolatini, e lui era felice. Quante volte ho lavorato a casa di notte, dopo averlo accudito, ma questo mi ha sempre dato la forza di ripartire il giorno seguente. Non bisognerebbe mai dire a un figlio che non si ha tempo. E oggi mio figlio me ne è grato.