IL VALORE DEL COMMERCIO E DELLA PRODUZIONE

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presidente di Global Service Commerciale Srl, Bologna

In qualità di partner d’eccellenza nella logistica per importanti aziende delle province di Bologna, Ferrara, Modena, Ravenna e Forlì-Cesena, Global Service Commerciale, dealer ufficiale Cat® Lift Trucks, ha riscontrato differenze rilevanti negli scenari economici dell’Emilia e della Romagna?

La Romagna ha tanti settori trainanti: dall’agricoltura al turismo al manifatturiero. Bologna è leader mondiale nel settore delle macchine automatiche e aveva un polo fieristico che funzionava molto bene, ma attualmente è in difficoltà anche il suo mercato ortofrutticolo. Molti piccoli artigiani, tornitori, fresatori e terzisti d’industria stanno scomparendo. Oggi, i cali di commesse hanno riportato il lavoro all’interno delle industrie, che spesso si sono orientate a produrre fuori dall’Italia. È un problema da non sottovalutare. Spesso, viene criticato l’imprenditore che produce nei paesi confinanti, ma con i costi che deve sostenere non si può non dargli ragione. Inoltre, l’aumento della tendenza a reclutare manodopera in nero causa l’abbassamento del livello di professionalità e la qualità della produzione. Se non cambiano le politiche e non abbiamo un mercato del lavoro flessibile, con una tassazione bilanciata con il reddito, è difficile proseguire. La nostra carta vincente è stata quella di offrire un servizio dinamico e di qualità per rispondere alle esigenze dei mercati con una più efficiente pianificazione delle risorse produttive logistiche. Attualmente, infatti, le imprese hanno sempre più l’esigenza di rispondere alle richieste di un mercato il cui andamento non consente regolarità e prevedibilità nella programmazione.

Occorre rilanciare il tessuto produttivo della piccola e media impresa locale – non c’è alternativa –, facendo anche alleanza con le aziende del territorio. Negli altri paesi, tre o quattro aziende si mettono insieme per acquisire grandi commesse, noi invece rincorriamo sempre l’erba del vicino: se compra un tornio grande, noi dobbiamo comprarlo ancora più grande. Ma è venuto il momento di cambiare questo approccio.

In che termini sta cambiando invece la geografia delle imprese italiane?

Il ceto medio, che creava benessere e ricchezza, sta scomparendo. L’artigiano, con il suo apprendista o il suo operaio, è una categoria in estinzione. Siamo arrivati a un punto in cui la piccola e media impresa, che ha fatto la fortuna di questo paese, è stata prima vessata e poi denigrata, fino a essere costretta alla chiusura dell’attività. È un danno che si ripercuote anche nell’industria, che si avvaleva delle sue risorse. La geografia dell’impresa sta cambiando a tal punto che resteranno sul mercato solo le società con fatturati molto elevati e le decine di piccole attività a conduzione familiare. Anche le attuali politiche finanziarie, che non sostengono la piccola e media impresa, rischiano di rovinare il nostro tessuto produttivo. L’impresa, inoltre, deve avere la possibilità di assumere durante i periodi di maggiore ritmo di lavoro, senza il ricatto di dover mantenere posti inutili quando il lavoro si riduce. Occorrerebbe provvedere anche alla riforma del sistema pensionistico per favorire un ricambio generazionale dopo quarant’anni di lavoro e consentire la trasmissione dell’esperienza artigianale alle nuove generazioni.

Le logiche della moderna finanza ci hanno fatto dimenticare il valore della produzione e del commercio, che hanno consentito al nostro paese di crescere. Viviamo in una società che invita a circondarsi di oggetti e stili di vita che rappresentano status sociali per un benessere sempre più virtuale, con il paradosso che alcune persone non arrivano a fine mese, ma non rinunciano a tre cellulari a testa. Occorre tornare all’economia reale, impegnando i cassaintegrati del settore edile – il più colpito da questa logica di decrescita pianificata –, per esempio promuovendo l’edilizia sociale per i comuni e le regioni, garantendo gli stipendi sulla base della produzione effettiva.

In questo momento, qual è il ruolo delle banche nel sostegno alle piccole imprese?

Non si può fare impresa senza il sistema bancario, che però deve tornare a lavorare maggiormente con il territorio, perciò è importante che tenga conto dei nuovi scenari in cui le imprese operano. La storia economica di questo paese insegna che le prime banche sono state costituite da artigiani e imprenditori delle province e delle regioni in cui sorgevano. Il direttore di banca della tradizione incontrava periodicamente l’imprenditore nella sua azienda, partecipando alle vicende di quell’impresa. Oggi, il contributo delle banche rimane essenziale per rilanciare il tessuto produttivo della piccola e media impresa locale.