Sergio Dalla Val

  • Su quale terreno si gioca oggi la partita del pianeta? Quello della politica o quello dell’economia? Con le armi o con la carta della diplomazia? Con la regia del terrore o con i successi della genetica? Oppure con il dominio dei media? Grazie alla globalizzazione o nonostante essa?
    La terra, il terreno, l’humus. Qual è l’humus della vita? Come gli umani abitano la terra? Sotto il segno della sepoltura, sembra ricordarci Giambattista Vico, quando riprende l’etimo secondo cui humanitas deriva da humare, seppellire i morti. Così il discorso occidentale lega strettamente l’umanità

  • Parlare di politica è il modo con cui il discorso occidentale ha da sempre tentato di rappresentare la politica come luogo della parola, per regolare la relazione e gestire  la differenza. Già con Platone, lo scopo della politica è di assicurare la riproduzione della specie, come scrive Carlo Sini nel suo libro La libertà, la finanza, la comunicazione (Spirali), a partire dall’idea della morte. Per questo essa può qualificarsi come politica dell’incesto, perché volta a regolamentare il fare, la produzione, la sessualità con i criteri del proibito e del prescritto, dell’ammesso

  • Questo numero pubblica intellettuali, imprenditori, artisti, psicanalisti, medici che non espongono un sapere o una conoscenza sul corpo e sulla scena, che non ne svelano, secondo la modalità occidentale, segreti e pettegolezzi. La loro testimonianza, semmai, offre un contributo per dissipare i luoghi comuni, le risposte pronte, le facili certezze.
    Cosa c’e infatti nel discorso occidentale di più indagato del corpo e di più risaputo della scena? Le scienze hanno fatto del corpo il loro oggetto, osservabile fino all’autopsia,  scrivibile fino alla chirurgia plastica, leggibile

  • Il titolo di questo numero della rivista, “Lo stress, la salute” sembrerebbe indicare un’alternativa tra i due termini, o addirittura un rapporto fra causa e effetto: è ormai luogo comune credere che gran parte delle malattie, soprattutto incurabili, dipendano dallo stress (in inglese tensione, pressione), magari intenso o prolungato. Ma i testi qui pubblicati, che prendono spunto dal congresso internazionale dell’Associazione di cifrematica “Stress.

  • Spetta al filosofo Vittorio Mathieu aver notato che l’Europa non è l’espressione di un territorio bensì di un incessante viaggio, e di come esso si scriva in un romanzo: Ulisse e Alessandro, Mosé e Dante, Edipo e Cristo, Polo e Colombo ne sono emblemi, o testimoni. Viaggio intellettuale, viaggio di arte e cultura, viaggio di civiltà. Che è stato costituito anche dal viaggio dei Vichinghi e da quello dei Vandali o di altri chiamati barbari, cui Roma ha offerto un centro, che mai è venuto meno, semmai con il viaggio del civis romanus si è situato ovunque. Da allora l’Europa è viaggio ma

  • Questo numero prende spunto dal dibattito suscitato a Bologna e in altre città dalla pubblicazione del libro di Gianni Verga, Come avere cura della città (Spirali), e ne propone, tra gli altri, alcuni testi. Più che commenti al libro, sono testimonianze, proposte, programmi di protagonisti dell’impresa che è più implicata dalla città: amministratori, urbanisti, ingegneri, architetti, impresari, qui interpellati in uno statuto intellettuale, non professionale o di categoria. In particolare, amministratori e imprenditori di Milano, Bologna e Parma che, dopo le elezioni, si trovano a

  • Il termine Brainworker viene ufficialmente divulgato per la prima volta nel rapporto preparato per il programma FAST della Comunità Europea elaborato da R. von Gizycki e W. Ulrich The Brain-Workers (Oldenburg Verlag, Monaco, 1988) e giunge in Italia con la pubblicazione del libro di Emilio Fontela Sfide per giovani economisti (Spirali, 1997). In questo saggio, l’economista del Club di Lisbona di cui in questo numero pubblichiamo un testo inedito, tra le caratteristiche di questo “lavoratore di cervello”, tipico della nostra era, evidenzia la creatività, l’

  • “Le necessitati possono essere molte, ma quella è più forte che ti costringe o vincere o perdere” scriveva Machiavelli. Con il testo dello scrivano fiorentino la politica non è più l’arte del possibile, ma la via della necessità: dalla questione di vita o di morte alla riuscita, secondo l’occorrenza. Necessità non ontologica, occorrenza linguistica, poetica, pragmatica. Le cose “non aspettano tempo”, scrive, dunque occorre fare quello che occorre: non c’è scelta, fatta apposta per rimandare, indugiare, ritardare, stare a vedere, “Et, quanto alla neutralità, il quale partito mi par sentire

  • Ma è proprio vero che il mezzo è il messaggio? Dopo che la logica, la linguistica, la semiotica sono confluite nell’universalismo disciplinare, dopo che la psicanalisi angloamericana prima e quella francese poi si sono spente, piegate alle ideologie del XX secolo, perché la comunicazione dovrebbe ancora procedere dall’unità e mirare all’unificazione? C’è ancora bisogno del dualismo idealista forma/contenuto (“Internet è neutro, tutto dipende dai contenuti”) o della loro confluenza post-ideologica (“Con i nuovi media, la scrittura è parola e la parola è scrittura”)? Con la cifrematica, la

  • Questo primo numero della rivista “La Città del Secondo Rinascimento” riporta testi e interventi sorti lungo il dibattito suscitato in Italia dal libro di Emilio Fontela Come divenire imprenditore nel ventunesimo secolo (Spirali edizioni). Economista, protagonista del movimento “The Second Renaissance”, studioso di cifrematica, Fontela si avvale della sua ricerca e della sua pratica internazionale per indagare le questioni e le categorie dell’economia, ritrovandole, lungo una lettura, nel testo culturale e scientifico dell’occidente. Il mercato, il lavoro, la