GIOCO E INVENZIONE: COME UN’AZIENDA DIVIENE CASO DI VALORE

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Sales & marketing director, Asotech, Reggio Emilia

Con 160 giovani talenti, tecnici e ingegneri che lavorano nella vostra azienda, voi siete noti come “collaborative innovators” per le imprese che affiancate come veri e propri partner. Pur essendo una realtà nata nel 1996, che lavora in stretta collaborazione con i principali player industriali in vari settori, in Italia e in altri paesi, avete mantenuto un approccio che procede dall’apertura assoluta e coglie la particolarità del singolo cliente, anziché cercare la standardizzazione. Quali sono le aree di consulenza che offrite?

La varietà di competenze dei nostri collaboratori è talmente ampia che possiamo offrire consulenza in due ambiti apparentemente distanti fra loro: da una parte, l’engineering all’interno delle nostre Business Unit (progettazione meccanica, progettazione software e hardware per l’automazione industriale, analisi e calcolo CAE e simulazioni FEM e CFD, documentazione tecnica) e, dall’altra, la digitalizzazione.

Ciascuna sfida ha più di una risposta e il nostro compito è quello d’individuare la più efficace. Per farlo, inizia mo dall’analisi attenta dell’esigenza e della realtà del cliente, instaurando un approccio di collaborazione e interazione che ci permette d’intervenire in modo mirato.

Per quanto riguarda il ramo dell’engineering, offriamo servizi avanzati che supportano il costruttore di macchine o l’utilizzatore finale in tutte le fasi del progetto. Nella progettazione meccanica, affianchiamo i clienti in un percorso di ingegneria condivisa, dalla fase di ideazione allo sviluppo industriale e al progetto finale. Solo così possiamo arricchire il progetto di competenze e contenuti, migliorando le prestazioni di prodotti già esistenti, oppure progettandone di nuovi su misura e rendendoli fruibili agli utilizzatori finali. In questo modo, trasformiamo insieme le idee imprenditoriali in casi di successo sul mercato.

Nella progettazione di software e hardware per l’automazione industria le, accompagniamo il cliente lungo il percorso di automazione di macchine e linee di produzione. Troviamo il giusto equilibrio tra meccanica ed elettronica, dando grande attenzione all’ottimizzazione di tempi e costi di produzione.

La nostra expertise in analisi e calcoli CAE, poi, permette di valutare i benefici tecnici ed economici dei progetti, ridurre i costi, accorciare il time-to-market e favorire l’innovazione. Il nostro know-how in calcoli FEM è in grado di prevedere le prestazioni struttura li, la durabilità e la risposta dinamica delle strutture. Le analisi CFD studiano l’aerodinamica e la fluidodinamica di strutture complesse, individuando temperature, flussi e pressioni. L’analisi multibody simula la cinematica e la dinamica di meccanismi complessi, mentre le analisi particellari DEM e quelle elettriche ed elettromagnetiche valutano la durabilità e le performance di motori elettrici, schede PCB e siste mi elettronici.

Infine, offriamo servizi completi di documentazione tecnica per vari settori industriali, dalla marcatura CE alla redazione di manuali tecnici e cataloghi.

Nel ramo della digitalizzazione, invece, abbiamo creato il brand Xtooit che opera nella comunicazione e introduce le nuove tecnologie digitali (realtà virtuale e realtà aumentata, installazioni interattive, applicazioni Real Time, 3D Mapping, video editing e animazione 3D, Serious Games) nel marketing interno ed esterno alle aziende, nella formazione e nella documentazione tecnica. Se l’approccio intersettoriale è ciò che dà un alto valore aggiunto ai nostri servizi di engineering, in quelli di digitalizzazione per la comunicazione diventa insostituibile: soltanto procedendo dall’apertura si possono cogliere gli elementi che tra smettono emozioni al pubblico.

Certo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento ci hanno insegnato che la memoria è soprattutto arte e invenzione come “esperienza”, non come nozionismo accademico: ciò che s’imprime, ciò che costituisce la memoria in atto non può fare a meno dell’esperienza come cammino artistico e percorso culturale, e l’emozione pone l’ac cento sul “movimento” (la parola “emozione” deriva dal latino emotionem da emotus, participio passato del verbo emovere, “smuovere”) che dà avvio al viaggio intellettuale di ciascuno. Ecco perché si dice che un prodotto, una poesia, un film, un’opera in cui ci sono arte e invenzione “emoziona”…

Infatti, vorremmo che questo avvenisse anche con i prodotti per la comunicazione in cui si combinano le nostre competenze ingegneristiche con le tecnologie digitali. Se, per esempio, la presentazione di un prodotto in fiera avviene con un’esperienza immersi va che trasmette emozioni, lascia una traccia molto più intensa di un semplice video tradizionale. E la stessa cosa vale per la formazione, dove utilizziamo la gamification per fare in modo che l’apprendimento avvenga attraverso un’esperienza di gioco coinvolgente, anziché un’arida trasmissione da emittente a ricevente.

Ma l’emozione è importante anche nell’incontro con il cliente, altrimenti si rischia di mantenere uno stile di comunicazione troppo formale, da tecnici puri, mentre è essenziale che ci sia entusiasmo da entrambe le parti se si vogliono raggiungere risultati straordinari. Proprio per questo, alla fine del 2023, ci siamo chiesti quale potesse essere un nuovo posizionamento della nostra azienda sul mercato, considerando che volevamo andare oltre la mera consulenza tecnica. E da lì abbiamo avuto l’idea di “ammettere” le emozioni nel nostro lavoro di tecnici e ingegneri.

Forse, però, c’erano già le emozioni nel vostro lavoro, dato che l’arte e la cultura non sono mai mancate nei prodotti che i vostri clienti realizzano grazie alla vostra consulenza…

Sì, ma la novità sta nel fatto che in quest’ultimo anno abbiamo favorito l’incontro fra i collaboratori all’interno dei nostri gruppi di lavoro e abbiamo organizzato iniziative culturali, occasioni di riflessione, di parola e di scambio, per fare in modo che nessuno si senta bloccato e magari non parli per paura di “sbagliare” o di essere giudicato. Per esempio, abbiamo portato tutti i collaboratori a vedere lo spettacolo teatrale I Monologhi della Vagina, realizzato dalla compagnia di Reggio Emilia Le Mafalde (nella quale recito anch’io). Uno spettacolo tratto dall’omonimo testo di Eve Ensler, che rappresentiamo da anni per avvicinare la collettività al tema delle discriminazioni nei confronti delle donne. Se all’inizio attiravamo pochi spettatori, quest’anno abbiamo riempito il teatro Asioli di Correggio, che ha una capienza di cinquecento posti, e nei prossimi anni abbiamo in programma altri temi adiacenti come il bullismo, la differenza sessuale o il colore della pelle, in pratica, i vari tipi di razzismo. Fin dall’antica Grecia, il teatro è uno strumento per fare riflettere in modo semplice e giocoso intorno a temi complessi che investono la vita civile. E noi vogliamo contribuire a questa riflessione sia come compagnia teatrale sia come Asotech.

Dopo lo spettacolo, abbiamo avviato un percorso in azienda con una cinquantina di collaboratori ai quali abbiamo regalato il libro di Daniel Goleman, Intelligenza emotiva, intorno al quale abbiamo organizzato incontri di lettura, con l’obiettivo di riflettere sul le difficoltà che frenano la comunicazione. A partire da questa esperienza, inoltre, abbiamo costituito un gruppo di game changers, collaboratori senior o comunque con funzioni di responsabilità in azienda, che hanno assunto il compito di promuovere la cultura dell’incontro e della parola, senza il tabù delle emozioni. Stiamo constatando che i giovani accolgono molto di più questa esperienza, mentre gli adulti fanno ancora fatica a capirla, anche perché c’è un grande equivoco: spesso si confonde l’emozione con la fragilità e la debolezza, cosa che “non si addice a un uomo e, soprattutto, a un tecnico”. Invece, si tratta di qualcosa senza cui non c’è un vero incontro, come accennavamo.

Voi vi state avviando a un’esperienza di formazione di brainworkers, come definiva i lavoratori intellettuali l’economista Emilio Fontela, che ha rilevato il termine nel 1988 lungo la redazione del Rapporto del Programma Fast dell’allora Unione europea. Il brainworker, scriveva Fontela nel libro Sfide per giovani economisti (Spirali), non lavora esclusivamente quando si trova in azienda, ma continua a pensare, a inventare e a produrre anche mentre sta facendo una passeggiata o sta guidando…

A questo proposito, è stato interessante quanto ha affermato un tecnico trentenne che fa parte dei game changers: “All’inizio ero scettico, poi, invece, partecipando attivamente a questi incontri, mi sono reso conto che una delle mie massime aspirazioni è quella di far sì che non ci sia più una separazione tra la vita e il lavoro”. Perché il lavoro è vita, contrariamente a ciò che ci insegnavano da ragazzi: “Sul lavoro devi essere formale, non devi considerare i colleghi come se fossero tuoi amici”. Dobbiamo mettere in discussione questo approccio in cui all’esterno dell’azienda si ammettono gli errori e le emozioni, mentre sul lavoro diventano un tabù. Non deve essere più così, dobbiamo accogliere ciascun elemento della giornata, anche gli errori, anche ciò che può sembrare di disturbo, per ché solo così il lavoro diventa una fon te di vera ricchezza per ciascuno. E noi come italiani abbiamo una chance in più rispetto agli altri paesi, perché le nostre aziende hanno ereditato lo stile delle botteghe del Rinascimento, dove la cultura e l’arte, quindi l’invenzione e il gioco, s’intrecciavano con la scienza.