OPPORTUNITÀ E CRITICITÀ DELLA RICOSTRUZIONE IN EMILIA

Qualifiche dell'autore: 
ingegnere, titolare dello Studio di ingegneria Valva, Modena

Lo Studio Valva, oltre a essere impegnato nella progettazione di interventi di consolidamento antisismico in Emilia, sta collaborando con l’Associazione culturale Progetto Emilia Romagna alla costituzione del tavolo di lavoro Restituire l’Emilia in qualità, in programma per il 25 ottobre prossimo, per indagare quali sono i blocchi che, a oltre un anno dal sisma del 20 e 29 maggio 2012, rallentano la ripresa sia dell’economia, sia della vita nei centri storici. A partire dalla vostra esperienza, può dare una testimonianza sull’attuale situazione in Emilia?

Un risultato importante sta nel fatto che le risorse finanziarie sono state stanziate (oltre 9 miliardi di euro). È chiaro che, trattandosi di fondi pubblici, per accedervi occorre presentare un progetto secondo la modulistica approntata dalla Regione Emilia Romagna (Mude per i privati e Sfinge per le imprese). Non è raro sentire che, in alcuni casi, sia bastata una virgola di troppo per far rimandare il progetto allo studio che lo aveva presentato. Noi abbiamo avuto l’esperienza opposta: tutti i clienti che finora si sono affidati al nostro Studio hanno ottenuto i finanziamenti e questo ci dice che, per quanto complessa possa essere la modulistica, non è impossibile presentare progetti conformi alle normative.

Un altro aspetto non secondario da tenere in considerazione è la vastità del territorio colpito: nonostante il numero elevato di studi professionali impegnati nella progettazione, non è possibile esaudire tutte le richieste in poco tempo, senza andare a scapito della qualità. Certamente, in alcuni casi, il blocco può avvenire a causa di uno degli attori in campo e dei fattori in gioco, ma non si può attribuire a un unico capro espiatorio la responsabilità di tutti i rallentamenti e gli sprechi che si verificano durante la ricostruzione. Come tutte le situazioni complesse, questa richiede di essere esaminata per cercare il bandolo della matassa, per capire se ci sono cose inutili, da eliminare, ma anche quali sono le cose necessarie, da fare con urgenza.

Non dobbiamo dimenticare che in Emilia il terremoto ha colpito strutture che non erano state progettate secondo criteri sismici perché non c’era motivo di farlo, molti danni sono dovuti proprio a questo. È chiaro che non era possibile intervenire su tutto contemporaneamente, occorreva dare priorità agli edifici destinati alla produzione, per non aggravare una crisi già pesante in tutto il paese da diversi anni. È stata fatta una buona classifica dei tipi d’intervento, anche in base al tempo che richiedono. Gli edifici storici e gli edifici del centro storico sono quelli che presentano le maggiori complessità. La lentezza con cui procedono i lavori di ricostruzione (e L’Aquila ne è un esempio) nasce dalla necessità d’intervenire in forma complessa: se una casa è inserita in un contesto in cui sono presenti altre costruzioni, deve essere previsto un intervento che interessi tutto il contesto, piuttosto che la singola casa colpita. Questo comporta notevoli difficoltà, perché costringe a cercare progettisti capaci di uno sguardo d’insieme, a mettere d’accordo i proprietari, a trovare i fondi necessari e a coordinarli, nonché a trovare imprese capaci di sostenere impegni così importanti a cui affidare i lavori. Allora, l’opinione pubblica dovrebbe capire che questi problemi non possono essere risolti dalla mattina alla sera. Certo, per chi è senza tetto anche un mese in più è un grande disagio. Per cui occorre adottare un approccio improntato all’equilibrio: non gridare allo scandalo, ma nemmeno farsi prendere dal rallentatore, perché chi ha subito il danno, privato o azienda che sia, non può aspettare. Se i rallentamenti sono dovuti alla burocrazia non sono accettabili, ma se le normative sono strumenti perché si possa garantire la qualità, allora dobbiamo accoglierle con favore.

Insieme all’azienda che seguite, la Resin Proget, avete avuto diverse opportunità di realizzare opere di consolidamento di importanti edifici storici, ma in alcune occasioni non avete accettato incarichi perché non c’erano condizioni che garantissero la correttezza nello svolgimento dei lavori. In Emilia com’è la situazione, invece?

In Emilia si spera che le condizioni siano migliori: i prezzi delle lavorazioni sono più remunerativi e le autorità, pare, svolgeranno adeguati controlli sulla corretta esecuzione dei lavori. La prima condizione è la base per la dovuta qualità dei lavori, la seconda per arginare il malaffare. Al riguardo è stato costituito un Libro bianco delle imprese di costruzione per evitare infiltrazioni mafiose e anche l’Ordine degli Ingegneri sta promuovendo una campagna in questa direzione. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che i costruttori e i progettisti sono esseri umani come gli altri, quindi, c’è il rischio che qualcuno si lasci attrarre dal dio denaro. Nonostante la grande sorveglianza da parte delle autorità e dei colleghi professionisti, potrebbe accadere che alcune imprese sollecitino i tecnici a essere permissivi nei loro confronti o, viceversa, che qualche tecnico si faccia prendere la mano e chieda un riconoscimento economico in più per favorire un’impresa anziché un’altra. È risaputo che, quando i soldi in giro sono tanti, per chi non ha amore della propria dignità e rispetto verso gli altri, e verso se stesso soprattutto, il passo è breve. Non so se questo sia rilevante, ma qualora dovesse esserlo, chi si appropriasse di soldi destinati alla ricostruzione dovrebbe almeno avere il coraggio di considerarsi un ladro.