LA BATTAGLIA PER I DIRITTI DELL'HONDURAS

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In una delle sue dichiarazioni, lei ha affermato di essere nato e cresciuto in condizioni disagiate, quindi conosce da vicino le povertà del suo popolo. In che condizioni vivono le persone? In che percentuale è diffusa la povertà nel suo paese? 

L’Honduras è un paese molto ricco di risorse naturali – oro, argento, legno, terre fertili e abbondanza di acqua –, di cui non godono gli abitanti, perché è oggetto di sfruttamento (da parte delle multinazionali oggi, come dal colonialismo nel 1500) che porta al suo impoverimento. L’80 per cento della popolazione vive nella povertà, il 40 per cento in estrema povertà e il 20 per cento in indigenza. Mezzo milione di bambini è senza istruzione e mancano 50.000 maestri per la formazione. Più della metà della popolazione è disoccupata, i salari sono molto bassi per il costo della vita: un contadino vive con un euro in media al giorno.

Lei è diventato fondatore e leader di un movimento ambientalista dell’Olancho. 
Che obiettivi vi prefiggete? Quali sono i vostri valori e le idee per cui lottate? 

Il primo obiettivo è divenire consapevoli del valore delle risorse naturali, il secondo è la resistenza e la difesa delle nostre risorse naturali, il terzo è mantenere al centro degli interessi del governo l’argomento della crisi ambientale causata dallo sfruttamento irrazionale delle risorse. 

Inoltre, vogliamo attirare l’attenzione e richiedere che la comunità internazionale rispetti le leggi ambientali e riconsegni le risorse naturali alla comunità. Le risorse naturali sono il sostentamento e la vita della popolazione e pertanto non possono essere considerate semplice mercanzia. Viviamo delle risorse, viviamo della terra, dobbiamo utilizzarle in forma sostenibile per il bene dei presenti e delle future generazioni.

Una delle vostre battaglie riguarda la scarsità d’acqua; si tratta peraltro di un problema che affligge varie regioni. Il vostro movimento come si propone di risolverlo? 

Prima di tutto bisogna proteggere la risorsa dell’acqua a partire dalla fonte. Manteniamo la vigilanza e l’applicazione della legge. Organizziamo la popolazione in consigli consultivi comunali e regionali per la difesa della legge. In caso d’abuso utilizziamo la strategia della resistenza delle comunità difendendo la sorgente dell’acqua. Nella preservazione della risorsa acqua cerchiamo di diagnosticare i problemi attraverso differenti specializzazioni: idrografia, biologia, forestale, geologia.

Mi spiego meglio: una cosa è che esistano leggi, altra cosa è che si applichino.

Coloro che fanno le leggi devono difendere gli interessi del bene comune al di là degli interessi delle imprese. Cerchiamo di proteggere la risorsa acqua con l’approvazione di leggi forestali, che rappresentano l’unico ordinamento territoriale vigente in quanto non esiste una legge generale sull’acqua.

Un altro problema da voi denunciato è la deforestazione e lo sfruttamento intensivo delle risorse. Che genere di conseguenze comportano queste pratiche? 
Avranno effetti anche nel lungo periodo? 

Lo sfruttamento selvaggio delle risorse naturali ha come conseguenza la diminuzione dell’acqua per il consumo umano, l’erosione del suolo, la contaminazione, la sparizione dei “polmoni verdi” della comunità concentrata, la desertificazione e la distruzione della vita media della comunità. Attualmente si abbattono più di 20.000 alberi al giorno. Si legalizza l’illegale e i disastri sono quotidiani. Gli effetti nel lungo periodo sono: aumento ulteriore della povertà, emigrazione dalla campagna alla città, fallimento dei campi e della raccolta del grano, aumento delle temperature, diminuzione dell’acqua, diminuzione del cibo per le comunità agricole e non solo, inondazioni, come è successo nel 1998 con l’uragano Mitch, che ha fatto retrocedere il paese di venticinque anni. Il peggio sarà arrivare alla fame, come sta succedendo ad Haiti.

Per un paese come l’Honduras, come si potrebbe tradurre il principio di sviluppo sostenibile?

Lo sviluppo sarebbe sostenibile solo se il governo avesse un piano politico per la gestione delle risorse naturali, analizzasse la quantità di risorse in suo possesso e stabilisse come utilizzarle e chi deve beneficiarne.

In questo momento i proprietari delle risorse sono le multinazionali con il beneplacito del governo, in forma sottomessa.

Il 5 e il 6 maggio di quest’anno il governo ha messo in vendita le risorse dell’Honduras al miglior offerente valutato in 14.586 milioni, poco meno del prodotto interno lordo, che è di 16.288 milioni, con 147 produttori provenienti per lo più dai settori dell’agricoltura, dell’energia, dell’industria mineraria, di quella forestale e dal turismo. Tutto senza consultare il popolo.

Per poter essere sostenibile, lo sviluppo deve avvenire con la consultazione delle comunità – solo così prevale il bene della nazione e non il potere economico –, i campi per la produzione devono servire a produrre cibo e non combustibile e le comunità devono essere formate per preservare e beneficiare delle loro risorse.

Per il nuovo regime insediato in seguito al colpo di stato del 2009 lei non è più persona gradita. Per quale motivo? Nel suo paese c’è libertà di espressione, libertà di stampa e di circolazione? 

Il nuovo governo non è legittimo ed è stato installato attraverso la dittatura. Con il golpe del 28 giugno del 2009 si è infranto l’ordine costituzionale e il processo democratico, per cui il governo di fatto non può convocare elezioni legali.

Il potere economico si maschera come dono del governo, ma il governo non è del popolo né potrà mai esserlo se la maggioranza appartiene a chi agisce in violazione dei diritti umani con assassini, torture, repressioni e approvazioni di leggi capitaliste, non c’è libertà di espressione perché i mezzi di comunicazione che difendono i diritti del popolo sono stati cancellati dal golpe: basti pensare che sono stati assassinati dodici giornalisti di periodici perché denunciavano la corruzione e l’impunità, dopo una serie di intimidazioni e persecuzioni.

Le altre nazioni e la comunità internazionale sono intervenute in qualche maniera a sostegno della democrazia, dei diritti umani e del rispetto delle risorse naturali? 

La comunità internazionale apparentemente difende i nostri diritti umani ma solo nell’area di suo interesse economico. Affermando che non devono interferire nella politica interna dello stato, di fatto non denunciano le loro violazioni dei diritti umani e la corruzione, investono nelle nostre risorse naturali ma soprattutto per garantirsi la commercializzazione e il profitto che ne derivano. Non sono esigenti con l’applicazione della legge, se non a parole.

Noi come italiani e come cittadini del mondo cosa possiamo fare?

Come italiani è necessario chiedere la realtà e la verità di quello che succede nei paesi del terzo mondo, che sono i più sfruttati, intensificare ed estendere la reale capacità di informazione di quello che succede in Honduras, esigere la trasparenza dei prodotti che provengono dal terzo mondo e che la materia prima non sia esportata inconsapevolmente, senza qualifica per la garanzia di essere reinvestita, per lo sviluppo del paese di provenienza, esigere che gli aiuti economici o i prestiti siano fatti con condizioni di trasparenza a coloro che amministrano capitali, esigere il rispetto dei diritti umani.

Vorrei concludere con un accenno al Fronte Nazionale della resistenza popolare, che si è costituito in seguito al golpe, una forza del popolo in difesa dei suoi diritti che lavora con il metodo della resistenza non violenta. Si è costituita in tutti i settori della società: contadini, sindacalisti, corporazioni di maestri, intellettuali, artisti, donne o femministe, omosessuali, giovani, anziani, bambini, universitari, organizzazioni ambientaliste, partiti politici, ecc., e, allo scopo di recuperare l’ordine costituzionale e democratico, chiede il ritorno degli esiliati politici, in particolare di Jose Manuel Zelaya – il presidente rovesciato dal colpo di stato, oggi esiliato nella repubblica domenicana – e di convocare immediatamente un’assemblea nazionale costituente per il cambio della costituzione politica.

Nota biografica

Padre Andres Tamayo è nato in un’area rurale di El Salvador nel 1956, da una famiglia talmente povera da non potere permettersi il mantenimento dei proprio figli e giungere a regalarli a un’altra famiglia. Nel villaggio dove ha trascorso la sua infanzia c’era una frate francescano con la sua missione dove egli ha potuto approfondire la sua formazione culturale e osservare anche il benessere che c’è all’interno delle sfere ecclesiastiche: lui stesso afferma di essere divenuto prete per fame. In seguito è subentrata la vocazione che lo ha sostenuto e incoraggiato a proseguire per diventare un uomo migliore.

Una volta ordinato sacerdote, la sua battaglia ha assunto un’ulteriore spinta, ma a muoverlo era soprattutto lo spirito di lotta, tipico di chi è stato costretto a lottare per farsi spazio nella vita.

Ha fondato il movimento ambientalista dell’Olacho per la difesa dei diritti umani e dell’ambiente del territorio dell’Honduras.

Oggi si trova rifugiato in Italia, è impossibilitato a tornare nel suo paese in quanto è stato minacciato più volte da attentati sabotatori e figura nelle liste del governo golpista come persona non gradita.

Intervista di Elisa Melzani (maggio 2011)

Traduzione dallo spagnolo di Laura Melzani