UN OSPEDALE PER LA PACE IN MEDIO ORIENTE
Intervista di Sergio Dalla Val
Può raccontarci della sua esperienza nel volontariato internazionale?
Lavoro per Hadassah (termine che deriva dal nome ebreo della Regina Esther), un’organizzazione internazionale che supporta molti progetti, tra cui gli ospedali di Hadassah a Gerusalemme. Spesso parlo del lavoro dell’ospedale, divenuto molto famoso durante l’Intifada perché rappresentava un simbolo mondiale di uguaglianza in un momento storico molto difficile. Fu anche nominato per il premio Nobel per la Pace.
Questo ospedale aveva la capacità di accogliere allo stesso tempo ebrei, arabi e palestinesi, vittime del terrorismo e terroristi, tutti insieme, in una città che subisce moltissimi attacchi terroristici. Lo stesso staff medico dell’ospedale è stato attaccato numerose volte. Infatti, per questo motivo ogni anno si è costretti a spendere un milione di dollari per riparare le distruzioni prodotte dal terrorismo. Ma allo stesso tempo non ci sono stati compromessi nell’accoglienza, perfettamente uguale. Nella stessa stanza possono trovarsi il terrorista e la vittima, e i medici e le infermiere hanno inventato metodi particolari di trattamento. Molto intelligenti! Questa è una visione di uguaglianza senza compromessi e moralismi.
L’organizzazione è nata nel 1912 a opera di una donna americana, Henrietta Szold, insegnante, scrittrice e giornalista. Arrivata con sua madre Sophie in Palestina nel 1909, vide bambini con gli occhi coperti dalle mosche e circondati dal loro ronzare. C’erano moltissimi bambini poveri nel mondo, anche a New York, a Milano e a Mosca, eppure, questi neppure cacciavano le mosche dai loro occhi, tanto c’erano abituati. Ogni giorno, per tutta la loro vita, avevano avuto le mosche sugli occhi, conoscevano la luce solo con le mosche sugli occhi, come se fosse naturale. Era terribile, tutti i bambini, arabi e ebrei, erano nelle stesse condizioni. La madre Sophie incominciò a piangere di fronte a quella scena, si voltò verso Henrietta e disse: “Tu cambierai il mondo!”.
Nell’ebraismo c’è un concetto chiamato ‘Tikkun olam’ che responsabilizza l’individuo verso il miglioramento del mondo: non è permesso fermarsi e sedersi quando qualcun altro ha un problema, c’è una personale responsabilità morale.
Henrietta tornò negli Stati Uniti e nel 1912 aveva già fondato un’organizzazione composta soltanto da donne. Oggi, in Europa, anche gli uomini fanno offerte di denaro, ma allora erano soltanto le donne, dotate, secondo Henrietta, di un maggiore senso pratico e molto più abili a apprendere la teoria e a trasformarla in pratica.
Nel 1913, mandò in Palestina due infermiere. Nel 1919, aveva già fondato una scuola per infermiere e mandò 44 dottori e infermiere. Nel 1939, aprì un ospedale di tipo occidentale americano in Palestina. È stato un miracolo! Così riuscirono a aiutare i bambini e i loro occhi e le persone che chiedevano aiuto. Il nome dell’ospedale è rimasto sempre Hadassah. Vennero fondati ospedali in tutto il territorio, che divenne un vero e proprio stato nel 1948. Prima invece l’organizzazione aveva avuto a che fare con l’impero turco e poi con quello inglese.
Il 13 aprile 1948, il mese precedente alla costituzione dello stato, avvenne una tragedia. L’ospedale si trova a Gerusalemme, abbastanza vicino al centro. Quella mattina il treno di macchine dello staff medico, disposto come un convoglio, stava andando dal centro di Gerusalemme verso l’ospedale. Anche se il gruppo era supportato dagli inglesi, che ancora detenevano il potere, venne attaccato da terroristi arabi. Morirono settantotto persone tra cui medici, infermieri, donne incinte e pazienti. A tutt’oggi quello resta il maggior coinvolgimento di civili mai avvenuto, in termini di morti, e si trattava di un convoglio di medici che curavano sia ebrei sia arabi. Questo è il Medio Oriente, non c’è la nostra logica, c’è distruzione. Abbiamo dovuto chiudere l’ospedale e spostarlo in vari edifici a Gerusalemme, come hotel o ville, in cui fosse possibile riaprire l’attività. Nel 1961 s’incominciò a costruire un nuovo ospedale in un’altra zona della città, a favore del quale le donne americane stanno tuttora facendo donazioni. In seguito, dopo la guerra dei Sei Giorni, quando Gerusalemme fu riunificata, riuscimmo a ottenere la restituzione dell’edificio del primo ospedale e le donne decisero di riaprirlo.
Tuttora, quindi, ci sono due ospedali, anche se forse non servirebbero in una città di 600.000 abitanti. Sono leggermente diversi: uno ha un centro traumatologico, molto famoso per via dell’Intifada, per cui è in televisione ogni notte, e l’altro è più attrezzato per le riabilitazioni e l’ospitalità.
Gli ospedali ancora oggi riflettono l’idea di Henrietta Szold: prendersi cura di ciascuno, aiutare dando il dono della salute.
Hadassah era molto attiva anche durante la seconda guerra mondiale: aiutava i bambini in fuga dall’Europa. C’era un movimento chiamato Youth Allied, per bambini che, allontanandosi dal pericolo di Hitler e Mussolini, in Palestina trovavano rifugio e una casa, grazie all’aiuto di Henrietta Szold.
Il movimento è tuttora molto forte intorno a questo concetto di altruismo, al desiderio e allo straordinario piacere di donare un po’ di se stessi per gli altri. È mia convinzione che è da ciò che noi traiamo la forza per fare. Penso che derivi dall’educazione e che affondi le radici nella nostra anima. Vogliamo coinvolgere gli altri e nello stesso modo farci coinvolgere dagli altri. Non c’è solo dono. Non credo che sia giusto pretendere di donare senza volere nulla in cambio. Non è vero che l’artista dona e non vuole nulla in cambio: anche lui vuole amore, riconoscimento e denaro. Però credo che ci sia in noi il desiderio di aiutare e questo ha la stessa spinta che ha l’artista quando fa arte. Questo non è istinto animale ma l’anima umana. Che cos’è l’anima umana? La parte che ci differenzia dagli animali, che ci caratterizza. Dio non è una persona, ma è una forza nell’universo, al di là del materialismo.
Qual è il suo compito all’interno dell’organizzazione?
Sono la direttrice israeliana delle pubbliche relazioni di Hadassah e anche il responsabile dei rapporti con la stampa estera.
Sono una giornalista professionista, scrivo su “The Jerusalem Post”, ho una colonna intitolata The Human Spirit (L’animo umano), un’eccentrica posizione per una scrittrice. Sono stata assunta prima dell’Intifada per scrivere storie, romanzi, ma poi la colonna è diventata quasi una rubrica di politica.