OCCORRE ASCOLTARE IL MERCATO

Qualifiche dell'autore: 
presidente della VERRINI CONFEZIONI srl (Carpi, Modena)

Intervista di Alessandra Pellacani

La sua azienda porta un nome e cognome. Qual è la sua storia?

Nasce come azienda di famiglia nel 1963 con un nome diverso da quello attuale, per la presenza di due soci oltre a mio padre. Io sono entrata nel 1979, dopo gli studi di scuola superiore. Ho iniziato dalla mansione di taglio e cucito, dall’incettazione, per proseguire con la bollettazione, la spedizione, il rapporto col cliente, fino ad arrivare a lavorare sul prodotto. Quindi, prima di arrivare a fare la cosa più importante nella collezione, ho attraversato tutte le fasi che mi hanno portato ad avere esperienza. Ho imparato a conoscere le problematiche tecniche del lavoro, a suddividere il lavoro nei vari reparti e oggi, quando costruisco un prodotto, avendo questo tipo di esperienza, riesco a capire se fare un capo e quali sono i costi di realizzazione. Io sono partita dalla fase pratica del lavoro, a differenza di quanto avviene nella scuola, in cui prima si studia e poi si applicano le informazioni acquisite.

Quali sono le difficoltà che incontra una donna a capo di un’azienda oggi?

Le difficoltà sono legate al mercato. Sono stata abituata da mio padre ad avere sempre il comando, un po’ perché a me piaceva e un po’ perché era doveroso, essendo io la titolare. La mia crescita all’interno dell’azienda è stata una cosa graduale, non obbligata. Seguendo gli insegnamenti di mio padre, ho imparato molte cose, lui mi ha sempre dato lo spazio necessario per andare avanti. Le difficoltà ci sono sempre, ma dipende da come siamo noi e da come le affrontiamo. Io sono stata abituata a risolvere problemi dalla mattina alla sera. Tutti si rivolgono a me per risolvere qualsiasi cosa, dalla più semplice, come la scelta di un bottone, alla più complessa. L’allenamento a risolvere i problemi mi porta a non perdere la fiducia, in quanto so di riuscire a prendere le decisioni giuste a livello sia di tempistica, sia di qualità di prodotto, sia di costi. Mio padre mi ha accompagnato in questo percorso e questo mi ha aiutato tanto. Sono a conoscenza di ogni passaggio da effettuare per portare a termine un lavoro, nella produzione così come nella contabilità e in generale in tutte le cose che avvengono in azienda. Il fatto di essere donna non ha inciso minimamente nella riuscita della mia professione. Fin da bambina emergeva il lato forte del mio carattere, era naturale per me avere questa dote che mi portava ad avere un seguito di bambini che mi ritenevano il loro capo. Le cose emergono con naturalezza, con maturità, non m’imbarazza il fatto di dover dare ordini, di dirigere un’azienda. Mi pesano altre cose, come la situazione di mercato difficile.

La creazione e l’inventiva sono alla base della riuscita di un campionario o ci sono altre componenti che interagiscono alla riuscita?

Per la riuscita di un campionario la componente più importante è la richiesta di mercato. Il campionario deve rispecchiare le attenzioni verso il mercato che va ascoltato e assecondato. Il mercato ti premia quando tu lo ascolti e lo assecondi, è difficile fare ciò che vuoi tu, devi fare quello che il mercato richiede, sempre che non si parli di prodotti griffati. Il rapporto qualità prezzo è importante per il target di riferimento della clientela, che nel nostro caso è di signore dai quarant’anni in su. Se non facessi riferimento a questa fascia di età, andrei a destabilizzare la mia immagine e la mia clientela. Sarebbe inutile che io producessi capi per teen ager quando questa azienda storicamente ha altro da offrire. È importante avere la capacità di essere sempre attenti alle mode, ma nell’ambito del mio target di riferimento, perché “Cecilia Verrini” ha costituito un’immagine che soddisfa un certo tipo di clientela. La riuscita di una collezione sta nel target di riferimento associato al rapporto qualità prezzo, mentre la proposta di un capo a un prezzo eccessivo rispetto al mio target non trova riscontro sul mercato. In passato si facevano piani a 3-5 anni, ora si fanno a 6-12 mesi, quello che ieri andava bene oggi non più, il mercato è in continua evoluzione, vista la crisi economica, visto l’euro, viste certe situazioni.

In un’azienda, secondo lei, cosa è importante delegare e cosa no?

Io non sono la persona più adatta a delegare. Delego poco e a me piace controllare tutto. In un’azienda come la mia, di piccole dimensioni, è molto importante controllare da vicino la produzione, perché, quando verifico il prodotto, noto che può essere corretto o migliorato. Nonostante insegni alle mie ragazze a utilizzare certi metodi di lavoro per essere più efficienti con i clienti, non sempre riesco a farle sentire parte di un meccanismo rivolto alla soddisfazione del cliente, a cui si devono dare risposte veloci, anziché farlo aspettare, indipendentemente da quante cose si hanno da fare nella giornata. L’efficienza, la qualità della risposta al cliente, i tempi della riposta del riassortimento ordine cliente sono molto importanti e, quindi, ci tengo a essere informata in modo da contribuire all’efficienza.