IMMIGRAZIONE E TERRORISMO

Immagine: 
Qualifiche dell'autore: 
giornalista, direttore di “Analisi Difesa”

Se consideriamo la storia dell’umanità, è la prima volta che un paese, l’Italia, e un blocco di paesi, l’Europa, rinuncia a stabilire chi possa o non possa attraversare i propri confini. Fino a ieri, per attraversare i confini di un paese dovevi utilizzare l’esercito, occorreva compiere una guerra. Oggi bastano i barconi. Addirittura, è la prima volta nella storia che si usano le forze armate che, per definizione, dovrebbero difendere i confini di una nazione, per consentire a chiunque paghi i criminali di oltrepassare la frontiera. La cosa drammatica, che documento nel mio libro Immigrazione, tutto quello che dovremmo sapere, è che, benché gli slogan dicano che immigrazione e terrorismo sono due cose diverse e che i terroristi non arrivano con i barconi, moltissimi combattenti della jihad in Siria e Iraq sono arrivati in Europa con i passaporti iracheni e siriani sottratti dall’Isis quando questa controllava parte del territorio di questi due Stati. Non è un caso che gli unici terroristi che sono arrivati in Europa muniti di documenti avevano passaporti siriani o iracheni, che ovviamente sono i documenti sottratti durante l’occupazione della Siria e dell’Iraq da parte dello Stato Islamico.
Grazie alle informazioni che ci forniscono i loro sindacati (e non di certo grazie ai media), sappiamo che la Polizia italiana ha fermato moltissimi ex combattenti della jihad alle frontiere. Alcuni, tra l’altro, hanno avuto anche l’ingenuità di conservare sui cellulari le immagini delle loro gesta compiute sul campo di battaglia, il che ha consentito che venissero riconsciuti. Ma chissà quanti non sono stati individuati.
I servizi segreti macedoni, nell’estate 2015, durante i flussi dalla Turchia, consegnarono alla UE, in occasione di un summit, un rapporto molto importante, in cui dimostravano che avevano individuato nei flussi di migranti migliaia di sospetti jihadisti e di alcune centinaia avevano le conferme. A questo summit della UE l’argomento non venne trattato. Verso la fine del vertice, il ministro degli esteri austriaco prese in mano il rapporto e chiese di discuterlo e la decisione fu quella di aggiornare la seduta. Successivamente, questo ministro ne parlò con i media e il rapporto venne reso noto.
I flussi degli immigrati sono strettamente legati al terrorismo jihadista, non solo perché portano in occidente persone di quel tipo, ma perché arricchiscono quelle organizzazioni.
Quando ero in Niger ho potuto parlare con diversi organismi che svolgono anche azioni di intelligence in quei luoghi, come le ambasciate europee, in particolare quella francese, e tutte queste fonti mi hanno confermato che i traffici che dal Sahel vengono verso il nord sono di tre tipi – traffico di armi, di droga e di esseri umani – e sono gestiti tutti dalle stesse organizzazioni criminali jihadiste. L’esempio più importante è Mokhtar Belmokhtar, un leader jihadista e criminale che ha fatto parte di al-Qaida nel Maghreb Islamico e ha il suo gruppo indipendente al- Murabitun, che si è arricchito sequestrando occidentali per poi restituirli a 10-11 milioni di euro l’uno e con quei soldi ha finanziato la sua e altre organizzazioni jihadiste. Allora noi sappiamo che, ogni volta che accogliamo un immigrato illegale, stiamo arricchendo le organizzazioni che compiono azioni terroristiche in Europa. Lo sappiamo talmente bene che il primo politico italiano a parlare di un nesso tra terrorismo e immigrazione clandestina è stato il ministro degli Esteri del governo Letta, Emma Bonino, nel novembre 2013.
Gentiloni, da ministro degli Esteri, l’anno scorso, al vertice di Londra dei paesi della coalizione che combatte l’Isis, chiese aiuto agli alleati in merito alle infiltrazioni terroristiche nell’immigrazione. Un mese fa il ministro Minniti, che sta cercando di fare qualcosa per rallentare questi flussi, ha ammesso chiaramente che, adesso che l’Isis sta crollando in Medio Oriente, con i barconi potrebbero arrivare terroristi, ma non ne abbiamo fermato nessuno.