LA CITTÀ DELL'INTEGRAZIONE

Qualifiche dell'autore: 
presidente del Gruppo Termal, Bologna

In questo numero della “Città del secondo rinascimento”, apriamo un dibattito sul tema dell’integrazione nei vari ambiti. Lungo la sua esperienza d’imprenditore sensibile alle istanze della città, che testimonianza d’integrazione può dare?
La città è la città del tempo in cui vive l’uomo e dove si sviluppa l’economia di un territorio. In quanto città del fare, essa invita a un continuo confronto con le proprie istanze di crescita. In questo senso, la città, che non è già data, ma che si costruisce ciascun giorno, favorisce e rilancia l’integrazione di differenti dispositivi. L’amministrazione di una città trova molti punti di confluenza con l’amministrazione di un’impresa, che costantemente deve integrare una grande varietà di tasselli. Pertanto, per amministrare una città, così come un’impresa, è essenziale procedere per integrazione e non barricarsi dietro le ideologie, che al contrario alimentano i sistemi chiusi. Occorre mantenere un’apertura alle istanze dell’intera collettività e del mercato che è la manifestazione economica dei cittadini e garantisce loro la prosperità.
“Moltiplichiamo le energie per migliorare la tua vita” è il messaggio che si legge nella home page del sito di Termal Group. L’utilizzo delle energie rinnovabili può oggi integrarsi con le esigenze delle moderne città del pianeta?
I dati della produzione di energia rinnovabile dell’ultimo triennio sono al di sopra di ogni aspettativa e dimostrano che sarà possibile soddisfare la domanda di energia della civiltà moderna anche nella prossima era post petrolifera. Tutto ciò è stato realizzato con il contributo determinante della piccola e media impresa. Le rinnovabili sono un settore a manodopera intensiva. Non è un caso che la regione Emilia Romagna, a Bologna in particolare, registri un notevole incremento di aziende che seguono questo indirizzo. Il disastro giapponese ha dimostrato la vulnerabilità del nucleare e la recente decisione della Germania di chiusura delle proprie centrali avrà ripercussioni mondiali. L’energia rinnovabile vive oggi di sostegni statali, ma sta dimostrando, al di là dell’aspetto economico, di essere una valida e rapida alternativa. Tuttavia, il gap dei costi di produzione è un raffronto improprio, in quanto il nucleare non tiene conto dei costi indiretti, il cosiddetto “debito nucleare”. Sono i costi di smaltimento e di “assicurazione implicita” sui ricorrenti disastri che, anche se rari, hanno effetti devastanti a livello mondiale sotto il profilo economico.
La battaglia per l’approvvigionamento delle fonti di energia e la grande domanda energetica dei paesi del terzo mondo hanno scatenato parallelamente una rincorsa all’efficienza energetica. Ma sono due aspetti diversi: uno è rivolto alla produzione di energia e l’altro è attento alle modalità che comportino un minore consumo. Ed è proprio questa duplice considerazione che fa prevedere l’autonoma sostenibilità delle rinnovabili nel medio periodo. L’efficienza energetica riduce i consumi ma anche il rapporto economico fra costo dell’energia e PIL pro-capite. Se in passato per riscaldare una casa occorreva spendere il triplo, oggi, a parità di reddito, possiamo permetterci di pagare di più quel terzo che consumiamo. Ecco perché il meccanismo d’incentivi per la produzione di energia rinnovabile, che oggi è finanziato dal governo e dagli altri stati europei, domani potrà essere trasferito al mercato, senza danno per l’economia. Questo processo ha dato avvio a una logica che privilegia l’efficienza energetica e che porterà a una nuova economia. Altro esempio nel settore automobilistico. Negli ultimi dieci anni, infatti, i chilometri a litro che si riescono a percorrere sono aumentati notevolmente e questo ha impattato l’aumento di prezzo dei carburanti.
Non avrà più molta importanza se si troverà o meno il modo di produrre pannelli solari meno costosi, perché anche i costi attuali saranno convenienti in un sistema economico più efficiente sotto il profilo dei consumi. Questo dimostra l’infondatezza del pregiudizio sulle rinnovabili da parte di coloro che ritengono il mercato drogato dai contributi statali. La crescita esponenziale del consenso alle rinnovabili sarà tale da annullare altri indirizzi tecnologici come il nucleare, convogliando quindi grandi investimenti destinati a ottimizzare ulteriormente tutti i processi produttivi e applicativi.
Il dibattito sulle energie rinnovabili tocca però la questione dell’ambiente anche per l’aspetto paesaggistico…
Rispetto all’installazione d’impianti per l’energia solare trovo assolutamente condivisibile l’esigenza di evitare di occupare vaste aree di terreno. Le cosiddette centrali solari a terra hanno avuto la motivazione economica di un minor costo d’installazione che, per le coperture industriali, trova un elemento di compensazione nel costo di bonifica dell’eternit. Tale bonifica, infatti, richiede comunque una spesa, che sarebbe notevolmente ridotta dalla sostituzione con l’impianto solare. Pertanto, il vantaggio dato dal minore costo di bonifica è tale da vincere la scommessa contro l’applicazione del solare a terra. Sono davvero tanti i siti nelle città utili per l’installazione di impianti solari tali da risolvere problematiche energetiche immense e senza sprecare ulteriori ettari di terreno.
Per quanto riguarda, invece, gli impianti per l’energia eolica, ritengo che occorra distinguere i siti che hanno caratteristiche paesaggistiche da salvaguardare da quelli che invece ne sono privi.
Tuttavia, l’accusa di deturpare il territorio spesso rivolta all’installazione delle pale eoliche dipende da un pregiudizio di fondo. Viaggiando per le città del pianeta, infatti, siamo tanto abituati a vedere “gru” edili che quasi non disturbano più, così come gli antichi mulini a vento olandesi, ancora oggi oggetto di visite turistiche. Comunque, la valutazione dei siti in cui installare l’eolico deve tenere conto del criterio del buon senso.

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