ARREDARE CON OGGETTI D'ARTE

Qualifiche dell'autore: 
direttore generale di Italcomes, proprietario di SebastianTorri

Nato in ottobre 2007, a partire dall’esperienza ultratrentennale nel settore dell’arredamento di Italcomes, che si occupa di import-export di mobili di altissima qualità in tutto il mondo, SebastianTorri offre finalmente anche a Modena una boutique dell’arredamento, che punta a divenire un riferimento culturale per gli amanti del design, del mobile d’autore, ma anche di uno stile di vita, che difficilmente si può trovare in città che non siano Roma, Milano, Londra o New York. È una bella sfida...

Sicuramente, e lo è ancora di più se pensiamo che SebastianTorri è nato in un momento in cui la stagnazione dell’economia si fa sentire a livello mondiale, soprattutto in un paese come l’Italia che, quando gli altri hanno un colpo di tosse, ha la febbre a quaranta. Eppure, poiché la validità del progetto è ineccepibile, noi scommettiamo che riusciremo sempre più a educare il gusto del pubblico ad arredare case e ambienti con mobili e oggettistica in cui si esprime al massimo l’arte del design.

Quali sono le firme che proponete in particolare?

Atelier by MisuraEmme, Cantori, I 4 Mariani e Potocco. Tre di queste collezioni hanno in comune il genio creativo di Mauro Lipparini, architetto fiorentino di respiro internazionale, che nell’arredamento è una vera e propria icona. Siamo partiti dal suo lavoro perché a me personalmente è sempre piaciuto molto: il tavolo Bellafonte, per esempio, e l’unità muro Monos, che rappresentano in modo assoluto la collezione Atelier by MisuraEmme, sono due capolavori di Lipparini. Anche la scelta de I 4 Mariani per gli imbottiti è dovuta al fatto che l’architetto Lipparini è responsabile del progetto per questa firma. E lo stesso vale per Potocco. L’unico fornitore che va a spezzare questa continuità è Cantori, ma l’abbiamo scelto per poter offrire una variante, oltre che per il fatto che è unico nella sua capacità di recuperare un gusto classico modernizzandolo.

Per quanto riguarda l’oggettistica, abbiamo scelto Formia e Yalos di Murano e Kose di Milano. Abbiamo inoltre avviato diverse collaborazioni commerciali, fra cui, per esempio, quella con “La Galleria” di Francesca Castelli, che ci fornisce le opere d’arte e con la quale abbiamo sviluppato un happening culturale che si è tenuto a fine gennaio con grande riscontro, al quale sono intervenuti il pittore milanese Daniele Ricco, con alcune sue opere astratte riguardanti soggetti urbani, tra cui La Ghirlandina e una vista della città di New York, e un attore teatrale che ha letto brani tratti dalle opere di Alessandro Baricco Novecento e City.

Oltre all’esperienza internazionale all’Italcomes, quindi lei si occupa anche dell’organizzazione del negozio?

La gestione e l’organizzazione artistica del negozio è affidata a Cristina Vacca, che è molto brava a valorizzare gli spazi con una movimentazione frequente. Poiché dispone di soli cento metri quadrati, ciascuna volta deve fare un piccolo miracolo. Mi sorprende sempre e spero che continui così con questa valorizzazione del set up.

Siamo in due, ma siamo una squadra, discutiamo, nel senso positivo del termine, ciascun dettaglio e ci confrontiamo continuamente su ciò che funziona e ciò che non funziona. Siamo consapevoli di aver bisogno di fare esperienza. Io lavoro da dieci anni nel settore degli arredamenti, ma non ho mai gestito un negozio e lei invece da dieci anni gestisce negozi concentrando la sua esperienza su gusti più classici. In questo modo stiamo crescendo entrambi. Siamo giovani, ma abbiamo l’entusiasmo che occorre per un momento così complicato per tutto il mondo e in tutti i settori, non solo per noi.

Il suo “discutiamo” fa pensare alla bottega del rinascimento, in cui i risultati sono frutto di un dispositivo, non è mai una sola persona che inventa – come comunemente si pensa in riferimento all’immagine dell’artista romantico –, perché l’invenzione ha bisogno del dispositivo di dibattito, del ragionamento...

È vero, io vivo questo negozio proprio come una bottega del rinascimento, perché è un’esperienza che non si propone solo un obiettivo commerciale.

Chiaramente, i risultati commerciali sono ciò che tengono in piedi qualsiasi attività, dato che i soldi non crescono sugli alberi, però noi non vogliamo rinunciare a una nostra identità particolarmente nobile, alla nostra connotazione artistica e culturale.