NON È PIÙ IL TEMPO DELL’ASSISTENZIALISMO

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presidente di Palmieri Group Spa, Gaggio Montano (BO)

Secondo i dati Prometeia, il PIL italiano quest’anno registrerà una leggera crescita. Ma la crisi attuale nell’approvvigionamento di materie prime e il loro conseguente aumento dei prezzi stanno mettendo a dura prova il manifatturiero italiano. Il vostro Gruppo, già leader nei settori tunneling, drilling e recycling, si avvale del contributo di diverse imprese di subfornitura, che sono le più esposte a inflazione e oscillazioni di mercato. Quali sono gli indici della direzione dei prossimi anni?

L’economia italiana sarà solida finché le PMI, e in particolare il manifatturiero, saranno nelle condizioni di produrre. Ma, se i costi delle materie prime e della produzione continueranno ad aumentare, mentre le imprese che realizzano prodotti finiti trarranno un aumento ulteriore del valore delle merci prodotte, i subfornitori e i contoterzisti si vedranno ridurre sempre di più i profitti. Questo comporterà per la subfornitura un gap nella produzione, tra le spese sostenute e i ricavi. Peraltro, in questo periodo le imprese sono già fortemente indebitate per le spese di adeguamento degli ambienti di lavoro alle norme anti Covid e per gli investimenti in nuovi macchinari, effettuati tramite mutui bancari concessi a tassi vantaggiosi e con garanzia dello stato. Anche se i tassi sono bassi, i fatturati hanno però registrato mediamente il 30/35% in meno nel 2020 e anche in parte del 2021. A queste rate, poi, si aggiungono costi energetici già elevati e altri balzelli burocratici che gravano sulla gestione: su circa 2 milioni di euro di fatture che il nostro Gruppo riceve in un solo mese, per esempio, ben il 15% è dovuto a costi di burocrazia.

Sarà decisivo, quindi, capire nei prossimi anni come i governi riusciranno a tagliare i costi burocratici e a recuperare gettito fiscale tramite le entrate fiscali, per ora quasi azzerate. Se questo sistema sarà mantenuto, le imprese non pagheranno tasse perché non produrranno o, comunque, non avranno profitti. Praticamente non saranno corrisposte tasse perché si potranno ottenere legalmente detrazioni tali che lo stato potrà incassare soltanto le imposte dirette. Inoltre, qualche economista incomincia a criticare alcune misure di sostegno rivolte a chi è spesso più preoccupato di mantenerle, come accade per il reddito di cittadinanza, il reddito d’inclusione e altri sussidi.

Allora, qual è l’intervento?

Tutti dicono che è questo il momento di ripartire. Ma i soldi che sono stati elargiti come sono stati spesi? Sono stati investiti per creare reddito o assistenzialismo? La maggioranza dei contoterzisti e dei subfornitori si sta impoverendo perché, pur avendo introdotto innovazioni tali da consentire loro maggiore produttività, ne ricaveranno invece meno profitti di prima. Io sono un imprenditore e non un economista, per questo posso cogliere qualche indice della direzione attraverso il rischio che assumo ciascun giorno per le mie imprese, i miei collaboratori e le loro famiglie: lo stato dovrebbe promuovere leggi per sostenere il lavoro e smettere di dare soldi in modo facile. Invece, con l’emergenza da Covid-19, lo stato è diventato super assistenzialistico. Non vedo come potrebbe proseguire in questa direzione, se il risultato è un impoverimento diffuso che si accompagna alla sempre più agguerrita campagna acquisti delle nostre PMI da parte di multinazionali estere. Oggi non è più il tempo dell’assistenzialismo.

La forbice fra ricchi e poveri si allarga sempre più anche in Italia. La politica dei sussidi da parte degli stati sarà quindi necessaria, secondo alcuni osservatori, perché “nessuno rimanga indietro”…

Chi dice questo non fa i conti con gli imprenditori italiani, i quali, quando si saranno stancati di essere tartassati e beffati da questo sistema, non esiteranno a vendere le proprie aziende. Questo fenomeno sta già avvenendo in Italia, nell’immobilismo – quando non addirittura con il favore – delle istituzioni. L’acquisizione di molte aziende locali da parte di Pechino è favorita infatti da questa mentalità burocratica, fiscale e legalista contro le imprese ed è praticamente facilitata dall’assenza di leggi che scoraggino la vendita delle imprese.

A proposito, invece, degli indici della riuscita, il vostro Gruppo è anche leader nella produzione di macchine per il riciclaggio di rifiuti…

Le nostre macchine per il riciclaggio sono più vendute all’estero che in Italia, perché riciclano maggiori quantità di rifiuti rispetto alla media delle società che lavorano per conto di enti locali e aziende pubbliche. Altri paesi, che hanno economie non proprio fiorenti, guardano con interesse invece alla nostra tecnologia avanzata, perché è proprio quella che potrebbe favorire il sorpasso delle economie dei paesi concorrenti.