LA CURA ESIGE L’ACCOGLIENZA

Come mai le strutture sanitarie private vengono chiamate “Case di cura”?
Le strutture private hanno una de nominazione prevista dalla normativa vigente e specificatamente dall’articolo 51 della legge 132 risalente al 1968, quindi le strutture come la nostra per esercitare l’attività che stanno svolgendo da sempre hanno dovuto precedere la denominazione Madonna della Salute con Casa di Cura privata, questo per non confonderle con le istituzioni pubbliche. Successivamente, la legge regionale del Veneto ha recepito integralmente la norma che prevedeva che le istituzioni si chiamassero “Case di cura privata”. Questa è una spiegazione di carattere tecnico e normativo, un ulteriore pretesto perché ci sia maggiore attenzione e maggior cura verso i cittadini perché una casa di cura è la casa dove l’ospite deve sentirsi accolto per ciascun aspetto. La nostra missione è quella di persone al servizio di persone e questo esige che ci atteniamo a numerosi requisiti, la cui base è l’accoglienza. Ma l’accoglienza si avverte a vari li velli: per esempio, negli accorgimenti architettonici della nostra struttura, che garantisce la massima accessibilità ai locali; nell’ascolto delle esigenze dei cittadini che si rivolgono a noi per essere curati o semplicemente per chiedere informazioni sulle cure disponibili; ma anche nell’offrire un ambiente estremamente confortevole sia al nostro personale medico e infermieristico, sia ai pazienti e ai loro familiari che si recano in visita o si fermano per dare una mano nell’assistenza. Per la nostra struttura la cura è sempre stata legata all’accoglienza e all’ospitalità, fin dal 1955, anno della sua fondazione – quindi il prossimo anno ricorre il settantesimo anniversario – avvenuta in seguito all’alluvione del 1951. Questa è sempre stata una zona molto povera e il fondatore, un medico lungimirante, ha voluto dare un contributo ai cittadini polesani e lo ha fatto nel campo della salute, in modo eccellente, tant’è che, da allora, la nostra Casa di cura è diventata il punto di riferimento assistenziale per tutto il comprensorio del basso Polesine, e lo è tuttora.
Nella nuova Casa di cura avete in programma nuovi progetti per accogliere al meglio i cittadini?
Sicuramente sì, se intendiamo pro getti nuovi e attività nuove previste dalla normativa vigente. I reparti attuali sono tutti confermati nella nuova struttura, quindi non c’è un aumento di posti letto, tuttavia, abbiamo pensato di migliorarli per andare incontro alle esigenze della popolazione e ai più moderni criteri costruttivi. Il reparto di terapia intensiva, comunque, è già stato costruito secondo le più moderne indicazioni proprio per cercare di dare una risposta ai bisogni connessi. Le camere da uno o da due posti letto dei nuovi reparti, infine, sono tutte più ampie, con una metratura in linea con quanto previsto dalla normativa vigente.
Qual è la scommessa della Casa di cura e qual è la sua proposta per migliorare gli investimenti nella sanità?
Se fossimo al casinò, direi che tutte le fiches che avevamo a disposizione le abbiamo messe in gioco per la realizzazione della nuova struttura, proprio per offrire, come dicevamo, una struttura confortevole e adeguata alle esigenze del cittadino, in modo da servire al meglio le persone che tutti i giorni si rivolgono a noi.
Per quanto riguarda la proposta per migliorare la sanità, la sua domanda è di estrema attualità e ne sentiamo parlare tutti i giorni. Una delle cose che dovrebbe essere considerata prima di ogni altra è che occorre fare un confronto internazionale: nonostante i numeri della sanità in Italia abbiano caratteristiche molto positive, troviamo un investimento inferiore rispetto alla media europea, ma, con un’aspettativa di vita molto superiore e una sanità di qualità, pur con diverse divergenze regionali, partendo dal numero di medici e infermieri e soprattutto dai bisogni essenziali per il prossimo futuro, con una visione d’insieme del bene comune si può decidere quante risorse sono necessarie.
Comunque è da sottolineare che la Regione Veneto ha i migliori indicatori di tutta Italia, lo accennavo prima quando parlavo delle differenze territoriali, un contributo importante lo dà anche la sanità privata, nonostante il Veneto non abbia una presenza molto forte della sanità privata convenzionata rispetto ad altre regioni come, per esempio, la Lombardia, l’Emilia Romagna, il Lazio e la Campania, dove la sanità convenzionata è molto più presente rispetto al Veneto.
Per concludere, ribadisco che la nostra missione è essere persone al servizio di persone, è un impegno che abbiamo con il territorio dove siamo presenti da quasi settant’anni, nel corso dei quali la Casa di cura ha cercato di svolgere al meglio la sua funzione, cosa che continueremo a fare anche nei prossimi anni perché questo è il nostro obiettivo chiaro.