A CIASCUNO IL SUO MODO

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socio di ABL S.r.l., Cavezzo (MO)
La frutta fresca tagliata a cubetti, a spicchi o a rondelle, che troviamo nei sacchetti trasparenti sugli scaffali dei supermercati o nei distributori automatici, in Italia e nel mondo, molto spesso è stata lavorata con macchine costruite dall'ABL di Cavezzo, grazie alla genialità del fondatore Carlo Ascari, suo padre, che a 73 anni continua a sfidare la tecnologia americana, risalente agli anni sessanta. ABL è un caso emblematico di aziende che non si fermano in attesa che cambi la tendenza, semmai la instaurano, nonostante la crisi e il terremoto del 2012, che aveva distrutto il vostro stabilimento, dove siete tornati da poco…
Siamo stati sfollati per due anni in un locale che avevamo affittato già dal 6 giugno, solo otto giorni dopo la terribile seconda scossa che ha colpito l’Emilia. È nella natura dell'ABL non stare mai fermi. Addirittura, in alcuni casi, come la macchina per la lavorazione delle pere (interamente in acciaio inox, conforme alle più esigenti normative di igiene e sicurezza e molto gradevole anche dal punto di vista estetico) non riusciamo a trovare mercato perché la nostra tecnologia è troppo avanzata. 
È vero: come dice mio padre, l’Emilia è il cuore pulsante della meccanica europea, abbiamo la paternità di progetti assolutamente innovativi e quindi la capacità di instaurare la tendenza nel settore. Siamo orgogliosi di portare il nome di Cavezzo in oltre 29 paesi nel mondo e di accogliere i clienti che vengono a farci visita per toccare con mano la nostra tecnologia o per portarci a conoscenza delle loro esigenze particolari, che noi siamo in grado di soddisfare costruendo macchine su misura. Se nessuno finora è andato via da qui senza un ordine, evidentemente non è facile trovare altrove la stessa accoglienza e la stessa capacità di collaborare con lo spirito costruttivo che hanno mio padre e i tecnici altamente qualificati del nostro staff. Per non parlare dell’affiatamento dei collaboratori fra loro e con la proprietà. Basti pensare che mio padre, quando doveva scegliere lo stabilimento provvisorio in cui spostare l’attività in seguito al terremoto, ha chiesto il parere di tutti i collaboratori: “Siccome devono lavorarci loro, è importante che si sentano sicuri”. 
Oltre al ritorno nella nostra sede di Cavezzo, il 27 settembre di quest’anno abbiamo festeggiato il compleanno dell’azienda (fondata il 28 settembre 1978) con i familiari delle persone che lavorano con noi e i nostri fornitori. È stato molto emozionante vedere la luce che brillava nei loro occhi, nel riconoscersi parte governante dell’azienda. Un momento molto intenso, che ci ha fatto capire quanto sono importanti la tenacia e lo sforzo costante per trovare sempre modi nuovi di fare le cose, senza mai credere di avere trovato la soluzione valida per ogni occasione. La vita è una continua trasformazione, non c’è una ricetta giusta. Ciascuno è portatore di un’esperienza e di una verità in grado di arricchire chi non teme il confronto. Per questo non mi stancherò mai di dire che occorre comunicare e voler comunicare. Quanti conflitti si eviterebbero se si parlasse di più, con sincerità, non per dovere istituzionale. 
Oltre a essere stata responsabile del progetto di costituzione di ABL USA, lei è stata eletta vicepresidente di Confapi PMI Modena nel 2009, la prima donna ai vertici di questa Associazione, e vicepresidente di Promec, l’azienda della CCIAA di Modena per l’internazionalizzazione delle imprese. Qual è stato il contributo della sua propensione alla comunicazione nelle sue attività istituzionali?
Ho sempre cercato di prestare un’attenzione particolare ai temi di grande rilevanza economica, affrontati però secondo l’approccio tipico delle PMI. Le piccole e medie aziende del nostro territorio esportano in tutta Europa, negli Stati Uniti e in Asia, di conseguenza, affrontano quotidianamente problematiche proprie delle grandi imprese, ma con la sensibilità dei piccoli imprenditori: come dicevo a proposito del clima che si respira in ABL, l’imprenditore, i dirigenti e i dipendenti hanno un affiatamento tale che va ben al di là del semplice rapporto professionale. Credo che la parola sia ciò che fa la differenza in un ambiente di lavoro, ma anche nella famiglia e nelle istituzioni. Spesso sono criticata da chi ritiene che in alcune situazioni, soprattutto in ambito pubblico, a volte si debba tacere. Io invece credo che parlando si colga la particolarità di ciascuno e non si lascino passare le stupidaggini e i luoghi comuni a cui si pensa di dover aderire per paura di dispiacere. I miei due bambini mi hanno fatto capire quanto sia importante accogliere la particolarità di ciascuno, senza voler dettare una linea. Nessuno è in grado di riprodurre un individuo in laboratorio e questo deve farci riflettere sull'esigenza di mettere in discussione qualsiasi conformismo e qualsiasi tentativo di imporre un modo standard di fare le cose. A ciascuno il suo modo e la sua particolarità. Questo dovrebbero capire i giovani che spesso vengono mandati all'università solo per ottenere “un pezzo di carta” e poi vengono umiliati in un mercato del lavoro che non è in grado di valorizzare e promuovere i loro talenti.