Stefano Betti

  • In qualità di attori protagonisti della ricostruzione post-sisma, sul campo tutti i giorni in questi mesi, noi costruttori abbiamo sostenuto con forza che le parole chiave che ciascuno nel proprio ruolo deve tenere in mente sono principalmente due: tempo e coraggio. 

  • Nell’introduzione al suo libro Il restauro, Roberto Cecchi afferma che la situazione “che viviamo quotidianamente, per cui tutto è in divenire, talvolta fa nascere il sospetto che non sia sempre un oculato esercizio della tutela a muovere verso nuovi dispositivi, bensì la dissennata disponibilità a lasciare spazio a posizioni di parte che niente hanno a che vedere con la tutela. Il cui unico scopo spesso è solo quello di poter brandire un vincolo a mo’ di alabarda da conficcare nel piano regolatore dell’avversario”. Sono rimasto molto colpito da quest’ultima frase, perché credo

  • Dal libro di Lorenzo Jurina emergono tanti aspetti interessanti, ma vorrei partire da quello evocato dallo stesso titolo, Vivere il monumento. Conservazione e novità, che ci ricorda che il monumento deve vivere e deve essere fruito dalla collettività. Potrà sembrare un discorso di parte – rappresentando l’Associazione dei Costruttori –, ma è inevitabile che il monumento, per vivere, debba rendere al proprietario, che non deve essere necessariamente un privato, anzi, in molte occasioni, si tratta di un ente pubblico. Ma anche in questo caso il monumento deve rendere, nel senso che

  • Come costruttori, e in particolare come ANCE Modena, che ho l’onore di rappresentare, siamo interessati alla valorizzazione dei beni culturali, in quanto esecutori delle decisioni che nascono dalla concertazione tra l’amministrazione dello stato e gli enti locali. Sia nella parte di imprese appaltatrici di bandi di gara pubblici, sia nella parte di committenti di opere private, siamo attenti osservatori dell’evoluzione che nel corso di questi anni è avvenuta nel settore dei beni culturali.