COME HO “INVENTATO” LE CASE PIÙ BELLE DEL MONDO

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interior designer, Artistic Tamassia, Loc. Tre Torri-Medolla (MO)

Da dove viene quel magnifico tavolo che illustra con intarsi a scagliola la storia di Ulisse? E quel bellissimo sofà animalier con la spalliera a forma di ali? Mobili, lampade e oggetti decorativi fuori dal comune nel vostro showroom non sono soltanto prodotti, ma raccontano una storia e sono frutto di una ricerca che lei porta avanti da oltre mezzo secolo. Una storia che prosegue nelle case più belle del pianeta, che lei ha arredato proprio come un pittore mette i colori sulla tela. Com’è incominciata la sua vocazione?

Io sono nato in una famiglia di contadini, a San Giacomo, una frazione di Mirandola (MO), in una casa modestissima, però ho sempre avuto una spiccata curiosità intellettuale e un amore per le cose belle. La mia maestra delle elementari, Angela Poletti, l’aveva capito e aveva pro posto alla mia famiglia di aiutarmi a studiare. Invece, fui mandato a quattordici anni a lavorare a Modena in una fabbrica di materassi. Durante la settimana mi ospitava uno zio che mi voleva bene, tuttavia, il lunedì e il sabato percorrevo trenta chilometri in bicicletta per la gioia di vedere la mia famiglia. La memoria è incredibile: pur avendo arredato case meravigliose di personaggi famosi dello spettacolo e dell’industria, mi sono rimasti impressi i particolari di quel la casa estremamente semplice, con un camino che ardeva fin dal mattino presto, dove friggeva “il gnocco” che i bambini portavano a scuola e i grandi nei campi. Una casa che comunque abbandonai presto, perché non mi sentivo accolto, soprattutto da mia madre, che era stanca di accudire i suoi quattro figli. Tornai dopo un’esperienza di due anni nella scuola di formazione cattolica dei Focolarini, a Loppiano, in Toscana, e a quel punto avviai la mia attività nel settore dell’arredamento, con tanti sacrifici e tanto tanto amore per il mio lavoro, che derivava soprattutto da una cosa che ho capito soltanto di recente, e per averlo capito mi sono sentito libero: dovevo riuscire a farmi “accettare”, così sono entrato in case molto importanti, come quella del Ragioniere generale dello Stato, Andrea Monorchio, e di grandi industriali con cui sono nate vere amicizie.

Tornando alla sua domanda sull’origine della mia vocazione per la perennità della bellezza, non c’è stata una vera e propria “scoperta”, è arrivata cammin facendo: visitando le mostre, i musei e i saloni del mobile a Milano, a Firenze, a Roma, mi sono reso conto di un talento che potevo mettere in gioco. Come del resto è accaduto a tanti miei clienti che han no un maglificio a Carpi: sono persone normali, che però hanno il dono dell’invenzione e dell’arte nella moda. E io ho “inventato” non so quante case senza mai chiedere al committente quale fosse la sua idea: entrando, capivo subito qual era la sua “taglia”. E, ancora oggi, quando entro in una casa, piccola o grande che sia, capisco subito che cosa può fare la differenza. Questo è ciò che conta. Poi, ciascuno ha i suoi doni, e io ringrazio il Padre terno di questo dono.

È un dono che l’ha portata a essere citato nelle biografie di Maria Callas, di cui ha ereditato i preziosi cimeli, che ha esposto in oltre settanta mostre in tutto il mondo. In che modo è riuscito ad acquisire questa importante collezione?

È qualcosa che ha del miracoloso: la notte del 6 dicembre 1986, mi apparve in sogno Maria Callas che si aggirava nel mio showroom. Le vado incontro stupito, allungandole la mano e lei me la prende in modo così saldo da farmi destare di soprassalto. Al mattino, mi chiama un vecchio conoscente e mi dice che ha pensato a me perché la sua amica, Emma Brutti Roverselli, la governante del commendator Meneghini, marito di Maria Callas, dal qua le ha ereditato tutto, “deve vuotare il garage dove sono conservate tutte le cose della Signora Callas”. Dopo vari incontri, il 22 febbraio sono diventato proprietario di questa collezione dal grande valore affettivo, oltre che storico, che contiene tante lettere, cartoline, oggetti vari e il quadretto con la Sacra Famiglia del Cignaroli, da cui la Callas non si separava mai perché lo considerava il suo portafortuna.

Nel suo showroom sono esposte opere d’arte classica accanto a opere moderne e astratte…

Sì, perché apprezzo tutta l’arte, indipendentemente dallo stile o dall’epoca in cui è stata prodotta. Non è vero, come credono alcuni collezionisti di arte antica, che l’arte moderna non è arte. Tuttavia, vanno sempre salvate le testimonianze delle epoche precedenti, le opere che i nostri antenati hanno saputo realizzare. In fondo, quando andiamo in una città importante, prima di tutto visitiamo i musei, le chiese e i palazzi storici. Di recente però, nelle case in stile classico, sto mettendo quadri astratti al soffitto. Poi ne metto anche alle pareti, però quelli puntati al soffitto sono proprio come gli affreschi di altri tempi. E, siccome mi piacciono le combinazioni, nelle case moderne metto un’opera classica, una, non tante, come un nonno a un pranzo. Del resto, non ci vogliono quattro nonni, ne basta uno.

A proposito di nonni, il 16 marzo 2016 ho avuto la forza di adottare un giovane, che poi si è sposato e mi ha dato tre meravigliosi nipoti: il dono più grande che il Padreterno mi abbia mandato, concedendomi la gioia di amare.