De Capoa Antonio

  • Spero che nei prossimi anni qualche storico riesca a compiere un’analisi complessiva sugli effetti che, indirettamente, le iniziative giudiziarie denominate “Mani Pulite” ebbero sull’economia italiana e che ci stiamo trascinando ancora oggi. Quando iniziò Mani Pulite (che fece emergere un sistema corruttivo generalizzato e, purtroppo, cronicizzato, nel nostro paese), l’Italia era una nazione leader non solo in Europa, ma a tutti gli effetti uno dei paesi più industrializzati al mondo (la sesta potenza industriale mondiale). La caduta del Muro di Berlino coincise con un momento storico

  • Quando si parla di fondi strutturali europei a favore della Polonia, occorre tenere conto che la raccolta di denaro da parte dell’Unione europea avviene tramite i dazi doganali, mentre in precedenza, prima del trattato istitutivo della Comunità europea, le dogane incassavano per conto dello stato. La Polonia è riuscita a ottenere una parte cospicua di fondi perché si è avvalsa con precisione delle normative, come in passato l’Olanda, e partecipa ai cosiddetti paesi virtuosi, che richiedevano il 100 per cento dell’importo ottenibile e lo spendevano con adeguata rendicontazione. Diversamente

  • Mi occupo di diritto del commercio internazionale dagli anni ottanta: nel 1984 ho avviato un’attività con la Cina, nel 1986 ho proseguito con l’ex Unione Sovietica e poi, seguendo le rotte del mercato, ho incominciato a lavorare con il mondo africano e musulmano. Sono uno dei pochi specialisti italiani di diritto islamico e dal 2006 ho uno studio in Libia, dove ho lavorato fino a un anno fa. Nel 2010, l’interscambio tra Italia e Libia ammontava a venti miliardi di euro. A questo importo dobbiamo aggiungere tutto l’interscambio invisibile e intangibile, che è difficile da quantificare.