UN PIONIERE NELLA DIAGNOSTICA PER IL RESTAURO E IL CONSOLIDAMENTO SISMICO

Qualifiche dell'autore: 
docente in Diagnosi e monitoraggio delle strutture, Università di Modena e Reggio Emilia, presidente della Giancarlo Maselli Srl, Nonantola (MO)

Fin dagli anni ottanta, lei è stato pioniere nelle indagini diagnostiche sui più importanti monumenti, siti archeologici, artistici e storici d’Italia e di altri paesi: il Duomo di Milano, il grattacielo Pirelli, il Louvre di Parigi e la cattedrale di Santiago di Compostela, solo per citarne alcuni…

Nel 1986, mi trovavo a Milano nell’ambito di un itinerario di addestramento professionale atto a divulgare nelle principali città d’Italia le nuove tecnologie di diagnostica per il restauro. Nel mio intervento al convegno presentai l’impiego della tecnologia all’infrarosso per la mappatura dei distacchi incipienti dei rivestimenti storici. Al termine del convegno, un ingegnere mi chiese se fosse possibile applicare questa tecnologia al Duomo che, a causa delle coperture fatiscenti, aveva gli intonaci quattrocenteschi infiltrati d’acqua. Gli intonaci si staccavano e ogni giorno cadevano frammenti dalle volte alte quarantacinque metri. In seguito al primo sopraluogo, avviammo la diagnostica su una singola volta. Con appositi generatori scaldavamo la superficie di circa 100 metri quadrati e con un teleobiettivo eseguivamo la termografia da terra, tecnica assolutamente pionieristica all’epoca. Dopo aver letto il rapporto dei difetti rilevati, due mesi dopo ci richiesero di eseguire la termografia di tutte le volte, circa venticinque. E così facemmo, organizzando il lavoro in modo industriale, con un contenimento dei costi e un lavoro di squadra con i loro tecnici.

Quanto è importante il supporto che voi offrite per le verifiche statiche e la progettazione degli interventi di restauro, consolidamento e collaudo finale per evitare crolli e altri disastri?

Considerando che l’Italia è una biella fra l’Africa e l’Europa, dobbiamo tenere conto della frequenza con cui dovremo affrontare gli eventi sismici. E i terremoti inevitabilmente mettono in luce ciò che è stato edificato male e in seguito non è stato controllato adeguatamente. Purtroppo, quando si parla di manutenzione degli edifici abitati spesso si presta attenzione alle facciate e agli aspetti estetici, ma non alla struttura.

Solo di recente, la Regione Lombardia sta considerando una normativa in cui si prevedono contributi anche per il restauro strutturale: sarebbe una novità assoluta rispetto al quadro attuale.

Il controllo diagnostico consente di monitorare i palazzi e gli edifici storici prima che si verifichino eventi tragici e, in fase di progettazione dei miglioramenti sismici, permette di capire dove e come intervenire.

Ho scritto diversi articoli a questo proposito, e ricordo un titolo di “Betagamma”, la rivista dei Beni culturali, che recitava: “Conoscere per non intervenire”. Durante la prima repubblica purtroppo i restauri non erano preceduti da uno studio preliminare, per cui i cantieri erano in evoluzione giornaliera: progetti che erano stati finanziati per tre miliardi finivano per costarne venti. Cambiare questo approccio ha richiesto un’importante battaglia, ma il tempo ci ha dato ragione. Anche se lo sforzo è stato enorme e siamo stati pionieri non solo nell’utilizzo della diagnostica, ma anche nell’insegnamento e nella diffusione. Ora, a partire dalla legge Merloni, fortunatamente l’approccio è cambiato. Per esempio, per la chiesa di Santa Maria delle Grazie, la soprintendenza del Friuli Venezia Giulia ci ha chiesto di eseguire una diagnostica completa. In questo modo potremo poi procedere a un progetto di restauro basato sulla conoscenza di tutti i componenti della struttura: le fondazioni, il terreno, le murature, i mosaici, i legni pigmentati. Lo stesso approccio che sempre più viene adottato per progettare al meglio gli interventi di adeguamento sismico con gli strumenti dell’accertamenti diagnostico.