LA TRASPOSIZIONE FRA UN CONTINENTE E L'ALTRO

Qualifiche dell'autore: 
poeta, scrittore, direttore della rivista “Steve”

Negli articoli di economia o di politica, accade spesso di leggere che “la Cina è un’opportunità”, ma raramente si sottolinea il fatto che l’opportunità può essere rappresentata anche dall’incontro che avviene nell’arte, nella poesia e nella scrittura. Su questo piano, credo non abbia senso parlare d’interscambio: la cultura vive nell’incontro, vive nella trasposizione che si compie da un continente all’altro, proprio com’è avvenuto tra la Cina e l’Italia nell’opera complessiva di Roberto Panichi e com’è evidente leggendo il libro di Shen Dali e Dong Chun, Roberto Panichi (Spirali), che dà il pretesto alla presentazione di questa sera (La Cina, l’Italia: arte, poesia, scrittura, Modena, 16 febbraio 2010).

Nel libro – che è di fatto un catalogo, essendo costituito per il 90 per cento di immagini – gli interventi di Shen Dali e Dong Chun testimoniano come l’oceano sia stato valicato, attraversato. Ci si aspetta che le citazioni, il commento e l’esperienza letteraria che gli Autori portano con sé, in qualità di scrittori cinesi, riguardino la Cina, invece, con nostra sorpresa, nonostante diversi riferimenti tratti dalla cultura e dalla letteratura cinese, troviamo molto più frequentemente citati autori europei: fra gli altri Baudelaire, Apollinaire, il regista Marcel Camus.

Si veda ad esempio come gli Autori confrontano la tela di Panichi intitolata Orfeo con il film di Camus Orfeu negro e con la raccolta I sonetti a Orfeo di quel grande scrittore della Mitteleuropa che è stato Rainer Maria Rilke. Vorrei ricordare a questo proposito un riferimento ulteriore, i Canti Orfici dell’italiano Dino Campana, che viene dalla Toscana, proprio come Roberto Panichi. Potremmo dire che c’è una tradizione Orfica in tutta l’Europa – non ho osato chiedere a Shen Dali se c’è anche in Cina, ma sappiamo che alcuni miti si assomigliano in tutte le culture –, per esempio, troviamo un Orfeo anche in Portogallo, con Fernando Pessoa. Fra l’altro, il tema di Orfeo viene dalla nostra classicità remota, è uno dei miti archetipi primigeni della cultura greca e, addirittura, c’è più di una prova che abbia radici orientali, che provenga dalla cultura asiatica. Tutto ciò testimonia uno scambio che ha radici antichissime, di cui la via della seta, percorsa a suo tempo da Marco Polo e da Matteo Ricci, è uno dei tanti esempi che si possono documentare storicamente. Tanto basta per affermare che, quando i continenti s’incontrano sul terreno culturale, provocano scintille di straordinario interesse, a prescindere dal fatto che Roberto Panichi abbia interpretato in una misura tutta sua il mito antichissimo di Orfeo.

Un altro aspetto che mi preme sottolineare di questo libro è che gli Autori non commentano le opere dell’artista: il poeta che accompagna un testo a un’opera pittorica non compie l’esercizio che fa normalmente il critico professionista, ma accosta un’opera a un’altra opera, e questa operazione genera un meccanismo di dilatazione linguistica, che si estende a molte opere di Panichi estremamente interessanti, riferite sia a paesaggi noti, sia a spazi dell’interiorità, come nel caso di Amore e Psiche o della Crocefissione.

L’idea di questo catalogo è assolutamente felice perché accosta, da un lato, scrittura, poesia e pittura e, dall’altro, diverse sensibilità in un mondo che ha già ovviamente recuperato molto della lezione di Baudelaire, soprattutto se facciamo partire dal fondatore del Decadentismo europeo una certa idea di contemporaneità – non solo della letteratura, ma di tutta l’arte – come qualcosa che ha infranto le barriere e spezzato la continuità del mondo globale e che, quindi, appartiene all’umanità intera.