VILLA GIULIA, L’ACCOGLIENZA È DI CASA

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amministratore della Casa Residenza per Anziani Villa Giulia, Pianoro (BO)

Avrei dovuto partecipare a questo convegno dal titolo La casa. La proprietà, l’investimento, l’accoglienza (Bologna, 29 ottobre 2024) collegandomi da remoto da Manhattan, dove avrei dovuto recarmi qualche giorno fa. Poi, è arrivata l’alluvione e oggi sono qui per sta re insieme a voi, pur facendo molti sacrifici perché la nostra struttura, la Casa Residenza per Anziani Villa Giulia, è stata investita da oltre tre metri cubi d’acqua e fango per un’estensione di circa mille metri. Siamo comunque riusciti a preservare i nostri residenti e da qualche giorno l’attività è proseguita, pur fra moltissime difficoltà. Pensate che i vigili del fuoco sono arrivati a Villa Giulia dopo ben quattordici ore e sono dovuti intervenire la Protezione civile di Trento e il Nucleo dei Sommozzatori di Firenze, perché a Bologna mancavano le idrovore. È stato divelto tutto, abbiamo perso tutte le scorte di magazzino e le attrezzature della palestra riabilitati va. Ma non abbiamo perso la voglia di fare e, fra il pubblico di questo convegno, vedo oltre cento persone unite dalla parola “fare”.

Villa Giulia è una casa di residenza per anziani ed effettivamente questa è la loro casa. Accade che persone con un “deterioramento cognitivo” dicano che vogliono andare a casa. Ma stanno formulando non la richiesta di andarsene quanto, invece, l’esigenza di voler tornare al tempo della ricerca e della serenità, come quando erano bambini. La casa rap presenta un ambito protetto, in cui accogliere e sentirsi al sicuro.

Nella nostra Casa Residenza per Anziani l’accoglienza avviene nel fare, proprio come accade nella casa, non come in albergo dove bisogna rispondere alle esigenze di chi è di passaggio. Per questo sono “residenti” e non li chiamiamo più ospiti e nemmeno pazienti, come accade negli ospedali e nei luoghi di cura in generale. Nella struttura dove risiedono, queste persone trovano il loro modo di restare, il modo di fare specifico della fase della vita che chiamiamo età anziana, in cui il fare è costruttivo attraverso progetti dedicati a ciascuno.

L’accoglienza avviene lasciando fare ai residenti ciò che desiderano, a differenza di altre strutture in cui vivono allettati. Per questo di recente abbiamo implementato anche l’attività nell’orto: i residenti vanno in giardino e coltivano l’insalata o i pomodori, come facevano nella giovinezza, oppure cuciono le bambole di pezza, le Pigotte, destinate ai bambini più sfortunati.

L’ultimo progetto che abbiamo avviato a Villa Giulia sono le Olimpia di, con squadre costituite dalla nostra animatrice insieme alla fisioterapista, che hanno organizzato giochi da seduti per vincere la “Coppa del Nonno”. Tutto questo avviene oltre alle altre attività quotidiane, fra cui il servizio alberghiero di accudimento, la palestra, quindi la fisioterapia, l’attività in acqua o dall’estetista, dal podologo o dal parrucchiere.

Ciascun residente è libero di andare all’esterno della struttura, nei negozi o al bar, per l’appuntamento del giovedì mattina “Colazione da Tiffany”, in cui si può fare colazione con il cappuccino di soia piuttosto che con la brioche, accompagnato dai nostri operatori.

Un altro progetto che abbiamo realizzato è il “Boschetto dei centenari”. Al compimento dei cent’anni di una residente i nostri operatori pianta no un albero. Abbiamo incominciato quasi per caso e oggi contiamo già sette nuovi alberi da frutto, scelti in base alle caratteristiche di ciascun centenario: gli alberi potranno la sciare dei frutti alle generazioni fu ture.

A Roma, nel recente convegno di Anaste, l’Associazione nazionale che raccoglie realtà di qualità nell’accoglienza degli anziani, il presidente nazionale ha rilanciato il nostro progetto in modo che sia attuato in tutte le strutture associate, rispetto alle quali Villa Giulia ha più centenari a livello nazionale.

Viaggio spesso per lavoro e mi sono recata a Barcellona, a Dallas, in America, in Giappone, poi anche a Dubai, ma non ho trovato niente di nuovo rispetto al nostro caso di qualità. In Giappone abbiamo visto in azione i primi robot che prestavano assistenza all’anziano. È stato molto bello, benché l’assistenza erogata da un robot, anche semplicemente nell’offrire un bicchiere d’acqua, sia un approccio freddo perché mancano la parola e le emozioni che possono scaturire dall’incontro, in cui accade molto di più che offrire un semplice bicchiere d’acqua.

Il mio appello è rivolto al governo del Paese: occorre aiutare le famiglie che hanno persone anziane, perché oggi risiedere in strutture come la nostra necessita di disporre di risorse che non tutti possono permettersi. È necessario favorire la libertà di ciascuno di decidere dove e come trascorrere la fase conclusiva della propria vita.