COME GESTIRE CON PROFITTO I DIRITTI DI PROPRIETÀ INDUSTRIALE

Qualifiche dell'autore: 
avvocati, soci dello Studio di consulenza in proprietà intellettuale F&M, Modena

Quanto conta per la riuscita delle imprese approfittare di questo momento storico per un rilancio della propria organizzazione attraverso strumenti d’innovazione, di modernizzazione e, soprattutto, di tutela dei propri marchi e brevetti?
Gli imprenditori virtuosi sanno bene che occorre investire costantemente nella ricerca e nella creatività, per poter lanciare nuove idee e differenziarsi sul mercato, e sanno altrettanto bene che le loro conquiste devono essere tutelate. Con le difficoltà attuali, questo sarà non solo inevitabile, ma indispensabile, poiché le risorse per un certo periodo saranno limitate e gli imprenditori affineranno sempre più i criteri delle loro scelte. Con il rafforzarsi della competitività, aumenta, dunque, sia l’importanza di trovare nuove idee, sia di tutelarle e proteggere le proprie specificità.
Un suggerimento che si può dare agli imprenditori in questo momento riguarda la gestione amministrativa dei propri portafogli di titoli di proprietà industriale. Molte aziende, nel tempo, hanno accumulato un notevole patrimonio di marchi e brevetti, che comporta un esborso costante di spese e tasse di mantenimento in vita nei vari contesti territoriali. Accade spesso che, nel corso degli anni, le società modifichino gli obiettivi e che questo renda inutile prorogare la validità di marchi o brevetti registrati in precedenza, ormai obsoleti rispetto alle attuali strategie commerciali. Non di rado riscontriamo che gli imprenditori hanno una scarsa percezione dell’insieme dei propri diritti di proprietà industriale e quindi tendono ad impegnare risorse per rinnovarne/prorogarne la validità in modo non consapevole. Conseguentemente consigliamo agli imprenditori di eseguire un esame attento del proprio portafoglio di marchi e brevetti e di mantenere in vita solo quelle esclusive ancora utili; una gestione attenta del proprio patrimonio di diritti di proprietà industriali accede a risparmi di risorse che più utilmente possono essere destinate alla tutela di nuovi design, nuovi brand e nuove invenzioni. Questo genere di gestione comporta un grande sforzo per il consulente che si trovi ad esaminare portafogli di proprietà intellettuale di notevoli dimensioni, di cui deve fare un attento inventario per confrontarsi con l’imprenditore. Può emergere, per esempio, che il mantenere in vita titoli d’esclusiva industriale in determinati contesti territoriali nazionali non è più allineato con le strategie aziendali, ecco che le risorse che sarebbero state destinate per attività di rinnovo/proroga di diritti obsoleti potranno quindi essere investite in un’altra direzione.
A proposito di investimenti per la tutela della proprietà intellettuale dell’impresa, diamo la notizia, in anteprima per i lettori della rivista, che l’Unione Europea ha avviato un progetto per ridurre le tasse di registrazione dei marchi comunitari di almeno il 40 per cento; una buona notizia che certamente stimolerà gli imprenditori a investire per la tutela dei propri segni distintivi e a rafforzare, conseguentemente, le proprie strategie di brand. Già da tempo, infatti, l’Agenzia europea dei marchi comunitari si è dotata di modernissimi strumenti informatici e accorgimenti che hanno permesso di contenere i costi di gestione delle richieste.
In tutto questo che ruolo può avere un consulente?
Non può essere immediato e facile decidere quale consiglio dare, perché oggi la situazione può variare da un giorno all’altro. Il lavoro del consulente è un lavoro di sensibilità: in alcuni casi, dopo taluni approfondimenti, potrebbe rivelarsi opportuno mantenere in vita diritti di proprietà industriale ad un primo esame risultati non utili per il titolare; in talune circostanze, invece, i costi di mantenimento di titoli di proprietà industriale eccedono i programmi d’investimento dell’azienda, e allora le scelte sulla loro proroga devono essere bene calibrate alla luce degli effettivi interessi del titolare, anche a lungo termine. Questo era importante prima della crisi, è importante per uscire dalla crisi e lo sarà anche dopo.
Oggi, fare impresa richiede sempre più cultura, e ciò per affrontare una complessità che è sempre maggiore. Occorre esporre all’imprenditore tutte le possibilità: non c’è mai un’unica risposta, ce ne sono tante, con costi e effetti differenti che, se conosciute tutte e valutate dall’imprenditore possono orientare la sua decisione verso la strategia più idonea ai fini che si prefigge.
Infine, un’ulteriore notazione. Sarebbe opportuno che i consorzi – come quelli per i prodotti alimentari tipici o le associazioni d’imprenditori – si facessero carico di finanziare (in tutto o in parte) progetti pilota contro i fenomeni usurpativi ricorrenti, aiutando così il singolo associato. Si dovrebbe pensare ad un servizio che assuma anche l’onere di finanziare azioni legali contro usurpazioni ricorrenti, che danneggiano la categoria o il comparto nell’insieme. Nel settore alimentare, per esempio, le imprese che subiscono gli stessi fenomeni usurpativi o di contraffazione dovrebbero fare squadra, affrontando alcuni casi come casi pilota, in modo che le difficoltà potranno essere gestite meglio da coloro che si troveranno nelle stesse condizioni in futuro.