GLI AMBASCIATORI DEL VINO ITALIANO DI QUALITÀ

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soci di Gamberini Vini dal 1912 Srl, Bologna

Francesca Gamberini, cosa ha comportato per lei lavorare con il papà nella rappresentanza di vini all’ingrosso dell’azienda storica di famiglia, che quest’anno festeggia centocinque anni?
Sono molto onorata di lavorare con mio padre. È sempre stato un grande piacere e sarà così finché avrà voglia di fare questo antico mestiere. Mi ha sempre indirizzata a conoscere le etichette dei vini, ma soprattutto mi ha educata a trasmettere ai clienti la passione per questo lavoro: non caso a Bologna siamo noti anche per la nostra correttezza.
L’esperienza nel settore è maturata dopo quasi dieci anni di lavoro in IBM, dove sono approdata dopo la laurea in Giurisprudenza, ma seguo l’attività sin da quando papà lavorava con il nonno Arcangelo. All’inizio, ero conosciuta come la figlia di Gamberini: andavo dal cliente e dicevo: “Si ricorda che sono venuta la volta scorsa con mio padre?”. La nostra azienda di rappresentanza cura la zona di Bologna e provincia, ma qualche anno fa abbiamo intrapreso l’export verso la Cina, partecipando anche a importanti fiere. Un cliente cinese ha acquistato da noi quasi 40 mila bottiglie in un colpo solo. Noi cerchiamo di essere ambasciatori del vino italiano di qualità e, per esempio per le esportazioni, collaboriamo con MGM Mondo del vino, azienda fra le prime per la qualità nel panorama italiano, con 60 milioni di bottiglie. Inoltre, siamo concessionari esclusivi per Bologna e provincia del GIV (Gruppo Italiano Vini), il più grande produttore europeo che ha selezionato i migliori vini italiani.
La storia della vostra ditta incomincia nel 1910, nella via Guerrazzi di Bologna, dove lei, Giampietro Gamberini, ha imparato l’arte di famiglia…
Nei documenti della Camera di Commercio di Bologna è riportata la data del 1912, quando è stata registrata l’attività di vendita e mescita di vini, caramelle e dolciumi. La storia della nostra famiglia è imperniata in Via Guerrazzi, sede dell’azienda per circa ottant’anni, dapprima al civico 14 A, di fronte all’Accademia Filarmonica di Bologna, dove ha suonato Mozart e dove mi reco tuttora per ascoltare concerti di musica classica, e poi al 17. La distribuzione del vino avveniva in damigiana o in bottiglia, oppure, durante la vendemmia, tramite castellate, lunghe botti con ampia apertura, da cui veniva stoccato il mosto al domicilio dei privati, che avrebbero imbottigliato il vino a tempo opportuno. Ricordo ancora l’invasione di moscerini nei condomini. Il nostro era un magazzino sotterraneo, cui si accedeva tramite un cavedio che s’inoltrava sotto i palazzi di Bologna, attraversando le antiche mura del Mille. Oltre le mura, c’era un ambiente inesplorato dove avvenivano le prime fermentazioni naturali. Quando abbiamo dismesso questa pratica, il magazzino è stato aperto alla visita degli alunni delle scuole elementari, che ringraziavano lasciandoci disegni e motti come questo: “Se vuoi bere vini fini, vai da Gamberini!”.
Oggi, nonostante si registri il calo del consumo di vini in Italia, è stata un toccasana l’esportazione nei paesi del sudest asiatico, come Cina, Corea del Sud e Giappone. Inoltre, ha contribuito al rilancio della qualità dei vini italiani lo scandalo del vino al metanolo, nel 1986. Le cronache dell’epoca registrarono circa 20 morti e anche alcuni casi di cecità. Il mercato italiano conobbe uno stallo e tutte le aziende vinicole italiane investirono nella qualità per riconquistare la clientela, ma anche i controlli da parte delle autorità furono più precisi.
La carta vincente della nostra azienda, cui partecipa anche Massimiliano Calanca, è l’assortimento che va da un vino commercialmente molto competitivo a quello con etichetta più costosa. Ho selezionato più di cinquecento etichette di vini di oltre trenta aziende vinicole per ottenere questo risultato.
Anche perché lei è sommelier professionista…
L’Associazione Italiana Sommelier (AIS), patrocinata dal Presidente della Repubblica, è la più autorevole in materia. L’AIS propone tre corsi, alla conclusione dei quali si diventa sommelier semplice. Chi vuole, invece, diventare sommelier professionista, deve dare un ulteriore esame, più complesso. In questo caso, il distintivo è costituito dal tastevin d’oro in miniatura, che il sommelier indossa sul bavero della giacca.
L’attenzione alla qualità del vino e dei modi per gustarlo mi ha convinto a ideare, sette anni fa, la prima app che abbina cibi e vini: CibieVini. Ho selezionato 260 vini italiani, che ho abbinato a 220 ricette di piatti italiani, divisi fra antipasti, primi, minestre in brodo, paste asciutte, secondi a base di carne, di pesce, di selvaggina e di cacciagione. Tradotta in spagnolo, inglese, francese e cinese, è stata fra le più cliccate, ma, come molte invenzioni, è stata molto imitata, così l’ho tolta dal sistema operativo di Apple per aggiornarla con alcune novità. Il consumo del vino è in espansione nel mondo, quindi i produttori italiani non avranno problemi per l’avvenire. In Italia, spero invece si torni a gustare il vino in famiglia, in modo da favorire la propensione a trovarsi intorno alla tavola.