UN NUOVO MODO D’INVESTIRE NELLA PROPRIETÀ IMMOBILIARE

Ho molto apprezzato il libro di Carlo Lottieri, La proprietà sotto attacco (Liberilibri), anche se non posso dire di condividerne tutti gli spunti critici, ma l’afflato generale è molto convincente.
Lottieri scrive: “Non c’è libertà senza proprietà”, e prosegue affermando che la ricchezza è una maniera di espandere il controllo sulla natura, uno strumento utile a ridurre le incertezze tramite il risparmio, a costruire relazioni attraverso l’associazione, a porre le basi per progetti produttivi condivisi. Lui non lo sa, ma in questa breve frase ha scritto la storia di Rerum Capital. E a noi, che siamo uomini del fare, piace avere un cappello programmatico e filosofico così importante. Perché? Cos’è Rerum Capital? Potremmo dire che è un soggetto privato? Sì. Possiamo dire che ha un padrone? No. Sembra una contraddizione. Nel diritto e nell’esperienza anglosassone esisto no i Club Deal, club di investitori che hanno relazioni di amicizia e di affari e che, di fronte alla necessità d’impiegare il risparmio, si associano in virtù di processi produttivi. Quindi, questi elementi che l’autore ha condensato in una frase costituiscono veramente la storia della nostra azienda.
In Italia un Club Deal è un piccolo consorzio di investitori, un club di persone, per dir così, “a modo”. Pertanto, i nostri soci sono soggetti a una clausola di gradimento, non siamo uno strumento aperto a tutto e a tutti. Come accade in ciascun club, per essere accolti bisogna essere referenziati, presentati e, nel nostro caso, bisogna anche condividere un progetto produttivo.
Il nostro club è nato per motivi pre valentemente amicali, perché eravamo professionisti che si conoscevano fra loro. Inoltre, l’attività professionale che ho svolto per oltre un quarantennio come dirigente bancario, e poi come professionista finanziario, ha contribuito a orientarmi sui temi del risparmio, della proprietà e della ricchezza. Ho avuto occasione anche di lavorare con figure di spicco del mondo bancario, come Alessandro Profumo, citato dal presidente di Confedilizia nel suo intervento. Ma, in termini pragmatici, la casa è stata ed è indubbiamente uno dei pilastri dell’investimento del risparmio degli italiani.
Da oltre cinquant’anni la Banca d’Italia rileva nel suo report annuale che la ricchezza degli italiani è impiegata per metà in immobili e per metà in soldi. Se per i primi trent’anni mi sono occupato soltanto di soldi, a un certo momento ho constatato che mi mancava l’altra metà della mela. La costruzione, la tutela, la preservazione della ricchezza come strumento di libertà, di tutela contro le incertezze, mancava della seconda gamba.
Tuttavia, quando ho incominciato a valutare l’investimento nella proprietà immobiliare, ho dovuto confrontarmi con obiezioni di questa natura: “Sì, ma sulla seconda casa ci sono troppi problemi: la tassazione, l’inquilino che non paga, l’equo canone (che oggi non c’è più), i vincoli di adeguamento”. Allora, mi sono chiesto come consentire l’accesso all’investimento e alla proprietà immobiliare in un mondo così complesso, così regolamentato e talora, come qualcuno afferma, ideologicamente regolamentato. Ecco perché abbiamo pensato alla costituzione di un’associazione per la condivisione di progetti produttivi nel settore edilizio. Inizialmente eravamo in sette soci e poi, man mano, siamo arrivati al punto in cui Rerum Capital è divenuta un’associazione – nella forma giuridica della società per azioni, quindi con tutte le tutele, le trasparenze e gli obblighi di legge – di oltre quaranta risparmiatori e investitori, anche di piccoli risparmiatori, che hanno gli stessi diritti.
Per inciso, non abbiamo inventato niente, la nostra è stata un’imitazione creativa: proprio negli anni 2015 2016, quando i fondatori hanno costituito questo Club di investitori, una grande banca proponeva alle perso ne facoltose di costituire Club Deal esclusivi e prefigurava uno scenario di rendimenti intorno al 7% annuo, già all’epoca un rendimento convincente, perché i titoli di Stato erano fra il 3% e il 4%.
Quindi il 7% era un obiettivo sfidante, ma per fortuna il giornalista che aveva redatto l’articolo informativo era intellettualmente onesto e ricordava che questa grande istituzione finanziaria avrebbe prelevato circa il 3% di commissioni. Allora noi, prendendo spunto da questa proposta, a tutela del potere d’acquisto dei nostri risparmi, abbiamo stabilito che il rendimento di questo Club Deal dovesse andare tutto ai soci e oggi, a consuntivo, la nostra media di rendimento è in linea con quel fatidico 7% annuo. Forse, anche questo è il motivo per cui, senza che facessimo pubblicità e non potendo sollecitare il pubblico risparmio, abbiamo trovato qualcuno che ragiona nell’ambito della propria libertà individuale e ha ritenuto opportuno partecipare al Club.
Inoltre, come diceva l’autore, attraverso la difesa dei diritti dei singoli proprietari e delle associazioni di investitori possiamo arrivare a riscoprire tutte le potenzialità che la proprietà offre. Oggi la proprietà del la prima casa, l’acquisto della casa per i figli e ogni altro investimento immobiliare da mettere a reddito sono una caratteristica del mercato italiano. Ci sarebbe da riflettere, invece, sul fatto che una larga fascia del ceto medio è in grande difficoltà nell’affrontare l’acquisto della casa. Riporto un dato significativo: sempre Banca d’Italia rilevava come ne gli anni settanta lo stesso immobile si acquistava con sei anni e mezzo di stipendi, mentre a oggi ne occorrono quasi il doppio. Il tema dell’incidenza dell’inflazione sulla proprietà è molto importante. L’inflazione può essere definita in modo molto semplice: è un ladro silenzioso che viene di notte e ci toglie potere d’acquisto. L’inflazione è un nemico terribile che professionalmente devo tenere sotto controllo, perché la clientela chiede a una figura come la mia di monitorare costantemente il potere d’acquisto dei propri risparmi. L’inflazione è un’idra divoratrice terribile: mentre svaluta ogni bene di consumo, non incide più di tanto sul valore degli immobili, i quali si rivalutano e si adeguano ai prezzi di mercato, costituendo la risposta più giusta, più corretta e più immediata che l’italiano ha avuto per tutelare il proprio potere d’acquisto. Molto più dei rendimenti nominali fallaci dei titoli del debito pubblico. Ricordo che nei primi anni ottanta i CCT sfiorarono il 23%, ma l’inflazione era al 22%. Dunque cosa rimaneva veramente della valorizzazione del risparmio? Quindi, un conto sono i rendimenti nominali, un conto sono i rendimenti reali.
Voi capite che il diritto alla proprietà in Italia non è stato molto tu telato e si assiste a un progressivo impoverimento del ceto medio. Di questo dato così preoccupante noi non possiamo non farci carico e, poiché siamo uomini del fare, dobbiamo produrre, produrre bene e in belle posizioni della città, immobili che siano accessibili a una fascia ampia di cittadini. E allora vogliamo, prima ancora che ce lo imponga il legislatore, costruire case salubri, antisismiche e con alte prestazioni energetiche, perché questa è una giusta aspettativa dell’acquirente. Ma il sistema bancario ancora latita nel finanziare la filiera produttiva residenziale, ponendo una serie di barriere al progredire di nuove iniziative immobiliari di qualità.
Alla domanda che si poneva l’autore alla conclusione del suo libro, se esiste una via di uscita per il mercato italiano, rispondo che noi, attraverso l’associazione di investitori, attraverso la condivisione di progetti produttivi stiamo combinando tre elementi: il diritto a una proprietà di qualità, all’impiego proficuo del risparmio a tutela delle incertezze future, a un in vestimento semplice che tolga al proprietario ogni tipo di problema. Vorremmo che l’associazione fra investitori, l’economia di scala raggiunta e la gestione professionale costituiscano la via d’uscita reclamata nel libro di Lottieri.
Noi italiani abbiamo sempre tesaurizzato la ricchezza in immobili. Essi rappresentano la principale tutela del potere d’acquisto reale. Negli ultimi decenni anche le azioni quotate nei principali mercati internazionali si sono dimostrate in grado di incrementare il valore degli investimenti, ma con un’elevata volatilità. In assenza di adeguata cultura finanziaria abbiamo avuto esisti a volte nocivi. Il mercato immobiliare italiano ha avuto anch’esso una sua ciclicità, ma chi vi ha investito non si è fatto prendere da timori, paure, ansie o desideri speculativi. Il nostro modello di investimento immobiliare ha quindi offerto sia una tradizionale riserva di valore sia una regolare distribuzione di proventi. Ci piace pensare che questa nostra intrapresa divenga sempre più un riferimento per i cittadini italiani.