UN PASSO ALLA VOLTA E CE LA FAREMO

TIG, Titatanium International Group, è oggi leader in Europa nella fornitura di titanio, leghe a base di nichel e materiali aerospaziali nei mercati di fascia alta, con certificazioni e fatturati di alcune decine di milioni di euro che testimoniano la qualità dei materiali e dei servizi che offrite. Dal 1999 TIG è un’eccellenza italiana che, con meno di trenta collaboratori, interviene nel mercato mondiale con competitor internazionali di dimensioni di gran lunga maggiori. Come è cominciata la sua esperienza in TIG?
Sono entrata in TIG a ventun’anni, per sostituire una collaboratrice che era andata in maternità e intanto pro seguivo gli studi al DAMS. Durante la discussione della tesi un professore mi aveva chiesto: “Ma lei adesso cosa andrà a fare?”. Pensava che andassi a Roma a studiare Cinema, invece risposi che andavo a vendere e ad acquistare titanio. Allora rimasero tutti con gli occhi sgranati, chiedendo: “Cos’è il titanio?”.
Noi avevamo clienti internazionali molto importanti, soprattutto nei settori aeronautico e medicale, ed era tutto da costruire. La mia avventura è incominciata per lavoro e poi è diventata una passione che prosegue da circa vent’anni. Oggi intervengo come direttore generale in vari settori dell’azienda, dal commerciale alla qualità, agli acquisti.
Il tema di questo numero della rivista verte attorno all’eredità intellettuale dell’impresa, quell’eredità che lei coglie lungo l’esperienza che l’ha portata a collaborare con suo padre, Bruno Conti…
Ho incominciato a collaborare con mio padre quasi per caso, perché erano in gioco gli interessi della famiglia, ma lui non mi ha risparmiato anche qualche difficoltà. Quando è stato necessario attuare nuove strategie non sempre mio padre era d’accordo. In particolare quando abbiamo deciso di formare un team di collaboratori dedicato all’ufficio qualità, che riveste un’importanza strategica nel settore.
TIG è oggi partner certificato di importanti gruppi internazionali, fra cui Airbus S.A.S. e Leonardo S.p.A., in un mercato in cui la concorrenza non sempre rispetta le regole. Qual è la vostra carta vincente?
La nostra forza sono le persone che lavorano con noi. Abbiamo eccellenti sistemi di controllo, sicurezza e qualità, che sono veramente molto efficaci, ma sono il rispetto e la stima dei nostri collaboratori che alimentano la crescita dell’azienda. In particolare, alcuni di loro non si limitano a svolgere il proprio compito, tanto tengono alla riuscita di TIG, e questo approccio ci viene riconosciuto anche da parte di fornitori e clienti.
A proposito di eredità, comunemente si parla di “passaggio generazionale”, che allude all’idea di fine del tempo. È un’idea riduzionista, secondo cui il fare è vincolato a un posto, che deve essere liberato dal genitore perché il figlio o la figlia possano fare. Invece, il vostro caso dimostra come nessuno tolga nulla all’altro e così continuate a crescere insieme…
Forse questo approccio è dovuto a un retaggio che appartiene ormai al Novecento, secondo cui imprenditori molto autoritari non lasciavano fare nulla ai figli oppure, in altri casi, non trovavano nei figli interlocutori in grado di proseguire le battaglie che comporta il lavoro di imprenditore.
Più che di passaggio si tratta allora di intraprendere un altro passo nell’impresa di famiglia, un nuovo ritmo del fare. Quando lei ha constatato che era in atto questo processo di trasformazione?
Il 2021, quando è intervenuto un riassetto societario, è stato per noi un anno difficile, che mi ha portato a parlare molto con mio padre e con mio fratello Giovanni. “Facciamo un passo alla volta e ce la faremo”, dicevo. Anche perché i collaboratori era no nostri alleati. Da allora il fatturato è cresciuto, abbiamo acquisito nuovi clienti e nuove qualifiche, offrendo chance di crescita ai nostri collaboratori. La cosa peggiore che possa ac cadere a un’impresa avviene quando l’imprenditore diventa mercenario, trascurando l’interesse dell’azienda. È questa la grande differenza fra chi è imprenditore e chi non lo è.
Quale lezione le ha trasmesso la sua famiglia in questi anni?
I clienti sono sacri per noi. Cerchiamo di accontentarli sempre, anche quando non sarebbe possibile, per motivi tecnici. Speriamo anche che questa dedizione sia reciproca e credo che sul lungo periodo questo approccio sia vincente. Inoltre, sono sicura che la crescita del nostro Gruppo sarà legata sempre più alla valorizzazione della nostra storia. Noi stiamo diventando un modello di impresa familiare che concorre con importanti multinazionali. E non sarebbe la prima volta che un’impresa italiana a struttura familiare diventa riferimento mondiale.