Sini Carlo

  • Di tecnica si è cominciato a parlare in maniera diffusa tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, quando esplose la consapevolezza della grande potenza tecnologica dell’Europa, con la sua scienza e la sua tecnica: si annunciava un futuro straordinario, dove tanti problemi tradizionali della vita umana si sarebbero risolti brillantemente. Tuttavia, anche a causa delle tragedie del Novecento, con le due grandi guerre, alla fase di entusiasmo ne seguì una polemica, critica, sospettosa: la tecnica cominciò a essere percepita come il grande nemico della naturalità,

  • La questione è molto antica, nasce da una vicenda le cui radici si perdono nella notte dei tempi e che ha dato luogo a una serie di miti, di racconti e di trasfigurazioni, che ruotano soprattutto intorno alla figura emblematica di Dioniso. Attraverso le vicende del vino possiamo leggere una complessa storia di civilizzazione. C’è una fase dello sviluppo della cultura umana, soprattutto nel Medio Oriente, che ha attraversato secoli, si è via via consolidata e ha scoperto – attraverso un procedimento sicuramente non semplice – un prodotto eccezionale, la cui forza inebriante deve avere

  • Possiamo pensare che anche la conoscenza sia lavoro? Per farlo, dobbiamo lasciarci alle spalle la distinzione tra conoscenza e lavoro, cosa impossibile per Aristotele, perché la sua era una società schiavista, piramidale, costruita aristocraticamente. Noi, invece, siamo in una società democratica, con attribuzioni lavorative differenti e compiti sociali variegati. Eppure, abbiamo unificato tutte le attività umane sotto un’unica categoria: il lavoro, ereditando una vecchia concezione del lavoro, che comporta una vecchia concezione della cultura. Pensiamo che la cultura sia libresca,

  • Un recente articolo su “La Repubblica” riportava una ricerca che pretendeva di confermare ben quindici differenze fra l’uomo e la donna. Lo studio, pubblicato sulla rivista “Public Library of Sciences”, è stato condotto da Marco Del Giudice, del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino, e da alcuni suoi colleghi della Manchester Business School, su un campione di diecimila americani. Da questa indagine è emerso che molti luoghi comuni non sempre sono tali: ci sarebbero realmente sensibili differenze fra uomo e donna – addirittura soltanto per il 10-20 per

  • Quello che noi oggi chiamiamo rivoluzione di paradigma è stato introdotto da Leonardo da Vinci. È cambiato il paradigma del sapere, anche se purtroppo solo in parte. Qual è stata questa rivoluzione? Ne parlo per mostrare che è di grande attualità e la riepilogo con una sua battuta famosissima: “Sono un uomo senza lettere”, diceva. Che cosa voleva dire? Che era un ignorante? Ovviamente no, ma che il suo sapere non nasceva dai discorsi. Il cambiamento di paradigma, l’altro modo di guardare il sapere che nasceva nelle botteghe della Firenze del Quattrocento – non nelle Università, ma nelle

  • Anzitutto credo che occorra riflettere sulla nostra esigenza d’integrazione. Se avessimo usato questa parola cinquecento anni fa, probabilmente non saremmo stati intesi. L’integrazione nel senso moderno del termine è un problema che incomincia con l’impresa di Colombo, che crea una situazione che sconvolge tutte le tradizionali maniere attraverso cui l’uomo aveva concepito se stesso, la terra, il mondo, le religioni. Dal momento della scoperta di Colombo nel pianeta c’è tutt’altro e bisogna integrarsi con tutt’altro. Allora l’integrazione è nata da una violenza inaudita, che è ancora in

  • Molti anni fa, mentre ero a Baden Baden per un convegno, durante le ore libere raggiunsi la periferia della città per visitare la casa dove Johannes Brahms aveva vissuto per alcuni anni, in giovane età. Ritornando in albergo, mi ritrovo nell’incredibile ingorgo dell’ora di punta e, nonostante l’esasperazione del momento, mi accorgo di un’ampia area sulla quale si affaccia un monastero benedettino del ‘500, che decido di visitare. Entro in un luogo in cui regna la penombra, mi siedo in fondo alla chiesa e inizio a guardarmi intorno godendo, finalmente, del silenzio e della pace, dopo tanti

  • Per parlare di uno dei punti nodali della riflessione mondiale – il rapporto tra scienza, finanza e mercato, da una parte, e quello tra libertà e etica, dall’altra – parto da una citazione di Aristotele, uno dei passi iniziali della Politica: “Chi per le sue qualità intellettuali è in grado di prevedere per natura comanda ed è padrone, mentre chi ha doti inerenti al corpo per natura deve essere comandato ad esercitarle ed è naturalmente schiavo”. Poi Aristotele prosegue: “L’uomo è animale più socievole di ogni ape o di ogni altro animale che viva in greggi. Infatti, la natura non

  • Non stupitevi se incomincerò con un esempio molto semplice, che prende spunto dalla celebrazione del centenario di Darwin. È risaputo che Darwin sviluppò la sua idea dell’evoluzione naturale tenendo molto conto, fra l’altro, dell’evoluzione artificiale. Questo tipo di evoluzione è stata applicata dagli allevatori sin dai tempi antichi quando, per la necessità di avere mucche che producessero molto latte, facevano riprodurre un animale con questa caratteristica. Di fatto, si trattava di una selezione sessuale per la sopravvivenza del latte, non per quella delle mucche.

  • Incomincio annotando due limiti dell’attuale politica produttiva, industriale, monetaria e di mercato. La prima considerazione negativa è che la produzione delle merci, delle cose, dei beni, delle condizioni di vita ha un traino che ha usurpato la sua funzione: il capitale finanziario. Oggi si produce in funzione del capitale finanziario. Quindi, le condizioni di vita delle persone sono sempre più agganciate alla logica della produzione del capitale in quanto tale, mentre il capitale dovrebbe essere lo strumento e non il fine della produzione. L’altra questione è che,