IL DISPOSITIVO DELLA BATTAGLIA

Immagine: 
Qualifiche dell'autore: 
imprenditore, brainworker, membro dell’Associazione Culturale Progetto Emilia Romagna

Ringrazio il sindaco di Bazzano, Elio Rigillo, che ci ospita in questa prestigiosa sala (Rocca dei Bentivogli, Bazzano, 27 maggio 2013) e ha accolto la proposta di presentare il libro di Sergio Dalla Val In direzione della cifra. La scienza della parola. L’impresa, la clinica (Spirali), come pretesto e base teorica e clinica per il dibattito Vivere senza paura. La crisi e la riuscita.

All’inizio degli anni ottanta, mi sono avvicinato al Movimento Freudiano Internazionale, di cui Sergio Dalla Val era referente a Bologna fin dal 1975. Negli anni precedenti, la società per la quale lavoravo aveva organizzato corsi intorno alle tecniche psicologiche di vendita, per consentire agli agenti di raggiungere i loro budget. Gli insegnanti sostenevano che, per superare le obiezioni del cliente, occorresse raggirare il suo inconscio, descritto come “bastiancontrario”. Inoltre, rappresentavano l’inconscio come un contenitore di energie misteriose, fortunatamente sigillato, perché avrebbe potuto produrre effetti incontrollabili per i non esperti. Il venditore doveva saper “praticare piccoli fori sul contenitore” per orientare tali misteriose energie a fin di bene: la firma del contratto. In breve, occorreva avvalersi della “tecnica dell’imbuto” per convogliare dall’alto verso il basso, dal diametro maggiore a quello minore dell’immaginario imbuto, ciascuna obiezione del cliente fino al convincimento che la nostra proposta lo avrebbe soddisfatto e quindi portarlo all’acquisto. Costruzioni suggestive in aula, ma non nella sede del cliente che, di regola, decideva in base al preventivo più interessante, per cui queste idee per l’azione si vanificavano.

Interessato a una formazione più efficace, nel 1983 iniziai a seguire le conferenze organizzate dall’Associazione Psicanalitica Italiana (che aveva la sede principale a Milano), che allora si tenevano in una sala della Provincia di Bologna. Anche lì si parlava dell’inconscio, ma era inteso come logica particolare a ciascuno. Una logica non aristotelica e non platonica, che, secondo l’insegnamento di Freud, non esclude la contraddizione e per questo dissipa il detto siciliano “Chi nasce tondo non può morire quadrato”, ossia l’idea di predestinazione, nel lavoro come nell’impresa.

Quell’itinerario intrapreso oltre trent’anni fa prosegue tuttora lungo una provocazione intellettuale incessante. All’inizio, quando ascoltavo le conferenze di psicanalisi, ero a disagio perché capivo poco, nonostante la mia formazione e la mia esperienza di analista chimico: i parlanti e la parola non sono della stessa natura dei terreni, del latte, del vino o dell’acqua.

Freud sottolinea come ciò che non viene articolato nella parola si scriva sul corpo e come l’inconscio, in quanto logica particolare a ciascuno, comporti che l’Io non sia più padrone in casa propria. I terremoti ce lo ricordano spesso. Noi, come la terra e le cose, siamo in viaggio. Lo rileva già l’astrofisica: con le galassie, altre dimensioni e ben altro destino per i parlanti.

Scrive Albert Einstein: “Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni”. Che cosa impedisce di cogliere le opportunità che la crisi trae con sé? La soggettività, che rende prigionieri nel presumere di poter “vedere” come stiano effettivamente le cose e, successivamente, con quali idee padroneggiarle.

L’annotazione di Armando Verdiglione “Un significante rimosso funziona come nome, adiacente a un altro significante” è stata per me essenziale per intendere, accanto al funzionamento dell’inconscio, l’istanza delle pulsioni e andare oltre la paralisi insita nella logica aristotelica dell’aut-aut, del tertium non datur: con la cifrematica, il terzo, l’Altro, non è mai escluso. L’adiacenza è intoglibile. La cifrematica è un’esperienza d’integrazione, secondo la mano intellettuale, come aveva colto Leonardo da Vinci.

Nel 1987, con Sergio Dalla Val e altri amici, costituimmo l’Associazione culturale Progetto Emilia Romagna, che nel 1993 aprì la libreria galleria Il secondo rinascimento a Bologna. Dal 1997, a Radio Graffiti (Gruppo Onda Radio Emilia Romagna), che aveva sede proprio a Bazzano, tenni per alcuni anni la rubrica Innovazione, tradizione e società, con interviste a imprenditori che proponevano innovazioni nei loro settori. Tenevo conto dell’indicazione di Armando Verdiglione che, al congresso di Tokyo del 1984, a cui avevo partecipato, notava che la trasformazione è prima culturale, poi economica e poi politica.

Accanto alla provocazione, perché si avvii un itinerario formativo che giunga alla restituzione in cifra, restituzione in qualità, nell’esperienza occorre l’emulazione, indispensabile per non essere preda della rassegnazione e quindi per mettersi alla prova, intervenendo nelle equipe e nei dispositivi associativi, lungo uno statuto intellettuale, non sociale o professionale. Questa prova trae sia all’intendimento e all’articolazione delle questioni, sia a inventare nuovi dispositivi di amministrazione, d’impresa e di finanza, in cui il fare e l’impresa vanno in direzione della qualità e della riuscita.

È nostro consulente chi entra nel dispositivo della battaglia, chi combatte sulla nave nel mare in tempesta, non già chi offre consigli stando comodo, per paura, sulla scogliera. E Sergio Dalla Val, in questi trent’anni di esperienza associativa, non si è mai sottratto all’autorità e alla responsabilità dello statuto intellettuale del consulente.

La cifrematica, scienza della parola che diviene qualità, è la base per acquisire un’esperienza formativa in cui la psicanalisi risulta esperienza della parola originaria, in grado di articolare e quindi di vanificare i meccanismi di difesa che costringono ognuno a vivere nella paura.

L’esperienza di equipe, in cui ciascuno interviene in uno statuto intellettuale, è la base per l’invenzione di dispositivi nuovi che consentono a ciascuno di esistere nella comunicazione costitutiva dell’avvenire.