COME DIVENIRE INDIMENTICABILI
Proprio nel periodo della crisi globale, lei, insieme a
suo fratello Marcello, ha dato un apporto essenziale al proseguimento e alla
trasformazione della Gigi Medici Srl, fondata da suo padre, Claudio Medici,
quarant’anni fa. In che modo la riuscita e l’approdo sono intervenuti nella sua
esperienza? La Gigi Medici è nata come un piccolo laboratorio artigiano.
Inizialmente produceva targhe e trofei ma, di anno in anno, ha aumentato
l’offerta di prodotti e servizi. Oggi, forti di una rete di piccoli artigiani,
con tanta esperienza e sapienza tecnica, siamo divenuti partner di grandi
aziende e case automobilistiche nell’ideazione, progettazione e produzione di
merchandising e oggetti di marketing, secondo strategie studiate.
Quando sono arrivato in azienda, nel 2009, ero fresco di
laurea in marketing e organizzazione d’impresa, anche se, già da dieci anni,
lavoravo ogni estate in produzione. Non avrei potuto scegliere un momento
migliore per mettere alla prova le mie capacità: eravamo in piena crisi, il telefono
non squillava mai, gli ordini erano pochi e, se la nostra azienda non fatturava
almeno centomila euro al mese, erano guai grossi. Allora, che fare? Tutti
aspettavano “il laureato” come una panacea, ma come spesso accade la pratica
era molto, molto lontana dallo stato delle cose, e mi resi conto che in realtà
potevo fare ben poco.
La mia percezione del denaro era ancora limitata alle
esigenze personali: non riuscivo neppure a immaginare centomila euro, come potevo
fare in modo che entrassero nelle casse dell’azienda? Eppure, non fatturarli
significava chiudere l’azienda, perdere il lavoro e probabilmente anche la
casa. Lo pensavo davvero e credevo che la mia famiglia rischiasse di finire
sotto i ponti, se non fossi riuscito a fatturare abbastanza. Per circa due
anni, andammo avanti così: ero terrorizzato dalle telefonate, ma dal momento
che erano necessarie non facevo altro tutto il giorno, recuperando il resto di
sera.
La svolta è arrivata quando abbiamo deciso di cominciare a
seguire la nostra vena artistica, proponendoci in maniera differente: non più
come meri “produttori di gadget”, ma come interlocutori in grado d’indagare le
effettive esigenze comunicative di un’azienda e di costruire insieme un
oggetto, un evento o un progetto che contribuisse a renderla indimenticabile.
Avete deciso di contribuire al mito di grandi case
automobilistiche… Da quel momento, abbiamo incominciato a ideare una miriade
di progetti, per più aziende possibili, quasi gratuitamente. Chiaramente non sapevamo
se stessimo percorrendo la strada giusta, finché un giorno una grande azienda
ci coinvolse nell’elaborazione dell’arredamento di una suite di lusso. Avevano
coinvolto un team di designer per l’ideazione, affidando a noi il compito di
valutare la fattibilità tecnica del progetto.
Il giorno della presentazione, non senza difficoltà,
constatammo che il team di design non si era attenuto ad alcun criterio di
fattibilità. I tempi stringevano e finimmo col ridisegnare tutto noi in fretta
e furia, senza che questo venisse riconosciuto in alcun modo. Il design team
ottenne tutti i meriti e una cifra generosa, noi poco più di una pacca sulla
spalla per la produzione dei pezzi.
Questa esperienza ci fece capire una cosa, però: non solo
avevamo le carte in regola per proporci come designer all’interno dei progetti
maggiori, ma potevamo addirittura offrire qualcosa che nessuno di loro poteva: un
know-how tecnico, artigiano, che ci permetteva di selezionare i materiali, le
lavorazioni e le finiture più adatte per ciascun progetto. Grazie a questo
cominciammo a proporci con sempre maggior slancio e ad avere le prime
soddisfazioni, soprattutto nel supporto a eventi e nello sviluppo di merchandising
automobilistico.
Lei prima diceva che siete interlocutori dei vostri clienti.
In che modo? Quando acquisiamo un nuovo cliente, chiediamo prima di tutto che
cosa ha di speciale l’azienda e perché i clienti dovrebbero rivolgersi proprio
a loro. Le prime risposte sono sempre molto simili: il rapporto qualità-prezzo,
tanti anni di attività, in breve, una sequela di slogan.
Chiaramente non è mai quella la risposta: se parliamo con il
titolare, facciamo altre domande fino a chiedere che cosa gli piaccia del suo lavoro.
A questa domanda spesso si percepisce un cambio di tono e da ciò che scaturisce
si capisce che cosa c’è davvero di speciale in quell’azienda.
La risposta alla domanda sul motivo per cui l’azienda
incontra la riuscita sta proprio nella sua particolarità, nei tratti distintivi
che spingono l’imprenditore a inventare qualcosa che va in direzione del valore
assoluto, magari insieme ai clienti, come facciamo noi.
Per questo, non applichiamo un metodo cosiddetto scientifico
per trarre le conclusioni nei primi colloqui, in cui indaghiamo quale sia la vera
esigenza di un cliente: non ci soffermiamo a studiare le statistiche, ma
incontriamo il titolare, visitiamo l’azienda, chiediamo di mostrarci i macchinari
e i luoghi di produzione.
È necessario “sporcarsi le mani” per carpire ciò che li
rende unici, che è quasi sempre ciò che occorre comunicare ai loro clienti. Che
sia un oggetto, un evento o un gadget, il risultato è renderli non solo
inconfondibili, ma anche indimenticabili.