BOLOGNA CAPITALE DELLA MOBILITÀ

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imprenditore

“Bologna Capitale” si presenterà alle prossime elezioni amministrative con Daniele Corticelli come candidato sindaco. Lei, anche in quanto imprenditore attento alle esigenze della città, è stato incaricato di coordinare il programma elettorale. Può indicarci una traccia?

“Bologna Capitale” è un movimento civico estremamente pragmatico, molto vicino al modo di pensare dell’impresa. Il programma s’incardina su quattro grandi riforme e su undici progetti rilevanti. È la sintesi delle proposte presentate nei cinque anni di vita del movimento. Nell’insieme è un vero progetto di città che ha l’ambizione di rinnovare profondamente Bologna.

In che modo?

Le grandi riforme sono quelle della mobilità strettamente connessa alle problematiche di inquinamento; del sistema politico amministrativo, che deve riflettere sia una dimensione metropolitana sia una profonda autonomia del centro storico fra i più estesi d’Europa; del welfare, oggi fortemente sperequato, spesso iniquo e difficilmente sostenibile nel lungo periodo; e dell’anagrafe ovvero di una integrazione degli stranieri che sia fatta non solo di diritti ma anche di doveri.

Gli undici progetti riguardano: demografia, inquinamento, degrado e sicurezza, lavoro, cultura, sport, centro storico, aeroporto intercontinentale, formazione tecnica, green economy e ICT technology, riduzione dei costi della burocrazia con nuove regole e minori imposte.

Può specificare qual è il punto del programma che ritenete di maggiore importanza?

La mobilità è il nostro storico cavallo di battaglia. Una moderna mobilità è in grado di cambiare la faccia della città, migliorare la qualità della vita e attrarre investimenti creando lavoro. Bologna è una città medievale fatta di strade strette e interconnesse e va rispettata, perciò occorre innanzitutto agevolare la circolazione liberandone la superficie.

In che modo?

Evitando, per esempio, il parcheggio delle auto sulle strade con un piano di 20.000 parcheggi pertinenziali di cui la metà sono da realizzare sotto i viali, al servizio quindi dei residenti del centro storico e dell’immediato fuori porta. Una volta che saranno liberate le strade dalle auto in sosta, si potranno realizzare collegamenti ciclabili dedicati e protetti. Come già avviene a Copenaghen, per intenderci. Bologna ha dimensioni “ciclabili” e questo intervento potrà ridurre sensibilmente il numero di auto in circolazione. Ma non basta, occorre infatti anche un profondo rinnovamento del trasporto pubblico di massa.

Intende il vostro vecchio progetto del “Metrò che vorrei”?

Sì, ma con qualche rivisitazione per rendere più “leggero” l’investimento e quindi più appetibile per i privati. L’autobus è un mezzo pubblico di trasporto obsoleto e inquinante, che necessita di un autista per muovere mediamente 3, 5 passeggeri per km percorso. Inoltre, l’autobus richiede un’economia di gestione insostenibile.

Il metrò è automatico e a emissioni zero, mentre i costi di gestione sono notevolmente ridotti e le navette, molto più veloci, sono sotterranee per lasciare le strade sempre libere con microstazioni a misura di una città medievale. Insomma, si tratta di un metrò ecologico. Una rete metropolitana consente poi di triplicare gli attuali passeggeri dei mezzi pubblici.

Perché?

Semplice: la velocità di collegamento rende il metrò una reale alternativa all’auto e quindi attrae passeggeri prima orientati sui mezzi privati. Questo è avvenuto in tutte le città del mondo dotate di metropolitana.

Quale sarà il risultato finale?

Ridurre del 50 per cento le auto in circolazione diventa un obiettivo raggiungibile e significa dimezzare l’inquinamento e migliorare la velocità di collegamento, che, secondo noi, farà guadagnare mediamente trenta minuti di tempo al giorno ad ogni bolognese. Avremo anche un sensibile risparmio energetico che si traduce in un maggior reddito disponibile per la città.

Quali sono i costi di realizzazione?

Sono i famosi investimenti che portano lavoro oltre che efficienza cittadina.

Con le prospettive descritte tante aziende private sarebbero disponibili a investire. I costi di gestione della metropolitana sono infatti bassissimi: tanti passeggeri, poca energia e nessun guidatore. In pratica, il vero costo sono gli ammortamenti, modesti, in virtù della lunga durata di utilizzo e gli oneri finanziari oggi minimi. Se Bologna riuscisse ad abbandonare il “no ideologico” ai privati potremmo avere in cinque o sei anni un’opera che cambia la città e per di più a costo zero perché si paga con il biglietto. I parcheggi in centro poi sono “assegni circolari”, quindi non sarebbe un problema trovare investitori.