FIDEL CASTRO, IL DITTATORE FORTUNATO

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scrittore, dissidente cubano

Dopo l’ascesa di Raul Castro al potere, è intervenuto qualche cambiamento nella politica estera cubana?
Nella politica estera non è cambiato nulla. Nessun totalitarismo o fondamentalismo è disposto a dialogare. Il regime pone le sue condizioni, mentre l’Unione europea non pone le proprie. L’Unione europea critica Cuba solo per la vicenda dell’Ucraina, perché il regime cubano appoggia politicamente quello di Putin, urtando gli interessi dell’Europa. Ma da sempre, in ogni conflitto, il regime cubano appoggia chi è contro l’Occidente, anche i terroristi.
Il regime cubano è vicino al terrorismo islamista?
Già negli anni settanta il regime castrista ruppe con Israele solo per appoggiare il fondamentalismo islamico. In un capitolo del mio ultimo libro, Fidel Castro, l’abbraccio letale, parlo dell’appoggio che Castro ha dato a ogni movimento presunto rivoluzionario, da Yasser Arafat ai fedayn di Al-Fatah, dai siriani ai movimenti terroristici in tutto il Medio Oriente. Ha istruito le truppe di Gheddafi contro la Tunisia e nel sud del Libano i militari cubani addestrarono l’OLP. Cuba è diventata in questi anni uno stato canaglia, per l’apporto al terrorismo internazionale. Nel mio libro dico che Castro è un dittatore fortunato.
Per quale motivo?
Fidel Castro ha da sempre aggredito gli americani e l’Occidente. Parlo, per esempio, dello spionaggio castrista negli Stati Uniti, su cui Domenico Vecchioni ha recentemente pubblicato il libro Ana Belen Montes. La spia americana di Fidel Castro, che racconta la vicenda della più importante analista di affari cubani nel Pentagono, che confessò nel 2001 di essere una spia del governo dell’isola. Lo spionaggio castrista ha ucciso cittadini americani, ha introdotto un’organizzazione terroristica, i Macheteros, a Porto Rico, che si è poi infiltrata in territorio americano con Filiberto Ojeda Rios, che ha compiuto attacchi alla guardia costiera e assalti alle banche. Ma anche in questo caso gli americani non hanno reagito. Per questo dico che Castro è un dittatore fortunato.
Con Raul è intervenuta una liberalizzazione nell’ambito dei diritti civili?
Non c’è stato alcun miglioramento. Proprio ieri hanno sepolto il padre di un dissidente, ma hanno impedito il funerale e bloccato un gruppo di dissidenti che voleva parteciparvi in modo pacifico. Continuano quelli che sono chiamati “atti di ripudio”, un pubblico linciaggio con insulti, minacce, percosse, lanci di sassi e di uova contro attivisti dei diritti umani, giornalisti e membri di organizzazioni civili non allineate. Ancora oggi squadre di persone senza principi si prestano a queste pratiche incivili d’intolleranza, iniziate nel 1980 contro i cubani che lasciarono l’isola, allora su indicazione di Fidel. Furono inviati negli Stati Uniti delinquenti, presunti malati di mente e persone sgradite, che vennero insultati e svergognati pubblicamente prima di partire. Oggi, nel 2014, questi gesti indegni proseguono. E ogni mese si verificano casi di repressione. Non c’è nessuna libertà politica, tanto che il gruppo delle Dame de Blanco della provincia di Santiago di Cuba ha recentemente denunciato che è stata proibita anche la loro marcia abituale.
E per quanto concerne l’economia?
Le trasformazioni intervenute con Raul erano già state stabilite prima del cambio di governo. Le poche iniziative private ammesse sono state consentite perché l’economia statale non poteva proseguire, il governo non ce la fa nemmeno a sfamare il popolo. Parallelamente, l’apertura di flussi migratori aveva lo scopo di migliorare l’immagine internazionale e soprattutto di raggranellare fondi: ogni persona che esce dal paese per avere il passaporto e i documenti necessari deve pagare molti dollari, pari almeno allo stipendio di un anno. Così devono intervenire parenti e amici dall’estero, con valuta pregiata.
Rientra nell’operazione di maquillage anche l’incontro tra un gruppo di parlamentari del Movimento 5 Stelle e la figlia di Raul, Mariela Castro, che si è presentata come una sorta di ambasciatrice a favore di una minoranza omosessuale e che è stata ricevuta in Italia con tutti gli onori. Come se da sempre l’omosessualità non fosse stata perseguitata a Cuba, e proprio da suo zio e da suo padre.
Ma intanto il paese è allo stremo, la sanità non esiste, i giornali scrivono di casi di dengue e di colera.
Molti pensano che la miseria e la povertà dei cittadini non dipendano dal regime, ma dalle sanzioni statunitensi contro Cuba…
Queste sanzioni sono fasulle, non c’è un vero embargo. Già dall’inizio della presidenza Obama ogni giorno atterranno dagli Stati Uniti almeno dieci aerei carichi di alimentari e di beni di consumo e da sempre sono entrati a Cuba molti turisti cubano-americani, tanto che già nel 2011 più di cinque miliardi di dollari, una cifra importante per un paese piccolo come Cuba, venivano portati o inviati dai cubani che vivono negli Stati Uniti. Ma questa ricchezza non giunge al popolo cubano, che vive con la tessera annonaria e riceve solo zucchero e riso.
Eppure Cuba era un grande produttore di riso e di caffè, era prima al mondo per la produzione di zucchero, ma ora anche lo zucchero viene importato dagli Stati Uniti. Gli Stati Uniti sono diventati tra i primi cinque partner economici di Cuba, altro che embargo!
La questione è che esiste un’ideologia dell’invidia, secondo cui tutto quel che è contro gli ebrei o gli americani viene santificato. Castro sfrutta il suo popolo, ma potrebbe anche sterminarlo senza venire considerato un terribile dittatore, perché è nemico degli Stati Uniti o di Israele. Questa ideologia dell’invidia accomuna l’ideologia castrista, i movimenti islamisti e anche molti giovani europei, che sfogano le loro frustrazioni contro americani e ebrei minando l’Occidente. Anche l’immigrazione in massa dall’Africa e dal Medio Oriente fa il gioco di questa ideologia. L’Europa non ha una strategia politica e sta condannando i propri nipoti.