Edilizia e restauro

  • Da diversi anni, Kompass Service S.r.l. fornisce a Bologna servizi integrati di edilizia, per privati, condomini e aziende. Quali novità particolari propone rispetto a ambiti così differenti?

    Kompass è nata come impresa di servizi e, solo successivamente, si è specializzata nell’edilizia. Ma, in ciascun ambito di attività, è sempre prevalsa l’attenzione al dettaglio, che è alla base della formazione dei nostri operatori. L’attenzione al dettaglio, alle piccole cose, fa di un’azienda una buona azienda, per questo siamo molto attenti a seguire il cliente anche a ristrutturazione

  • Come la restituzione contribuisce alla valorizzazione? Secondo l’idea che gli obblighi sociali costituiscano la base della civiltà, la restituzione, per esempio di un dono, risulta essenziale per istituire i rapporti sociali nell’idea di parità. Si tratterebbe di restituire per ricambiare, per contraccambiare, per avviare un ordine sociale come ordine simbolico: secondo l’antropologia, con il dono non si costituirebbe il valore della cosa, bensì il valore del rapporto come base della società. Per questo il dono potrebbe anche essere inutile, proprio per marcare il suo

  • In che modo il Gruppo Termal, noto anche per il suo impegno per la salute dell’ambiente, contribuisce all’edificazione di un’altra città, in cui l’impresa e l’economia non sono in contrasto con la cultura e la società, anzi, ne sono promotori?

  • Sempre attenta alle esigenze dei suoi 11.000 clienti in tutto il paese, Centrum propone ogni volta novità che danno un contributo alla diffusione della cultura della sicurezza. È il caso della linea di impianti per le civili abitazioni, che è oggetto di un’ampia campagna promozionale in questi giorni…

  • Alcuni relatori dell’incontro In materia di restauro, di cui qui pubblichiamo gli interventi, hanno discusso il libro precedente di Roberto Cecchi I beni culturali. Testimonianza materiale di civiltà (Spirali), il 13 luglio 2007, in questa stessa bellissima sala con le opere del Guercino. Da quel primo libro è sorto un nuovo modo d’intendere il restauro, che ha avviato un dibattito in varie città d’Italia: oltre a Modena, Firenze, Venezia, Milano, Roma, Napoli, e molte altre. Niccolò Machiavelli diceva: “Di cosa nasce cosa, e il tempo la governa”. È proprio ciò

  • Il primo libro di Roberto Cecchi, I beni culturali. Testimonianza materiale di civiltà, ha invitato alla riflessione non solo gli addetti ai lavori, ma anche coloro che gravitano attorno al mondo dei beni culturali. Le testimonianze di questa riflessione sono raccolte nel secondo libro del nostro direttore generale, Il restauro, un’opera che mi ha fornito l’occasione per considerare le concomitanze che esistono nei diversi settori dei beni culturali e che possono analizzarsi partendo da un modo di considerare i beni architettonici in termini talmente innovativi da

  • La considerazione da cui muove Roberto Cecchi nel suo libro Il restauro mi sembra quella più utile e interessante per partire con le mie considerazioni. Quello che propone è di sostituire, al centro dell’attività di restauro, l’idea di testimonianza storica a quella di monumento.

    Se la parola monumento ci consegna qualcosa di statico, parlare di testimonianza storica per i beni culturali apre scenari veramente stimolanti e affascinanti per le scelte di chi come noi – amministratori, ma anche cittadini – abbia a cuore la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio

  • Una delle questioni poste da Roberto Cecchi nel suo bel libro Il restauro (Spirali) riguarda l’organizzazione della tutela dei nostri beni culturali, che rischia di essere un’operazione esercitata solo su una parte del patrimonio storico e artistico italiano. Poiché questo patrimonio – che comprende oltre 500.000 immobili e interessa metà del territorio nazionale – è veramente considerevole, la sua conservazione richiede un lavoro immenso. Il primo criterio da stabilire è quello della catalogazione dei beni culturali, che consente d’intervenire con metodo e piena consapevolezza

  • Nell’introduzione al suo libro Il restauro, Roberto Cecchi afferma che la situazione “che viviamo quotidianamente, per cui tutto è in divenire, talvolta fa nascere il sospetto che non sia sempre un oculato esercizio della tutela a muovere verso nuovi dispositivi, bensì la dissennata disponibilità a lasciare spazio a posizioni di parte che niente hanno a che vedere con la tutela. Il cui unico scopo spesso è solo quello di poter brandire un vincolo a mo’ di alabarda da conficcare nel piano regolatore dell’avversario”. Sono rimasto molto colpito da quest’ultima frase, perché credo

  • Non è facile rappresentare una categoria come quella degli architetti che, dovendo intervenire su un edificio vincolato, sente lunghi brividi alla schiena, e non certo per la difficoltà dell’impegno, ma per il confronto prossimo con la sopraintendenza. Sono consapevole quale conoscenza tecnico professionale comporti un intervento di restauro e come il percorso formativo di alcuni architetti non sempre sia all’altezza del compito assegnato. Ammetto che, accingendomi a leggere il libro di Roberto Cecchi, Il restauro, ho pensato, in modo supponente, che fosse l’ennesimo trattato del