UN ISTANTE PER CAMBIARE LA VITA

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giornalista

Non c’era una nuvola nel cielo terso che s’intravedeva dal finestrino dell’aereo quel giorno. Serena era entusiasta d’incontrare l’Africa: una terra sconfinata, intensa e vibrante, le avevano detto. Così, Serena si era documentata nei giorni prima della partenza e aveva cercato carte geografiche e storie di una terra che l’avrebbe accolta per una breve vacanza dopo trentacinque anni di lavoro in pellicceria, fra lustrini e signore eleganti della città. Aveva, infatti, quattordici anni quando incominciò a lavorare nel settore e le clienti restavano ancora incantate a ammirare il modo in cui aveva imparato a usare le mani e le dita quasi fosse una suonatrice d’arpa.

Con la curiosità e l’entusiasmo di sempre, Serena si lanciò sin dai primi giorni della vacanza a caccia di luoghi, storie e souvenir del luogo. Qualcosa però le mancava, sentiva un vuoto. Così, si sorprese una sera, mentre gli amici gustavano dell’ottimo mukimu sullo sfondo di musiche africane, a chiedersi se era davvero quello che voleva: stare lì, serena e giocosa, pur sapendo che qualche metro più in là, oltre la barricata, c’era gente disperata perché non sapeva come sfamare i propri figli, rassegnata in quella disperazione ad attendere una morte silenziosa, tanto discreta da arrivare nel buio della notte o di giorno, fra le grida sorde delle madri senza più voce, che stringevano al petto esanime i corpicini dei figli dagli occhi spenti.

Il giorno seguente Serena decise di andare a vedere da vicino quella gente, le loro capanne e i bambini dagli occhi grandi e vivaci, in molti casi deperiti fino alle ossa. Qualcuno le aveva gridato dietro di non andare perché poteva prendere qualche malattia, “con la vita non si scherza”, le avevano detto. Già, con la vita non si scherza – aveva pensato Serena – ma la vita non è certo far finta di non vedere o di non ascoltare! Così, Serena si avventurò fino a Muyeye, un villaggio che si sviluppa su un’area che sorge a circa quindici minuti dal centro di Malindi, in un viaggio per mani e storie di famiglie e bambini che vivevano nella più assoluta miseria, nelle precarie case di legno e fango che tradivano ancora i segni di una tentata ricostruzione a seguito delle frequenti piogge che lasciavano attorno abbondante melma. E ancora storie di prostituzione di bambine di appena dieci o dodici anni, che, nel migliore dei casi, con quest’attività davano sostentamento all’intera famiglia. Famiglie numerose e giovani mamme, come la mamma di Brenda, una bambina così piccola e già con il peso del verdetto di una malattia terribile, l’HIV, che sfida ciascun giorno il suo sorriso gioioso. La sua mamma ha ventinove anni, è cieca e ha l’Aids conclamata.

Scioccata e ammutolita, Serena fece rientro a sera tarda nel residence. Le sembrava assurdo che potessero essere così vicini il villaggio turistico e il villaggio di miseria e povertà che aveva visitato. Un altro mondo, quella sera così lontano e così vicino.

Se c’è ascolto, basta un istante per cambiare la vita. Serena era troppo leale per essere sorda. Da quel momento decise che doveva rimboccarsi le maniche anche per quei bambini, tanti, che aveva incontrato: doveva dare una speranza e anche il diritto di essere bambini.

Sei anni fa, Serena Tassinari ha fondato l’Associazione Il mondo di Brenda a Bologna, che raccoglie fondi attraverso adozioni a distanza, cene e pranzi di beneficenza allestendo banchetti in tutta la regione. Grazie alle donazioni e alle offerte libere di tante persone, Il mondo di Brenda ha potuto costruire in Kenya, a Muyeye, un orfanotrofio che ospita centoventi bambini che ora vivono in ottime condizioni igienico sanitarie e che, con il contributo annuo di diecimila euro, hanno un’adeguata scolarizzazione.

Almeno due volte all’anno un’equipe dell’Associazione si reca a Muyeye per verificare lo stato dei lavori, mentre ciascun mese sono inviate dall’Italia risorse economiche per assicurare le necessarie cure mediche.

L’orfanotrofio ospita non soltanto i bambini malati di Aids o di altre patologie, ma anche bambini di ragazze violentate, come l’ultima arrivata che ha appena undici anni. Inoltre, la scuola è provvista di camere per ospitare i ragazzi che vivono fuori Muyeye e che dovrebbero percorrere oltre trenta chilometri ciascun giorno per seguire le lezioni. Le adozioni sono aperte anche ai cittadini che si vogliano impegnare a garantire la salute e l’istruzione dei tanti piccoli orfani. In questi giorni è allo studio l’ipotesi di costruire un ambulatorio medico per la cura delle giovani madri, malate di Aids, affinché il bambino nasca sano. Il diritto alla vita è, infatti, anche il diritto alla salute e all’istruzione.

Telefonando al numero 348-3162545 è possibile iscriversi all’Associazione, con una quota di appena dieci euro oppure con importi maggiori sul conto dell’Associazione Il mondo di Brenda (Monte dei Paschi di Siena, iban: IT 36Z01 0300 2433 0000 1007 0409).