NUOVI DISPOSITIVI PER LE IMPRESE

Qualifiche dell'autore: 
direttore di Cipea (Consorzio Imprese Produzione Edilizia Affini)

Al nostro Consorzio sono associate 260 imprese operanti in diversi settori: dall’impiantistica, all’edilizia, alle infrastrutture. Mettendo in gioco le capacità, di notevole entità, di tutte le imprese associate, riusciamo a partecipare direttamente a gare d’appalto di vasta portata, con un grande vantaggio, soprattutto per alcune piccole imprese artigiane. Per partecipare alle grosse gare di appalto occorre presentare una serie di requisiti, quali la capacità economica di fare un lavoro, quella finanziaria di potere sostenerlo e quella realizzativa in senso stretto. Nel Cipea scrl sono associate imprese di piccole e medie dimensioni, accanto a grandi cooperative. Quello che vogliamo continuare a fare è cercare di estendere la nostra attività, oltre che a Bologna, dove abbiamo la sede originaria, a Forlì, dove abbiamo aperto una sede operativa due anni fa che dà già buoni risultati, a Mestre, dove ne stiamo aprendo un’altra, e a Milano, dove l’apriremo nel 2003. Questo ci consente di sviluppare il nostro modello consortile e la nostra presenza anche in altre regioni, sempre favorendo imprese locali, senza esportare quelle bolognesi, che grazie al nostro Consorzio hanno localmente sufficiente lavoro in programmazione per i prossimi anni.
Stiamo, a mio parere, vivendo un periodo in continua evoluzione, particolarmente vivace, che nell’arco dei prossimi anni – e sicuramente sarà sempre più così anche in futuro – modificherà il panorama imprenditoriale italiano, vedendo strutture operative come la nostra attivarsi, oltre che sulle sole gare di appalto pubbliche, su tutta una serie di vaste opportunità imprenditoriali quali costituzioni societarie di scopo con Enti Pubblici o para-pubblici, società consortili con obiettivi ben individuati. Soprattutto nel settore delle manutenzioni, in cui noi siamo molto forti e particolarmente organizzati, stanno cominciando a prendere piede i cosiddetti “Global Service”, che mettono alla prova ancor di più le singole imprese. Mentre prima qualsiasi Comune o Ente Locale appaltava piccoli lavori di manutenzione della durata di un anno – per esempio affidava a un’impresa la manutenzione delle strade per l’intero anno –, oggi questa logica, purtroppo, viene superata a vantaggio del “Global Service”: praticamente un maxi-appalto di durata prolungata negli anni con attività lavorative di diverse specializzazioni e una parte di gestione dei principali servizi, dal quale l’Ente Pubblico ottiene un notevole risparmio nel fare un appalto comprensivo di tutte le sue attività, mentre l’impresa che offre il “Global Service” si fa carico, ad un costo minore, di tutta una serie di servizi per mantenere l’efficienza delle strutture. Questa nuova metodologia, importata dal mondo anglosassone, difficilmente trova in Italia, visto il tessuto imprenditoriale frammentato, un’agevole operatività ma evidentemente consente, sulla carta, al Comune di garantirsi contrattualmente la soluzione a tutti i problemi che possono presentarsi nell’arco di cinque, sei o dieci anni. È evidente che tale situazione mette molto in crisi le piccole e medie imprese locali che tradizionalmente facevano questo tipo di attività, perché un “Global Service” può essere vinto da un’impresa europea che ha requisiti tecnici e finanziari, sulla carta, molto più competitivi di qualsiasi piccola impresa locale, non per questo però più affidabile e legata al territorio. L’unica possibilità che rimane alle piccole e medie imprese è quella di subentrare con un subappalto, naturalmente a condizioni catastrofiche per l’impresa stessa, decisamente sotto costo, perché le ditte di altre città, i cosiddetti “General Contractor”, non vengono certo a fare beneficenza. Ecco perché il nostro scopo immediato in questo momento è quello di organizzarci per partecipare ai “Global Service”: quello del Comune di Bologna, ad esempio, prevede quarantaquattro miliardi di vecchie lire di lavoro all’anno per sette anni. Alcune imprese che prima facevano queste attività singolarmente non possono semplicemente raggrupparsi per farle insieme, occorre creare una serie di sinergie con altre aziende, magari interessate a fare altre attività complementari – le opere edili, le strade, la gestione del calore, le centrali termiche – e riuscire a fare in modo che le imprese locali possano continuare a lavorare e continuare a produrre ricchezza. Questo non è soltanto un problema imprenditoriale di chi è sul territorio, ma anche un problema politico di chi gestisce la città, l’Amministrazione pubblica deve essere più attenta e sollecitata su questo punto. Noi questo l’abbiamo fatto come associazione sindacale: attraverso la Confartigianato di Bologna, abbiamo organizzato una serie di incontri a Bologna ed in altri comuni della provincia, per dire sì al “Global Service” ma solo quando è veramente indispensabile, perché altrimenti una serie di aziende sul territorio muoiono. Alcuni Comuni hanno recepito questo messaggio, per altri invece, purtroppo, sono prevalsi gli interessi economici.
Noi, quindi, per rispondere a questo maxi-appalto del Comune di Bologna, nonostante non fossimo tanto contenti, in quanto siamo costituiti principalmente da piccole e medie imprese, abbiamo dovuto fare una società ad “hoc”, per la partecipazione con una serie di aziende locali, denominata “Bologna più”, che ha concorso il 15 ottobre a questa gara di livello europeo, con la possibilità di vincere questo lavoro, avendo investito molto per creare il lay-out di tutta questa organizzazione. Purtroppo, gli spazi che abbiamo ottenuto all’interno di questa società non sono proprio ottimali, nel senso che prima facevamo moltissimo lavoro, mentre ora ne faremo sicuramente meno, però era l’unica possibilità per non perdere anche questo.
L’occhio dei nostri Amministratori deve vedere il domani e poter capire maggiormente il valore economico-politico del tessuto imprenditoriale, soprattutto delle piccole e medie imprese locali.