RICOSTRUIRE IL PATRIMONIO ARCHITETTONICO EMILIANO

Qualifiche dell'autore: 
Ministero dei beni e della attività culturali e del turismo, direzione reg. Emilia-Romagna

Un evento, naturale o antropico, a elevato potere distruttivo, come il sisma del maggio 2012, determina un’accelerazione nei processi trasformativi del territorio e degli elementi che lo connotano. La tutela esercitata dal MiBACT sul patrimonio architettonico si esprime, anche nel corso di queste emergenze, non in forma di resistenza alla trasformazione, bensì nei termini di un’attiva collaborazione con tutti gli attori coinvolti alla migliore gestione dei processi necessari.

Presso la Direzione Regionale è stata costituita l’Unità di Coordinamento di Crisi Regionale UCR-SISMA 2012, al fine di assicurare il coordinamento di tutte le attività connesse all’emergenza, nella quale sono confluite le sei soprintendenze a vario titolo competenti nell’area colpita: un unico punto di riferimento per tutte le operazioni, dal coordinamento di un progetto nazionale, che ha coinvolto funzionari provenienti da ogni parte d’Italia, per il censimento georeferenziato degli edifici danneggiati, rilievo e stima economica del danno, all’istruttoria e valutazione dei progetti, al supporto tecnico. È stato così possibile raggiungere, in poco più di un anno, alcuni risultati significativi: completamento delle operazioni di censimento e stima economica del danno; riduzione dei tempi per l’istruttoria dei progetti; apertura di cantieri di rimozione macerie e messa in sicurezza. Contemporaneamente sono state avviate partnership per collaborazioni tecnico-scientifiche e per il reperimento di finanziamenti con università, centri di ricerca, enti e soggetti privati, alcune focalizzate su casi di particolare complessità, altre su specifiche problematiche.

Molto più recente è l’apertura di una nuova fase del processo di ricostruzione, la stagione delle scelte di lungo periodo, all’indomani dell’approvazione della prima annualità del programma regionale di ricostruzione. La qualità nella progettazione degli interventi si esprime, ovviamente, nell’individuazione delle migliori soluzioni per il ripristino e il miglioramento sismico, ma questa passa anche attraverso la costruzione di un dialogo con i tutti gli attori coinvolti nella ricostruzione, nel nostro caso, in particolare con le Curie, i Comuni e gli uffici del Commissario e della Regione, allo scopo d’individuare indirizzi progettuali condivisi.

Non sarà possibile fornire soluzioni preconfezionate: un danno esteso a tanti luoghi, a eterogenee e numerose tipologie edilizie, a diverse situazioni socio-culturali mette di fronte a infinite combinazioni tra storia, sistemi costruttivi, condizioni di degrado e dissesto, ruolo identitario. L’unico punto fermo è che nulla, anche quel che sembra perduto, può essere abbandonato: valgano per tutti gli esempi dell’oratorio Ghisilieri di San Carlo a Sant’Agostino e la chiesa di San Felice a San Felice sul Panaro.

La parola d’ordine è “ricostruire”. Si tratta ora di graduare le scelte di intervento: quel che, di valore, si è conservato va restaurato e protetto; integrazioni, aggiunte e ricostruzioni andranno calibrate in sede progettuale, ma sempre all’interno di un processo logico che va dal quadro dello stato dei luoghi al progetto e che, proprio per la sua natura processuale, rifiuta il preconcetto ideologico.

La soluzione di problemi di particolare complessità (beni quasi completamente perduti che lasciano vuoti nella struttura urbana e lacune nell’identità di un luogo), infine, apre necessariamente un confronto critico allargato. In questi casi, il concorso di progettazione appare uno strumento efficace nell’individuazione di proposte di ricostruzione di qualità, attraverso la reinterpretazione delle architetture “traumatizzate”, l’apporto di nuovi significati vitali per l’edificio, di nuovi spunti e strategie nella riorganizzazione del tessuto urbano storico consolidato.

*** L'articolo di Francesco Delizia è tratto dall'intervento al tavolo di lavoro Restituire l'Emilia in qualità, (Villa Cavazza, Bomporto, 25 ottobre 2013), organizzato da ANCE Modena, Ardea Progetti e Sistemi, Confcommercio Imprese per l’Italia Regione Emilia Romagna, “La città del secondo rinascimento”.