Bruno Conti

  • Il dibattito sul futuro della siderurgia in Italia e in Europa, suscitato dai casi Lucchini e Ilva, negli ultimi anni ha posto l’attenzione sull’opportunità d’investire in tecnologie green come quelle che utilizzano forni elettrici a gas naturale per le lavorazioni dell’acciaio cosiddetto pre-ridotto (depurato dalle impurità). All’estero, intanto, resta la quasi indifferenza delle multinazionali del settore che hanno sedi in paesi dove la salvaguardia dell’ambiente non è ancora una priorità nelle politiche di produzione. La trasformazione in atto nel siderurgico, che in Italia conta la

  • Con un investimento di quasi 2 milioni di euro, Sefa Acciai scommette ulteriormente nel mercato siderurgico. Eppure, in questo momento il settore è in difficoltà, come più volte lei ha constatato sulle pagine della “Città del secondo rinascimento”. Perché è importante investire ora?

  • Sin dalla prima metà del XIX secolo l’industria siderurgica è stata il motore dello sviluppo economico del paese, che nel 1950 contava 210 aziende nel settore per un totale di oltre duecento stabilimenti. Attraverso la sua testimonianza, negli scorsi numeri della rivista, abbiamo esplorato le immense implicazioni della siderurgia nella vita dei cittadini. Ma oggi la siderurgia è ancora un indice di sviluppo dell’Italia?

  • In questo numero apriamo il dibattito sul vento della salute che l’impresa ha la chance di offrire al paese. Qual è la sua testimonianza in oltre quarantacinque anni di attività nel settore siderurgico, che tanto ha contribuito all’avanzamento industriale, oltreché civile, dell’Italia?

  • Nella costruzione della città del secondo rinascimento è essenziale rilanciare il valore della produzione, che è intellettuale nella misura in cui procede dalla mano. La sua testimonianza ha sempre rilanciato il valore della manifattura in Italia e nel pianeta, ma com'è cambiata negli ultimi anni la geografia del manifatturiero nella siderurgia e nell'acciaio in particolare?

  • Nel dibattito che avviamo in questo numero della rivista, ospitiamo testimonianze di imprenditori che constatano l’intervento della mano intellettuale nelle eccellenze del manifatturiero italiano. In che termini il vostro intervento è nell’ordine della mano intellettuale?

  • Da anni lei si batte per promuovere e valorizzare la cultura della meccanica che ha portato il paese a essere uno fra i più industrializzati del mondo e ad avere un’elevata qualità della vita. Nell’era digitale, perché occorre investire con decisione nel manifatturiero e nella meccanica in particolare?

  • In febbraio scorso, il presidente americano Barack Obama ha inaugurato il nuovo polo di Detroit per la ricerca su metalli avanzati, leghe leggere e nuovi materiali per il futuro di auto, aerei e mezzi militari, annunciando il progetto di costituire altri quaranta poli manifatturieri negli Stati Uniti.

    In Italia, il vostro Gruppo da oltre quarant’anni contribuisce alla crescita dei distretti manifatturieri, in particolare nella fornitura e nella lavorazione di acciai speciali, titanio e leghe nei settori costruzione stampi, packaging, racing

  • Sefa Holding Group, in quarant’anni di attività del suo fondatore, ha instaurato importanti partnership con diverse società internazionali nei settori della produzione e della distribuzione dell’acciaio da costruzione e da utensili, del commercio e delle leghe di titanio e delle lavorazioni meccaniche su disegno, divenendo uno fra i gruppi industriali di riferimento in Italia al servizio dei distretti manifatturieri per la crescita economica del paese. Quali sono gli scenari che si profilano per il manifatturiero in Italia?

  • Di recente l’Italia è uscita dal novero degli otto paesi più industrializzati. Tuttavia non sembra che si stiano adottando politiche di rilancio dell’industria e dell’impresa nel paese, mentre gruppi strategici per la nostra economia sono spesso messi in ginocchio e svenduti a nuovi compratori esteri. Cosa ne pensa?