MIGLIORAMENTO SISMICO DEL CAMPANILE DI GANACETO-MODENA

Immagine: 
Qualifiche dell'autore: 
presidente dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Modena e Reggio Emilia

Nel portare il saluto del Consiglio dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Modena e Reggio Emilia, vorrei dare testimonianza della nostra professionalità di tecnici messa in campo in seguito alla tragedia del terremoto del 20 e 29 maggio scorsi in Emilia. Il convegno La forza della leggerezza (Mirandola, 18 settembre 2012) s’inscrive nella serie di iniziative patrocinate dal nostro Consiglio per favorire il costante aggiornamento degli iscritti su temi importanti come quello del recupero strutturale degli edifici danneggiati dagli eventi sismici. A questo proposito, devo dare atto che, fin dai primi momenti successivi al sisma, presso le unità di crisi costituite sul territorio, diverse centinaia di ingegneri volontari si sono messe a disposizione delle istituzioni e della collettività per le verifiche di agibilità di edifici pubblici e privati.

Nel corso di diversi anni di esperienza nel recupero di beni monumentali, ho avuto parecchie prove della capacità delle fibre di carbonio di conferire resistenza alle strutture, ma in questo periodo ho avuto modo di verificare, attraverso il collaudo involontario del sisma, il risultato di due interventi che avevo progettato sui campanili di due parrocchie, Ganaceto e Lesignana, situate nell’arco di 30 km dall’epicentro del sisma del 29 maggio. 

L’intervento sul campanile di Ganaceto inizialmente era stato pensato da realizzare con le normali tecniche di rinforzo, anche perché in sede di rilievo dei danni dell’edificio non era stato possibile salire sul campanile in quanto sulla cella campanaria, non protetta da finestre, c’erano svariati centimetri di guano di piccione. Una volta montato il ponteggio però ci siamo resi conto di diverse fessurazioni sulla base dei montanti della cella campanaria, dove la muratura aveva perso consistenza. Allora, abbiamo pensato di cerchiare l’interno del campanile con fasce in fibra di carbonio, che sono state rese solidali alla muratura con angolari particolari e chiodature. Chiaramente, non si poteva intervenire esternamente al campanile, perché è faccia a vista. Anche se la cerchiatura sembra attraversare la bucatura della finestra, in realtà è nella parte interna, perché c’è un parapetto rientrante in muratura. Le fasce in fibra di carbonio hanno intercettato le fessure che si vedevano anche a occhio nudo dall’esterno e hanno permesso di ricompattare la voragine muraria. Poi siamo intervenuti con lunghe perforazioni dall’alto con una carotatrice ad acqua e abbiamo inserito tre tiranti, ciascuno dei quali è composto da tre valvole in fibra di carbonio del diametro di 7 mm, che sono state ancorate alla base con una perforazione che è penetrata per più di un metro e mezzo nelle fondazioni del campanile. 

Infine, la parte superiore è stata chiusa con un’altra piastra e sono stati pretensionati i tiranti con uno sforzo di circa 15/20 tonnellate, determinato in funzione della capacità resistente della copertura. In questo modo abbiamo contribuito, oltre a legare il tutto, a rendere più resistente il campanile a reazioni di taglio: il taglio infatti è uguale alla sigma per il contingente di attrito e, aumentando la sigma, aumentiamo anche la tau, rendendo il campanile più resistente.

Anche il progetto iniziale per mettere in sicurezza il campanile di Lesignana subito dopo il sisma del 1996 prevedeva un intervento con strutture e profilati metallici e l’inserimento di vasificazioni al di sotto del campanile. In sede esecutiva però abbiamo potuto verificare il livello di fattibilità di un intervento meno invasivo, come d’altronde ci era stato richiesto dalla sovrintendenza. Pertanto, abbiamo posizionato fasce in fibra di carbonio all’interno della struttura, anche perché la sovrintendenza, nonostante l’intonaco non presentasse particolari decorazioni, ci aveva addirittura vietato di realizzare cerchiature esterne, che sarebbero state forse più facili da eseguire. Le fasce in fibra di carbonio sono state poste negli angoli e rese solidali alla muratura attraverso l’uso di connettori. Avevamo il problema di trasferire senza eccessivi interventi gli sforzi che vengono dall’alto verso il basso. Allora, abbiamo trovato una soluzione con una piastra in acciaio tridimensionale e, per evitare l’effetto “pila”, abbiamo inserito un materiale che potesse isolare la fibra di carbonio dall’acciaio. Da un’attenta verifica ai primi di giugno è risultato che il campanile ha resistito egregiamente, non sono stati rilevati problemi né fessurazioni di alcun tipo, quindi possiamo dire che l’intervento ha avuto un collaudo estremamente positivo. Questo tipo di soluzione ha anche il vantaggio di limitare al minimo i problemi legati alla manutenzione necessaria per le strutture in acciaio: anche se ormai non è una pratica diffusa, le strutture in acciaio, soprattutto se non sono all’interno di murature, hanno il problema della dilatazione e, per essere mantenute, andrebbero dilatate d’estate e allentate d’inverno. 

**Il testo di Augusto Gambuzzi è tratto dal suo intervento al convegno La forza della leggerezza (Mirandola, 18 settembre 2012, organizzato da Ardea Progetti e Sistemi, Bologna)