Filosofia

  • “Disturbo”: strano vocabolo dall’etimologia complessa.
    Legato a turba, folla, interpretata come disordinato movimento; quindi “disturbo” è qualcosa che agita, che crea confusione. Ma l’accezione corrente del termine disturbo mantiene una certa ambiguità interpretativa, una sorta di confusione tra soggetto e oggetto: il ragazzo “affetto” da ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder) è affetto da un disturbo o sono i suoi compagni e insegnanti a essere disturbati dal suo comportamento? O ambedue? Secondo la legge, se un medico certifica che

  • L’epoca della comunicazione totale, diretta, “virale” ha incontrato con il Covid-19 il suo contrappasso: l’influenza incontrollata, il contagio rapidissimo, il virus senza vaccino. E l’esibizione dei contatti nei social è divenuta tabù del contatto, paura di toccare, paura di una stretta di mano. Che ne è del Noli me tangere con cui Cristo, in mezzo alla folla, indica che la parola non si tocca, non si prende? Inebetiti, come tanti Tonio dei Promessi sposi, ai vincenti di ieri non resta che dire: “A chi la tocca la tocca”. E quanti sedicenti comunicatori ci avevano spiegato

  • Nel libro Il diritto penale totale. Punire senza legge, senza verità, senza colpa (il Mulino), scritto da un fine giurista come Filippo Sgubbi, sono raccolte venti tesi dalla cui lettura risalta come, da alcuni decenni in Italia, sia in atto la metamorfosi del diritto in diritto penale totale: un diritto sempre più rivolto contro l’Altro, orientato più dalla vendetta contro il cittadino che dalla giustizia. Il diritto penale totale riguarda ciascuno, avverte l’autore: “Ad analogo sviluppo penalistico si presta la logica della violenza strutturale: razzismo, sessismo,

  • “E veramente accade che sempre dove manca la ragione suppliscono le grida”: così scrive Leonardo da Vinci nel Trattato della pittura, dove chiama “lingua de’ litiganti” quella che elude “l’esperienza” e poggia sulla “falsa e confusa scienza” perché “pasce di sogni i suoi investigatori”.
    Dai social network al governo, dai giornali di regime ai tribunali del popolo, questa assordante lingua dei litiganti, ipnotica e demagogica, percorre oggi la provincia Italia: è la lingua comune, lingua del nulla, fatta di appelli al popolo, di critiche al profitto industriale e finanziario, di

  • Lei insegna Storia delle idee all’Università di Göteborg e ha pubblicato diversi libri che analizzano gli effetti delle idee nella nostra società, come Death in Beirut (2007). Da dove viene il suo particolare interesse per il Libano? Sono svedese-libanese: mio padre è libanese. Death in Beirut è un saggio in cui ho provato a ripercorrere sia la mia storia sia il modo in cui il paese è lentamente sprofondato in una devastante guerra civile. La mia ambizione era quella di delineare le differenti forze in gioco durante quel periodo in Libano.

  • La mia solidarietà con Armando Verdiglione incominciò tanti anni fa, verso la metà degli anni ottanta, con due circostanze abbastanza precise, che ricordo perché sono un po’ il filo originario di questo rapporto.
    Il primo episodio fu quando, nel 1988 la casa editrice Spirali organizzò a Bologna una presentazione di libri di dissidenti sovietici. Allora ero responsabile culturale del Partito Comunista a Bologna e fui l’unico ad aderire immediatamente all’incontro e a partecipare al dibattito. A me sembrava ovvio partecipare: dopo decenni in cui verbalmente il Partito Comunista Italiano

  • Come filosofo di formazione anglosassone mi sono accostato alle opere di Armando Verdiglione con un misto di curiosità e di diffidenza, perché non sono amante dello stile evocativo francese, preferisco lo stile argomentativo anglosassone.

  • Molti dei conflitti che insorgono tra gli uomini sono dovuti al fatto che qualcuno vuole fare A con una cosa specifica e qualcun altro vuole fare B con la stessa cosa. Per evitare questo tipo di conflitti c’è un solo modo: tutte le cose devono essere di proprietà di qualcuno, così io posso fare con le mie cose ciò che voglio fare e tu puoi fare con le tue cose quello che vuoi fare. Ma come stabilire chi possiede qualcosa e chi non la possiede? Perché gli uomini incomincino a parlare in modo pacifico, senza conflitto, occorre che riconoscano che ciascuno è il proprietario di tutte quelle

  • Le tasse sono espressione di un potere tirannico, pertanto è un dovere morale combattere contro la tassazione, sia essa eccessiva o meno.
    La tirannia può essere definita come un regime in cui un potere politico coercitivo prende decisioni arbitrarie, senza alcuna giustificazione. In un simile regime il popolo non è libero e gli individui possono essere considerati come schiavi.
    Dire che qualcuno è libero significa dire che può agire senza essere vittima di coercizione, che è il proprietario di se stesso. Ma nessuno può essere libero se non è proprietario dei frutti delle proprie

  • L’opposizione tra quantità e qualità, sorta con Aristotele e accentuatasi con il discorso scientifico da Cartesio al XIX secolo, è valsa a riconoscere un primato alla quantità finalizzata alla quantificazione, all’algebra e alla geometria: una quantità sottoposta ai concetti di misurabilità, di regolarità, di ricorrenza, di continuità, cui sfuggirebbe la qualità. Questa dicotomia ha comportato un freno per la ricerca scientifica del Novecento che, come testimonia Daniel Lerner nella sua prefazione al libro Qualità e quantità e altre categorie delle scienze (Bollati Boringhieri), ha