Edilizia e restauro

  • È un privilegio essere qui, aver ascoltato questo dibattito intorno al mio libro, in una città per me pressoché sconosciuta, Bologna, che ho visitato una sola volta, più di vent’anni fa.

  • La prima cosa che mi ha impressionato del libro di Massimo Mola è il titolo, Come ascoltare gli edifici. Non mi stupisce che un lettore del “Resto del Carlino”, questa mattina, chieda al giornalista che cosa significhi questo titolo. Si ascolta chi parla, quindi, potremmo pensare a una metafora, a un modo di dire un po’ inconsueto, a una sorta di animismo: parlano gli alberi, le città e così via. Ma io penso che non si tratti di una metafora: l’idea che anche gli edifici parlino è da prendere alla lettera. Secondo un concetto filosofico ottocentesco, lo spirito degli uomini può

  • Tutti noi siamo abituati a parlare dei nostri diritti, che ciascuno tende a promuovere al massimo. In questo convegno, si parla di diritti di un contesto, di diritti di un fabbricato rispetto alla propria natura, alla propria essenza. E sono due concetti molto differenti: un conto sono i diritti sui fabbricati, che, con arroganza spesso, le imprese per prime, ma anche gli utilizzatori, coloro che li vivono, tendono a affermare, come il diritto di avere la scala, di allargare la camera, di mettere la finestra nel sottotetto; un altro conto sono i diritti di cui parla Massimo Mola nel suo

  • Quando ho visto il titolo del libro di Massimo Mola, Come ascoltare gli edifici (Spirali), ho pensato (per deformazione professionale) a un testo tecnico di acustica edilizia, ma, appena ho cominciato a leggerlo, ho capito che si trattava di qualcosa di più profondo.

    Emergono valutazioni tecniche e aspetti culturali, calati in una realtà tecnologica e di benessere che spesso incontra contraddizioni molto forti tra esigenze di conservazione del patrimonio architettonico e di memoria culturale, da un lato, e “voglia” di sperimentare soluzioni, materiali, tecnologie innovative

  • Intervista di Anna Spadafora

    Quali sono i criteri con cui Coop Costruzioni lavora in modo da ascoltare le esigenze degli edifici, oltre che del contesto e dell’ambiente in cui gli edifici si trovano?

    Sia negli edifici che progettiamo, costruiamo e vendiamo noi, sia in quelli che costruiamo per committenti pubblici o privati, il criterio della qualità è una costante. Abbiamo sempre un grande rispetto per l’ambiente, per non parlare della sicurezza nei cantieri, tipica, a mio avviso, delle cooperative in generale. Ci distingue anche il nostro approccio alla committenza

  • Intervista di Anna Spadafora

    Al consorzio CIPEA aderiscono ormai 514 imprese del settore edile e affine, che costituiscono con il consorzio dispositivi commerciali e finanziari, di comunicazione e di ricerca, in direzione della qualità. Si potrebbe dire quasi che, grazie a CIPEA, le imprese trovano un cervello che si aggiunge a quello di ciascuna di esse. Quali sono le ultime novità nell’ultimo anno a questo proposito?

  • Cristina Frua De Angeli è presidente della Fondazione di cultura internazionale Armando Verdiglione. Università internazionale del secondo rinascimento e presidente della Villa San Carlo Borromeo. Protagonista di congressi tenuti nelle principali capitali mondiali in oltre trent’anni, dirige la casa editrice Spirali e il Dipartimento di Brainworking per i dispositivi intellettuali con imprenditori e banchieri.

    Scrittrice e traduttrice, docente di cifrematica, in particolare ha coordinato, diretto e curato il restauro della Villa San Carlo Borromeo e del parco e ora sta allestendo

  • "Il silenzio e la solitudine atta alla meditazione e al riposo dello spirito…”, così scriveva in un suo appunto Ferdinando II di Borbone  nel 1789, quando osservava il luogo, poco distante dal Palazzo Reale di Caserta, dove aveva deciso d’intraprendere la costruzione della tessitura di San Leucio. Ritengo che i luoghi e le persone si cerchino e, quando si ritrovano, si accende un desiderio di consolidare e di esprimere questo rapporto.

    Il senso di benessere, la percezione di essere in armonia con i luoghi e quanto li circonda, lo stato di serenità, il silenzio, la luminosità, il

  • intervista di Anna Spadafora

    Il libro di Marco Maiocchi Archestesie esplora le opportunità di un’esperienza estetica, per dir così, globale, in cui l’architettura, la musica, la poesia e le arti visive s’intersecano per offrire effetti inediti e inusuali. In che modo lei riscontra, nella sua attività di imprenditore edile e nella sua ricerca in architettura, l’importanza della bellezza, specialmente oggi, in un’era in cui la comunicazione si avvale di strumenti di vario tipo e anche l’ambiente comunica?

  • Il termine archestesie è stato da noi, autori di Archestesie, inventato in seguito a sperimentazioni e applicazioni delle teorie sviluppate presso il Politecnico di Milano, nei laboratori e nei corsi di cui siamo stati incaricati dal 1999.

    Il primo fenomeno che ci ha portato a occuparci in modo così approfondito delle relazioni tra i sensi e, poi, delle relazioni in sé, è stato il fenomeno dell’acusmetria. Quindi, l’archestesia è una conseguenza allargata, per dir così, dell’invenzione dell’acusmetria, anche se restano ambiti distinti. Se facciamo un test su che