PROMUOVIAMO L’INCONTRO FRA MANAGER, IMPRENDITORI E GIOVANI

In questo convegno (L’eredità intellettuale dell’impresa nell’era dell’AI, Modena, 21 novembre 2024) discutiamo di un nuovo approccio al cosiddetto “passaggio generazionale”, in cui non si tratta di passaggio del testimone, ma dell’eredità intellettuale, ovvero della particolarità con cui ciascuno dà il suo apporto per il proseguimento, l’innovazione e la riuscita dell’azienda in cui lavora. In questo senso, anche chi incomincia il suo percorso in un’azienda come manager può divenirne socio e proseguire come imprenditore. Che cosa sta facendo Federmanager in questo senso?
L’azienda è costituita dalle perso ne che lavorano al suo interno e sono come vettori, per parlare in termini ingegneristici: se tutti i vettori vanno nella stessa direzione, si forma un vettore unico di grossa intensità, se invece ognuno va in direzioni differenti, spesso la somma è nulla o negativa. Per convogliare verso una direzione di qualità le forze che agiscono nel progetto e nel programma di ciascuna impresa, come Gruppo Giovani di Federmanager, abbiamo avviato sei anni fa il percorso Manager tra Manager, che consente ai manager di acquisire ciò che all’università o a scuola non viene insegnato. I manager di oggi hanno la fortuna di studiare alle business school, alle università e in altri contesti, in cui apprendono il modo di fare business e di gestire le aziende, anche attraverso l’analisi de gli errori commessi in passato, per cui sono estremamente preparati dal punto di vista teorico, ma poi nella vita reale lavorare con le persone è tutta un’altra cosa. Non basta studiare per capire come intervenire nella pratica, occorre confrontarsi, parlare e stare in mezzo alle persone che lavorano, an dando in produzione e toccando con mano ciò che stanno facendo, per poi prendere quelle decisioni che fanno parte del programma dell’azienda con cui si collabora. Questo percorso è nato all’interno di Federmanager proprio per condividere le esperienze aziendali di manager e dirigenti e per supportarsi a vicenda. A volte, soprattutto in circostanze complicate, è essenziale contare sui membri di una community con cui confrontarsi, a cui chiedere una mano, perché quando si devono prendere decisioni importanti possono intervenire dubbi e perplessità, per quanto la preparazione non manchi. E questo percorso ci ha aiutato a crescere insieme.
Lei è impegnato nella promozione dell’associazione studentesca JeBo, Junior Entreprise Bologna. Di cosa si tratta?
Le junior enterprise sono associazioni studentesche no-profit nate in Francia, ma in Italia ce ne sono già circa quaranta. Sono costituite da studenti universitari che si mettono in gioco nel mondo del lavoro – offrendo servizi di marketing, digital mar keting, finanza e comunicazione – e reinvestono gli utili in formazione e occasioni di valorizzazione per gli associati. Federmanager ha scommesso sul contributo che queste associazioni possono dare al futuro delle nuove generazioni: spesso si parla di fuga all’estero dei talenti che non intravvedono opportunità nel nostro paese, ma poi si fa poco per trattenerli, anzi, la narrativa diffusa dai media a livello nazionale è che il paese non offre opportunità. Lavorare e intraprendere un’attività durante gli studi, proponendo servizi in cui ciascuno mette a frutto la propria preparazione e la propria specificità, contribuisce molto a ridurre il mismatch fra domanda e offerta di lavoro e a cogliere le occasioni man mano che si presentano, anziché aspettare la laurea, perché le offerte non si concentrano nel momento in cui le cerchiamo.
Di recente, durante un percorso di mentoring con JEParma e Federmanager Parma, ho chiesto a uno dei ragazzi cui stavo facendo da mentore quale fosse l’ambiente di lavoro ideale per lui. “Un ambiente senza pressioni”, mi ha risposto subito. Sono rimasto perplesso e di primo acchito ho pensato che, allora, non avesse voglia di fare niente. Tuttavia, proseguendo la conversazione – e qui sta l’importanza delle parole, come notava Anna Spadafora – ho capito che oggi i giovani spesso utilizzano in modo approssimativo le parole: quel ragazzo non stava dicendo che voleva lavorare in un ambiente sempre calmo, ma in un ambiente in cui si sentiva valorizzato, coinvolto e protagonista del progetto e del programma dell’impresa. I giovani vogliono avere la possibilità di dimostrare che hanno capacità e voglia di fare, il problema è riuscire a comunicare con loro e trovare il modo di capirsi. Tecnologie come l’intelligenza artificiale, che stanno entrando in modo prepotente nel mondo del lavoro, sono talmente disrupted che anche chi opera da tanti anni in un settore si trova all’improvviso tagliato fuori, almeno dal punto di vista tecnologico, mentre da quello umano magari ha tanto da insegnare. Considerando che i giovani hanno una marcia in più nelle nuove tecnologie, nel nostro percorso cerchiamo di pro muovere l’incontro fra loro e i manager, che invece hanno tanta esperienza nel lavoro con le persone. Una cosa non deve escludere l’altra: le nuove tecnologie digitali e l’intelligenza artificiale sono essenziali per aumentare l’efficacia di ciò che facciamo, ma non possono sostituirsi alle persone, che danno un valore aggiunto impagabile al lavoro e alla vita.