LA QUANTITÀ DEL LAVORO INTELLETTUALE

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presidente di Officina Meccanica Marchetti Srl, Sala Bolognese (BO)

La quantità di ordini, la quantità di fatturato, la quantità dei collaboratori, la quantità dei progetti e altro ancora. Nell’impresa, la quantità partecipa di elementi differenti, ma qual è la quantità in un’azienda leader nella progettazione e nella costruzione di stampi come la vostra?
La quantità non è soltanto qualcosa che si possa scrivere a bilancio, come spesso si crede, oppure che possa leggersi nella cifra conclusiva in fondo a un preventivo. Questo modo di intendere la quantità ha danneggiato invece molte aziende che per il paese costituivano un valore economico e non solo. Viviamo in un contesto storico in cui tutto appare facile e perciò sembra non avere valore. Basta considerare per esempio come sono valutati i preventivi. Lei ha notato che, quando leggiamo una semplice lettera o un articolo, leggiamo attentamente solo le prime due righe e poi in fretta tutto il resto, cercando di arrivare il prima possibile alla fine, nella credenza che dilungarsi nella lettura sia tempo perso? In realtà, proprio quel tempo risulta essere il migliore investimento. Allo stesso modo, oggi, c’è il tabù dell’analisi dei dati elencati in un preventivo, e si ritiene che conti solo la cifra globale. Prevale l’idea di avere tutto subito e non abbiamo più nemmeno interesse a leggere una lettera dall’inizio alla fine e a coglierne le sfumature, che sono importanti perché decisive del valore della lettera stessa.
I numeri sono oggettivi, si dice, e quindi la cifra finale di un preventivo è presunta oggettiva. In realtà, un altro preventivo può anche riportare lo stesso importo, ma con numeri nettamente diversi. La cifra che indica maggiore quantità di costi può sembrare eccessiva o esigua a seconda di come viene analizzata.
Fino a qualche anno fa, una famosa casa automobilistica richiedeva on line i preventivi per stampi e mostrava i disegni tecnici nel sito web. Descriveva le caratteristiche che occorrevano per lo stampo, raccoglieva i dati e sceglieva fra i preventivi più bassi. Ai dieci fornitori che avevano presentato preventivi con importi ridotti chiedeva un primo ribasso dei prezzi, fra questi fornitori ne sceglieva tre proponendo un ulteriore sconto, per poi concludere l’accordo con l’azienda che aveva preventivato la spesa più ridotta in assoluto. Questa modalità ha messo a morte tante aziende di stampisti del Piemonte e della Lombardia, perché l’esame del preventivo teneva conto soltanto del costo di produzione e non della qualità.
Secondo la stessa logica di ridurre i costi, i tecnici e i progettisti sono stati considerati un peso per le aziende, che fino a dieci anni fa li assumevano nei loro uffici tecnici allo scopo di valutare i materiali che occorrevano per progettare lo stampo per il prodotto finale. È stato un errore distruggere il patrimonio tecnico di queste aziende, pensando che queste professionalità non servissero, per poi accorgersi di non potere farne a meno. Ma, anziché assumere e formare nuovi tecnici ancora più preparati, oggi, quelle industrie vogliono dare a noi l’onere economico del lavoro d’invenzione.
Questa logica è il frutto di un momento di euforia dettato dall’idea che il progresso tecnico potesse fare a meno di lavoratori di cervello. Potrebbe anche essere un’occasione per noi fornitori per avere un peso maggiore nella trattativa, ma la responsabilità che assumiamo non sempre viene intesa nel suo valore. Eppure, noi offriamo a queste industrie la parte che riguarda il cervello delle loro macchine: progettiamo gli stampi che serviranno per produrre i loro manufatti. Il problema oggi è come valutare il nostro lavoro, che viene paragonato a quello di aziende dei paesi del mondo in cui il lavoro intellettuale non ha valore.
La gara al ribasso è stata dettata anche dalla credenza che progettare e produrre stampi sia facile, ma le cose che contano hanno ancora bisogno del cervello e non sono automatiche. Noi non accettiamo questa logica e ci siamo attrezzati per dare valore a chi progetta il cervello del prodotto. Questo ci consente di acquisire un peso maggiore nei confronti dei nostri clienti, dal momento che nella nostra azienda abbiamo investito, come occorreva, in collaboratori allenati al lavoro intellettuale.
Il paradosso è che, quando queste industrie si rivolgono a aziende tedesche, per esempio, sono disposte a investire cifre notevoli per consulenze e produzioni che in Italia, invece, sono considerate di ridotto valore.
In Germania le cose vanno diversamente. Infatti è in vigore un’apposita legislazione che riconosce e tutela la proprietà intellettuale per chi ha progettato lo stampo, mentre in Italia questa proprietà intellettuale è ammessa soltanto come comproprietà con l’impresa che lo acquista.
Noi intanto rilanciamo, investendo in nuovi locali e macchinari per intervenire anche nella terza fase del collaudo degli stampi. Progetteremo e costruiremo stampi ancora più fedeli alle richieste e li consegneremo già pronti per l’utilizzo. Attualmente, invece, il cliente disegna il pezzo che gli occorre, ma non è certo che sia idoneo per essere prodotto mediante il ciclo di stampaggio, perché lo spessore, i raccordi e tanti altri dettagli devono essere adattati durante il collaudo che si svolge nella sua azienda. Noi oggi possiamo intervenire sin dalla fase della progettazione, lavorando assieme ai clienti finché non arriviamo al punto in cui il prodotto che deve industrializzare non sia riproducibile mediante stampaggio. La novità è che l’avviamento avviene nella nostra officina e il cliente acquista lo stampo già pronto per l’installazione senza l’ausilio di ulteriori tecnici specializzati, anche perché assieme allo stampo consegniamo la documentazione che illustra come produrre. Oggi, la quantità di ore dedicate all’invenzione non può essere contabilizzata, ma non è più possibile ignorare la quantità di questo lavoro intellettuale.