LA COMUNICAZIONE PER LA CIVILTÀ

Qualifiche dell'autore: 
docente di Tecnologie della Comunicazione dell'Universita' di Ferrara

Due elementi segnano i confini del mio intervento a questo dibattito, in occasione della pubblicazione del libro di Marco Maiocchi, Il bel programma. Percezione, struttura e comunicazione: una data, che forse verrà ricordata come la vera data di fine del XX secolo o, peggio, d’inizio del terzo millennio, e un libro, un ampio discorso sulla comunicazione e sul concetto di documento.

Il libro inizia con un concetto: la comunicazione modifica il contesto e in tal modo genera conoscenza. Ogni lettore ricostruisce a suo modo le relazioni che caratterizzano il contenuto trasmesso, espresse o implicite: questa ricostruzione è nuova conoscenza (analogamente, Borges afferma che Kafka crea i suoi precursori: imprime nuovi significati ai contenuti e alle relazioni espresse da Zenone, nel paradosso di Achille e della tartaruga, da un prosatore cinese del nono secolo, da Kierkegaard). 
La comunicazione quindi, oltre a trasmettere, crea conoscenza: un tema ripreso nel libro è l’analisi e l’evoluzione del concetto di documento, in funzione delle nuove tecnologie e delle nuove metodologie di rappresentazione della conoscenza. Questa analisi implica diverse riflessioni. L’innovazione nel comunicare crea un salto culturale, favorito e moltiplicato dalla rete, dalla comunicazione monodimensionale (caratterizzata da documenti a percorrimento fondamentalmente sequenziale, quali testi, registrazioni audio e film), alla comunicazione multidimensionale, il cui strumento simbolo è il documento multimediale e interattivo, l’ipertesto, e principalmente, in virtù della diffusione della rete, la pagina web.
Perché parlare di “salto” culturale? Il motivo va ricercato nella considerazione che l’evoluzione culturale è un fenomeno discontinuo, fatto di accelerazioni improvvise, collocabili in un’ottica di continuità solamente nelle analisi a posteriori, non nella contemporaneità. Questo salto, inoltre, presenta caratteri precisi e analizzabili: coinvolge l’intera comunità umana in virtù della diffusione delle tecnologie di rete (con le dovute differenze inerenti ai diversi livelli di sviluppo, tuttavia, Internet si è già ramificata anche nelle aree meno sviluppate: se lo raffrontiamo ai tempi di espansione di altri fenomeni culturali, possiamo affermare che questo è stato recepito molto più tempestivamente su scala mondiale), è un passaggio irreversibile, in quanto compiuto da una massa “critica” di popolazione (gli utenti della rete: per massa critica si intende una quantità tale da impedire una regressione del fenomeno), e rischia (ma questo è un carattere di tutti i salti culturali, è il motivo della discontinuità) di essere compreso tardi, nella sua reale portata, dai centri di potere, che faticano a gestire il cambiamento (un esempio: la legislazione sul diritto d’autore nell’epoca di Internet, problematica citata nel libro).
Quali sono gli effetti di questo salto culturale nella comunicazione intesa come progettazione e realizzazione del documento, veicolo della trasmissione di informazioni?
Segnalo tre tendenze che si rifanno a temi trattati nel libro. La prima è la tendenza a evidenziare la struttura (intesa come insieme delle relazioni) della conoscenza espressa, necessaria quando la quantità di conoscenza contenuta nel documento richiede un’organizzazione sistematica (questa esigenza era presente anche in altri tempi, come illustra l’esempio di epoca rinascimentale nel libro, le tavole della memoria di Giordano Bruno: l’invenzione della stampa, limitata nell’uso dei caratteri, rende impossibile la riproduzione di opere fondate sulla fusione tra testo e grafica, si pensi al Codice Hammer di Leonardo). La struttura della conoscenza non è, a differenza della comunicazione tradizionale, intimamente sequenziale, quindi richiede, per essere espressa in forma al contempo esaustiva e comprensibile, il supporto di strumenti efficaci (pensiamo all’indice dei libri): uno strumento versatile si rivela l’ipertesto, che contiene relazioni esplicite (link) e strumenti di rappresentazione/navigazione della conoscenza (mappe e indici), e può utilizzare formalismi come le reti di Petri, che indicano le entità e le relazioni del contenuto (la rete di Petri è uno strumento rigoroso di rappresentazione dell’insieme di contenuti e relazioni in un contesto; meriterebbe di essere appreso a livello di scuola secondaria). La seconda è la tendenza a migliorare ed estendere la comprensibilità del documento, attraverso convenzioni di formattazione del testo e segni grafici dal valore semantico condivisibile: questa esigenza, inerente al superamento dei confini linguistici in rete, è forse l’ambito che necessita di maggiore ricerca e sperimentazione, ma anche l’ambito a cui possono concorrere più agenti: tutti coloro che utilizzano la rete per trasmettere contenuti. La terza è la tendenza a utilizzare analogie, metafore, modelli riconoscibili per spiegare altri modelli o per comunicare altri ambiti di conoscenza: la comunicazione in rete, nell’emergenza di differenziare il suo linguaggio, non ha e non può porsi limiti nella scelta di strumenti e di modelli, deve “giocare con tutte le quaranta carte del mazzo”.
In definitiva, dobbiamo tendere a utilizzare tutte le possibili strategie e strumenti per migliorare l’efficacia della comunicazione e la fruibilità del documento, ignorando o bypassando i vincoli dei linguaggi tradizionali: l’argomento fondamentale presente nel libro è la testimonianza e la consapevolezza della nascita di un nuovo linguaggio scritto, con le seguenti caratteristiche: 1) nasce per veicolare conoscenza attraverso Internet; 2) è supportato da strumenti digitali; 3) è multimediale e interattivo; 4) consente il superamento della sequenzialità nella scrittura e nella lettura; 5) apre potenzialità nuove di navigazione e rappresentazione della conoscenza; 6) si avvale di un’ampia gamma di segni semantici; 7) può avvalersi di formalismi quali le reti di Petri,; 8) non è vincolato dai formalismi; 9) usa parole mediate da altre lingue, in particolare l’inglese, ma è comprensibile a livello mondiale; 10) nasce, come tutti i linguaggi, dall’uso quotidiano ed evolve nel tempo (analogamente, il cinema differenzia nell’arco del XX secolo il suo linguaggio: gli esempi dell’evoluzione del linguaggio cinematografico sono innumerevoli); 11) nasce da una collaborazione di fatto, a livello mondiale, tra tutti coloro che apportano contenuti al web; 12) è destinato a differenziare e sviluppare nuove figure retoriche, che riecheggiano e ampliano la metafora, l’analogia, l’iperbole e le altre figure dei linguaggi correntemente usati.
Perché è importante parlarne ora, prendere ora consapevolezza della nascita del linguaggio della rete? Due sono i linguaggi comprensibili a livello mondiale: questo e il linguaggio del terrore. Non parliamo di contenuti, i contenuti comprensibili da tutti sono tanti, a cominciare dai contenuti religiosi, parliamo di linguaggi, di comunicazione: l’impatto comunicativo di un atto terroristico è enorme (pensiamo alla risonanza sui media), capillare e disposto su più piani di significato (identifichiamo, in una prima analisi sommaria, la popolazione, le elites culturali, gli ambiti politici e diplomatici: emergono più chiavi di lettura, che possono essere molto differenziate). Per difenderci da una comunicazione di segno negativo, ma tanto forte e universale, necessitiamo di una comunicazione altrettanto capillare, tempestiva, comprensibile, condivisa, in grado di veicolare in tempo reale contenuti e relazioni chiare, in grado di supportare una cultura a sua volta condivisibile, quindi non appiattita su pochi modelli e valori (non sarebbe condivisa, e questo si rivelerebbe un rischio, una debolezza nei confronti di una comunicazione universale) ma arricchita, in fase di creazione del linguaggio, dagli apporti di tutte le culture.
Ecco perché parlarne adesso: il linguaggio che sta differenziandosi per la comunicazione sulla rete ha le caratteristiche per essere uno dei più potenti strumenti culturali e sociali di difesa da aggressioni che puntano alla regressione della civiltà.