Zarri Claudio

  • Lei è ambasciatore nel mondo delle macchine trapiantatrici Checchi e Magli da venticinque anni e ciascun anno visita mediamente sessanta paesi, fra Oriente e Occidente, che garantiscono una quota export all’azienda pari al 50% del fatturato. Ma anche in Italia le richieste delle vostre macchine sono aumentate del 50%, proprio nei due anni di maggiore incidenza del Covid-19. In che termini un’azienda come la vostra non smarrisce la direzione anche quando, come pure sta accadendo, l’industria attraversa la fase di guerra ulteriore a quella che preme ai confini d’Europa

  • Checchi & Magli è oggi fra le imprese italiane che sono ambasciatrici del made in Italy nel mercato mondiale delle macchine trapiantatrici e delle tecnologie per orticoltura. Cosa sta accadendo attualmente nel settore? Ho iniziato a lavorare in Checchi & Magli vent’anni fa e sono stati anni di aumento delle vendite nei mercati internazionali, ma anche nella dimensione aziendale e nel numero di dipendenti. Oggi contiamo poco più di 50 collaboratori nei cinque stabilimenti dell’azienda, tutti a Budrio, in cui effettuiamo prevalentemente la progettazione e l’assemblaggio di