LA CARTA INTELLETTUALE AL PALATIPICO MODENESE

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coordinatore di Palatipico Modena

La carta intellettuale dei prodotti tipici modenesi oggi ha un intero palazzo che la ospita, il Palatipico Modena, con sede nel quartiere fieristico, a due chilometri dal casello Nord della città estense, nato il 21 luglio di quest’anno, in seguito all’istituzione della Fondazione Agroalimentare Modenese, per riunire i principali Consorzi che rappresentano le produzioni agroalimentari Dop e Igp di Modena, il Consorzio dei ristoratori “Modena a Tavola” e la cooperativa di promozione turistica ModenaTUR.

“Da uno dei più ricchi signori di Modena fui invitato a un desinare in una delle sue proprietà…”. Potrebbe iniziare così la scrittura del viaggio fra i prodotti agroalimentari che abbondano nel paniere del territorio modenese e il loro collegamento al sistema delle Denominazioni di Origine. La nascita di alcuni di essi sembra avvenuta per caso, celata da una nebbia fiabesca, e per conoscerli meglio occorre ricordare rumori ormai desueti, come i passi sulla ghiaia di una strada vicinale.

Fin dall’epoca ducale, l’agricoltura modenese si presentava con una grande varietà colturale: campi regolari di cereali e foraggere separati da filari di viti e di alberi da frutto, il tutto completato da una capillare diffusione degli allevamenti con la prevalenza di bovini e di suini. Tuttavia, l’agricoltura modenese non si è limitata a produrre, ma si è organizzata con le medesime imprese agricole per gestire le fasi della prima trasformazione del prodotto agricolo con la costituzione in tutto il territorio dei caseifici cooperativi, delle cantine sociali, dei centri di raccolta, stoccaggio e frigoconservazione dei prodotti ortofrutticoli. Si tratta di un fatto storico che dimostra come la rilevanza produttiva del comparto agroalimentare in provincia di Modena si è radicata e consolidata determinando un’importante svolta socio-economica per l’intero territorio. I caseifici cooperativi e anche quelli privati a cui è stato abbinato l’allevamento dei suini per utilizzare i residui della lavorazione casearia sono nati all’inizio del 1800 per la produzione del formaggio parmigiano-reggiano. Le cantine sociali furono costituite dagli inizi del 1900 ed erano diffuse in tutta la zona vocata alla viticoltura. Nel settore vitivinicolo, Modena detiene diversi primati: l’azienda vinicola privata più antica della regione Emilia Romagna; la Cantina sociale cooperativa più antica d’Italia ancora in attività (Cantina sociale di Carpi fondata nel 1903), ben tre cantine sociali cooperative che tuttora trasformano e producono da più di cento anni dalla loro fondazione: la già citata Cantina sociale di Carpi, la Cantina sociale di Santa Croce (1907) e la Cantina sociale di Campogalliano-Masone (1908). Si può affermare quindi che l’agricoltura della nostra provincia si è sempre caratterizzata per il forte collegamento con le industrie di trasformazione e di confezionamento, alle quali ha saputo trasmettere i valori propri della tradizione e della cultura del territorio. Da questa sinergia, le imprese hanno saputo trarre slancio per le loro produzioni, privilegiando il legame con il territorio, in quanto consapevoli che è la Denominazione di Origine del prodotto a essere conosciuta e ricordata dal consumatore e non piuttosto il nome del singolo produttore.

Se consideriamo che in provincia di Modena vengono prodotti il formaggio Parmigiano-Reggiano DOP, i Lambruschi DOP modenesi, l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP, il Prosciutto di Modena DOP, lo Zampone di Modena IGP, il Cotechino di Modena IGP, la Mortadella Bologna IGP, i Salamini alla cacciatora DOP, la Pera dell’Emilia-Romagna IGP, la confettura di Amarene Brusche di Modena IGP, ci troviamo di fronte a una situazione davvero unica, a conferma della capacità che hanno avuto le imprese nel perseguire gli investimenti per la qualità e la salubrità dei prodotti agroalimentari finalizzati a tutelare le scelte quotidiane del consumatore.

Ecco perché era ormai inevitabile valorizzare lo sforzo delle imprese e la tradizione che esse rappresentano con la costituzione del Palatipico Modena, alla cui base c’è un progetto di marketing territoriale promosso e sostenuto (con 5 milioni di euro) dalla Camera di Commercio di Modena: non dimentichiamo che la sola produzione DOP vendibile del prodotto modenese supera i 400 milioni di euro e, se aggiungiamo l’IGP, siamo ben oltre il miliardo. Come ha notato il presidente della Camera di Commercio, Maurizio Torreggiani: “Nel mondo dominato dall’omologazione, ci vuole una grande capacità di distinguersi. Se vogliamo essere ascoltati in mezzo a tanto rumore, dobbiamo dare segnali forti: nel Palatipico gli ospiti troveranno ancora i prodotti della tradizione con cui Enzo Ferrari festeggiava le vittorie nella sua trattoria preferita. Meccanica unica e vere emozioni gastronomiche: tutte cose non riproducibili altrove”. 

L’accostamento a Ferrari non è casuale: come ha ricordato il presidente della Società Palatipico, l’enologo Pierluigi Sciolette, “con il supporto di ModenaTUR, il Palatipico offre un pacchetto di promozione turistica che comprende il weekend motori e sapori, con test drive sulla vicina pista di Marzaglia, visita al museo e casa natale di Enzo Ferrari, al Palazzo Ducale e ai monumenti della città”.