CHI DICE IMPRESA DICE IMPREVISTI

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presidente di Gape Due Spa, Sassuolo (MO)

La Gape Due Spa è nota sia per la qualità degli stampi per l’industria ceramica, che produce su misura, tenendo conto delle esigenze del cliente, sia per il servizio post-vendita… Nella nostra attività, abbiamo sempre privilegiato la qualità e il servizio post-vendita: tre tecnici si recano ciascun giorno presso i nostri clienti e, dinanzi al minimo problema, si adoperano per trovare una risposta soddisfacente ed esaustiva, oltre che immediata.
La nostra presenza costante all’interno delle fabbriche ci consente di capire maggiormente le particolari esigenze di ciascuna industria in un determinato momento e di progettare stampi dedicati. Visti dall’esterno, gli stampi sembrano tutti uguali, ma noi che li produciamo sappiamo che non ce n’è uno uguale all’altro.
In questo periodo di limitazioni degli spostamenti, abbiamo dato anche assistenza in videoconferenza durante l’installazione dei nostri stampi ai clienti esteri, con tutte le difficoltà del caso, perché non è affatto agevole dare istruzioni pratiche guardando l’impianto con l’obiettivo di una telecamera: si perde la globalità dello sguardo e manca la possibilità di “toccare con mano” i componenti durante le varie fasi di lavoro.
Questo numero del giornale s’intitola Il disturbo, proprietà dell’esperienza.
Nella vostra impresa, quelli che vengono intesi come “disturbi” al corretto funzionamento del processo produttivo possono divenire occasione d’invenzione. Chissà quante novità sono nate a partire da una difficoltà… In oltre cinquant’anni di lavoro, quante cose abbiamo inventato a partire dalle difficoltà che incontravamo! L’impresa è il risultato di tutti i processi che si avviano per far fronte a un nuovo problema: non c’è un’impresa in cui le cose vadano bene, in cui vada sempre tutto liscio. Dire impresa è come dire “imprevisti”, ciascun giorno c’è qualcosa che non va e qualcosa che non funziona, ma bisogna saper reagire e cercare sempre la soluzione migliore. Come dicevo, gli stampi non sono tutti uguali, ma neppure i clienti: c’è chi si lamenta al minimo problema e delega completamente a noi la ricerca delle cause e c’è chi invece cerca di capire insieme a noi perché si è prodotto quel problema e come fare per evitare errori e danni futuri. Un motivo ci sarà se siamo la prima azienda produttrice di stampi del comprensorio. Delle decine di aziende come la nostra, nate qui negli anni sessanta, in un momento di grande fermento per l’industria ceramica, oggi ne sono rimaste soltanto venti. La nostra azienda è la prima per fatturato, numero di dipendenti e di clienti, mentre la seconda in classifica fattura meno della metà rispetto a noi.
Non tutti riescono nel mestiere di imprenditore, che è tra i più difficili al mondo: bisogna saper inventare sempre per affrontare le difficoltà e, se non si trova subito la soluzione a un problema, non bisogna mai abbattersi, lasciarsi andare o demoralizzarsi.
Quando meno te lo aspetti, si accende la lampadina, spesso anche di notte.
Quante volte mi svegliavo durante la notte per pensare ai problemi intervenuti nel corso della giornata. Di notte era come se le cose perdessero la loro complessità e diventassero elementari: “Ma perché non ci ho pensato prima?”, mi meravigliavo, “è così semplice”. Mi è capitato spesso con problemi di tutti i tipi, che ho dovuto affrontare nei dispositivi con i clienti e con i fornitori, ma anche con i dipendenti. Tra parentesi, nel 1967, quando ho avviato l’attività nel garage di mio padre con il mio ex socio, non avrei mai pensato di raggiungere tanti traguardi nella produzione e nell’innovazione degli stampi. Ricordo la preoccupazione di mio padre, che continuava a lamentarsi con i parenti: “Michele aveva un posto d’oro alla Marazzi e adesso si è messo a lavorare in proprio, si è licenziato.
Cosa succederà?”.
Ma, dopo qualche anno, aveva cambiato idea? Era molto orgoglioso quando ci siamo trasferiti in un piccolo capannone di 200 metri quadrati; lo era ancora di più quando siamo passati a quello di 500 metri e infine quando ha visto la sede attuale, poco prima della sua scomparsa. All’inizio, non si rendeva conto della fortuna che abbiamo avuto di lavorare nel comprensorio di Sassuolo, in un periodo storico in cui le aziende produttrici di piastrelle spuntavano come funghi. In questi cinquant’anni, lo sviluppo del settore ceramico non si è mai arrestato e ci ha consentito di crescere ai livelli attuali.
C’è stato soltanto un momento molto critico per noi, quando sembrava che, con le nuove tecnologie digitali, gli stampi non servissero più. Poi, pian piano, ci si è resi conto che la piastrella deve essere pressata e gli stampi sono insostituibili, sia nel mercato italiano sia nei mercati esteri in cui lavoriamo, fra cui Germania, Francia, Stati Uniti, Sudamerica, Paesi arabi e Russia.
Com’è andato il 2020 e quali sono le prospettive per il 2021? Purtroppo, durante il lockdown siamo stati fermi un mese e mezzo e questo ha influito molto sui risultati complessivi dell’anno. Per fortuna, nei mesi successivi abbiamo recuperato e abbiamo chiuso con un leggero utile, anziché in pareggio, come avevamo “osato” sperare.
Nel 2021 mi aspetto un miglioramento: ci sono segnali che mi fanno pensare a una bella annata, almeno per il nostro settore.