LA VIA DELLA QUALITÀ ITALIANA

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presidente di TracMec S.r.l., Bologna

La vostra tradizione e la grande esperienza nella progettazione e nella realizzazione di sottocarri cingolati su misura vi ha consentito di divenire riferimento di qualità anche in occasione della Fiera SIM, Società dell’Industria Mineraria, svoltasi quest’anno a Bordeaux, appuntamento europeo fra i più importanti anche per i produttori di sottocarri. Qual è la tendenza in questo settore della meccanica?
Fino a pochi anni fa le imprese erano impegnate a rispondere alle crescenti richieste di ordini e disponevano perciò di macchine all'avanguardia e di un’organizzazione efficace per le diverse esigenze della produzione. In questo contesto non era tenuta in gran conto la pratica e l’esperienza di ciascun singolo collaboratore. Oggi, è necessaria un’inversione di tendenza, occorre cioè incominciare a valorizzare l’esperienza delle persone che contribuiscono alla riuscita dell’azienda, favorendo ciascuno affinché possa fare proprio il progetto e il programma dell’azienda in cui opera. In questo momento del mercato, ritengo improrogabile per l’imprenditore mettersi in questione a partire da questa constatazione, puntando sulla formazione e incentivando ciascuno dei collaboratori a migliorare. Sono convinto infatti che occorra ritrovare i termini di quella alleanza tra imprenditore e collaboratori che in passato ha consentito a diverse aziende italiane di divenire leader nel settore di competenza.
Negli ultimi anni, la tendenza è stata quella di intendere il compito di ciascuno in azienda in modo isolato rispetto alla propria vita esterna all’azienda. L’obiettivo principale era spesso quello di assicurarsi lo stipendio, dimenticando che in caso di fallimento non ci rimette solo chi la dirige. La cosiddetta crisi economica consente l’avvio di un nuovo modo di leggere quello che sta accadendo, fino a considerare praticabili strade diverse da quelle percorse fino ad oggi, intervenendo in una prospettiva di lungo periodo, per offrire opportunità anche alle nuove generazioni. In seguito a queste considerazioni, quest’anno abbiamo assunto in TracMec nuovi collaboratori sia nell'ufficio tecnico, sia in quello commerciale, sia in officina; in quest’ultimo caso facendo tesoro dell’esperienza di alcuni dipendenti di un’azienda del settore che ha chiuso i battenti per fallimento.
Rispetto a quello che sta avvenendo in ambito planetario, in questo ambito c’è grande attenzione verso i produttori italiani, riconosciuti professionalmente molto capaci, flessibili e concorrenziali anche nei costi. Il mercato russo non segue logiche industriali, ma di potere, nonostante sia potenzialmente molto importante. Quello americano, invece, registra un rilancio della produttività, con interessanti opportunità per le imprese italiane del settore, perché carenti di quella flessibilità che invece abbiamo noi. Se un cliente di Caterpillar, per esempio, ha la necessità di un prodotto leggermente diverso da quello standard, deve acquistarlo in serie e poi modificarlo al proprio interno. Nel caso di produzioni italiane questo non accade. Il cliente acquista un prodotto che corrisponde alle sue precise necessità, come un abito tagliato su misura. Questa è la forza che ci viene riconosciuta a livello internazionale ed è questa forza che dobbiamo rilanciare. 
TracMec, che vanta una lunga tradizione italiana nel settore, oggi fa parte del Gruppo tedesco Bauer, ma anche all'interno dei grandi gruppi industriali la tendenza sta diventando quella di ridurre i costi, evitando duplicità delle professionalità di cui dispongono le filiali di altri paesi. Questo significa che anche noi dobbiamo prepararci a divenire leader nel gruppo per manifattura e costi del prodotto. È una scommessa che dobbiamo vincere, non solo rispondendo alle ordinazioni della casa madre in termini di qualità assoluta, ma anche proponendoci direttamente al mercato estero. Ritengo essenziale che sia sempre più chiaro che l’eccellenza non si raggiunge soltanto attraverso la qualità del prodotto, ma anche grazie alla motivazione dei collaboratori nel dare il loro singolo apporto al progetto dell’azienda.
Si parla tanto di manufacturing sul modello giapponese, ma non dell’attaccamento dei dipendenti giapponesi all'azienda, che li porta ad ottenere risultati straordinari. Non è una questione organizzativa per loro, ma una filosofia di vita.
L’impresa italiana che vuole riuscire nel mercato mondiale deve scommettere sulla formazione e sulla valorizzazione della professionalità dei propri collaboratori affinché rendano disponibile una miniera di risorse che spesso viene ignorata: oggi non si può più fare un buon prodotto, se chi lo produce non se ne sente parte attiva.