LA PROPRIETÀ, COROLLARIO DELLA LIBERTÀ

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avvocato, presidente della Fondazione Giorgio Morandi

La cultura liberale consente una valutazione precisa dei problemi per ché le sue considerazioni muovono da un approccio pragmatico, cioè dal fare. In Italia i liberali hanno attraversato un momento in cui non erano pronti a confrontarsi con quelle che erano le gran di ideologie, non tanto il comunismo contro cui gli effetti di reazione sono stati più immediati, quanto soprattutto con il socialismo. Abbiamo visto, per esempio, a cosa ha portato nella pratica il concetto di uguaglianza, così come sostenuto da Rousseau o da Proudhon.

Si era aperto uno squarcio dopo gli anni della violenza di Tangentopoli, quando decine di suicidi avvenivano all’interno delle carceri, ma anche in abitazioni private, perché chi era raggiunto da un avviso di garanzia non poteva sopportare quella violenza mediatica e giudiziaria e l’isolamento a cui era sottoposto. Ricordo bene quella fase perché ero una ragazza e avevo la fortuna di seguire alcuni liberali come Gualtiero Fiorini, Antonio Martino, Alfredo Biondi, Raffaele Costa, Gian franco Ciaurro e Giuliano Urbani. Fu allora che questi liberali proposero a Cesare Romiti di scendere in campo, ma non aveva nessuna necessità di entrare in politica avendo già rapporti diretti con entrambi i rami del Parlamento. Poi sembrava che potesse intervenire Mariotto Segni, ma non accettò di fare l’accordo con il Movimento Sociale Italiano. Ecco perché scese in campo Silvio Berlusconi, e il resto della storia lo conosciamo.

Era un momento particolare in cui furono i liberali – in cinque e non in milioni – che riuscirono a trovare un imprenditore, un uomo del fare, che inaugurasse una nuova stagione politica. Tuttavia, come sappiamo, la prima riforma del governo Berlusconi – la riforma della giustizia – vide cadere la prima testa, quella di Alfredo Biondi. Dico questo perché senza la tutela giuridica del sistema della giustizia non esiste la proprietà e non esiste la libertà. Poi, con la riforma della pubblica amministrazione, la seconda testa a cadere fu quella di Raffaele Costa a cui seguì quella di Antonio Martino, monetarista che si anteponeva alle idee di Keynes e che era stato allievo di Milton Friedman, della scuola di Chicago.

Per intendere il valore della proprietà, quindi della libertà, occorre lavorare sul piano culturale. In questo senso il presidente della Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, ha la possibilità di promuovere la diffusione di una cultura liberale, come sta facendo con scrittori, filosofi e giornalisti. Per questo è importante leggere libri come quello del professor Carlo Lottieri e anche quello del principe del Liechtenstein, Hans-Adam II, Lo Stato nel terzo millennio (IBL libri). Entrambi sono concordi su questo argomento quando scrivono che, indipendentemente dalle forme di governo o di Stato, che sia una monarchia, un principato o una repubblica, è importante che proprio le piccole comunità – per riprendere quanto diceva Lottieri sulla deresponsabilizzazione nelle proprietà collettive – abbiano la possibilità di intervenire subito verso i politici per controllare l’amministrazione del nostro patrimonio. Senza questo intervento diventa difficile leggere i diritti del cittadino in senso liberale, quindi in senso favorevole al diritto di proprietà.

Tale considerazione mi riporta alla mente il caso di una signora anziana, definita “fragile” dagli assistenti sociali solo perché aveva ottant’anni. Il giudice l’aveva ritenuta incapace di gestire i suoi patrimoni, senza nemmeno in contrarla, e aveva nominato immediatamente un amministratore di sostegno. Questa signora, oltre al difetto dell’età avanzata, aveva anche quello di non avere mai lavorato perché le rendite del suo patrimonio glielo consentivano. Era una donna che viveva in modo molto semplice, la casa era di proprietà e non ha mai ambito a viaggiare, ad avere pellicce, gioielli o altro. La sentenza d’appello ha confermato il diritto del la signora di vivere nella propria casa, liberandola anche dal controllo di quel la “governante” non richiesta che era l’amministratore di sostegno. La signora oggi gode di ottima salute e continua a esercitare i propri diritti di proprietà. Come notava il professore, questi diritti sono in pericolo quando subiamo la licenza di chi governa tramite l’anarchia giuridica.

A proposito della battuta di Lottieri, “beati i possidenti”, da molti anni in Confedilizia a Bologna quando un figlio non è bravo i genitori gli promettono di regalargli un immobile. A buon intenditor…