L’INNOVAZIONE PROCEDE DALL’APERTURA

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amministratore delegato di Ponzi Srl

Ponzi Infissi, da sempre attenta alla promozione di nuove idee, lungo gli oltre cinquant’anni di attività nel settore della serramentistica e degli ingressi automatici, come si orienta in un mercato di grandi trasformazioni a livello mondiale?

Attualmente, i leitmotiv sono la sostenibilità e la riqualificazione degli edifici esistenti, l’ampliamento dell’area di esportazione e l’individuazione dei target di clientela con una richiesta specifica che il mercato non riesce a soddisfare. Il tema della riqualificazione degli edifici è connesso all’intervento nell’ambito energetico. In questo senso, occorre valutare con attenzione le nuove strategie dell’azienda, per offrire un più efficace bilanciamento dei consumi. Altre economie avanzano a gran velocità e nei prossimi dieci anni avremo sempre meno risorse energetiche con conseguenti difficoltà di approvvigionamento. È noto che i prezzi del petrolio sono aumentati esponenzialmente, mentre la sua quantità è diminuita. Pertanto, l’azienda che vuole competere deve guardare ai mercati internazionali e confrontarsi con i paesi emergenti come l’Asia e l’America Latina. In Italia sarà determinante la politica economica che faremo. Ci sarà una grande selezione delle aziende, per cui chi non fa innovazione e non si rinnova, ampliando i settori d’intervento, difficilmente potrà affrontare i nuovi assetti del mercato globale.

L’innovazione è anche qualificare quello che è stato inventato…

Occorre innovare rinnovando. Innovare vuol dire individuare le esigenze del mercato producendo idee e facendo analisi attente al nostro settore. Non si tratta di abbandonare la tradizione, ma di farne una lettura nuova tenendo conto degli scenari futuri. La strategia economica è certamente connessa alla direzione che dà la politica. In questo momento la difficoltà è proprio quella di prevedere i nuovi assetti politici. La situazione italiana è molto difficile. Noi, ad esempio, abbiamo tratto vantaggio dalla politica degli incentivi per il recupero energetico, anche se l’ambito edile è fermo. In Italia l’impresa è frenata, attendiamo, infatti, di capire il nuovo ruolo del sistema politico e di quello bancario. L’impresa fa ciò che occorre, quindi non è ferma ad aspettare, per questo è propositiva e ha interesse a capire in quale nuovo contesto può operare. Se l’incentivo energetico viene premiato, l’azienda deve produrre prodotti che vanno in quella direzione. Se questo viene a mancare, allora si deve pensare a nuove strategie. Attualmente, c’è la richiesta di ristrutturare, ad esempio ci sono immobili di istituti bancari che vanno rinnovati, così come nel settore alberghiero e in quello ospedaliero. È importante perciò valutare tutto quello che in questo momento il mercato può offrire. Ma anche le banche devono intervenire in maniera diversa, valutando le giuste iniziative d’investimento. Occorre un nuovo ruolo anche del sistema bancario. 

Qual è la carta vincente che può giocare oggi l’impresa?

L’azienda che vuole innovare non può ignorare da dove viene, deve sapere qual è la sua storia, considerando le sue risorse e i valori. Se ha prodotto qualità deve proseguire in questa direzione così come, se ha una storia di innovazione, deve incentivarla. Questi sono i valori di base che hanno costruito la nostra azienda e che devono essere un punto di partenza, ma è importante confrontarsi con le esigenze del mercato. Sono entrambe dinamiche simultanee. Finché le cose a livello globale non saranno definite, saremo in un periodo di incertezza, ma la nostra azienda è cresciuta nella logica della flessibilità. L’incertezza, quindi, potrebbe essere un’occasione per inventare nuove combinazioni perché l’impresa si cimenta con questioni pragmatiche ciascun giorno. Penso che non sia interessante lamentarsi dell’incertezza, in quanto mette in gioco la capacità di reagire. Del resto, la caratteristica della nostra impresa è sapersi muovere in direzioni diverse in tempi brevi. È questo che la rende più flessibile e dinamica per l’innovazione. Innovare non vuol dire non guardare a quello che abbiamo fatto, ma avere il coraggio e la determinazione di pensare in un modo diverso da come si è fatto finora. Soprattutto nell’impresa occorre questa apertura, perché, se finora si è prodotto in un modo, adesso bisogna trovarne un altro. È la cosa più difficile da fare. 

Può fare qualche esempio?

Il mercato è ampio, per cui è importante sapersi collocare valorizzando l’apporto di nuove idee. Anche per questo sono uno dei pochi imprenditori che non cerca collaboratori con esperienze lavorative, che possono alimentare pregiudizi. 

È essenziale collaborare con persone che diano un apporto intellettuale con nuovi modi di leggere le cose. Non cerco manager, ma persone che abbiano voglia di fare e che credano nel progetto. Nella maggioranza dei casi la pianificazione parte da un ideale di mercato dove operare, ma il mercato è in costante divenire, pensiamo solo al cambio e a come è fluttuante il valore dell’euro. La risorsa principale è quindi il cervello dell’impresa, ossia la direzione verso la qualità. Dunque, non è possibile pianificare perché non ci sono certezze, soprattutto in un momento come quello attuale. Per questo occorre che l’impresa proceda dall’apertura senza pregiudizi.